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Impresa

03 settembre 2024

A Lineapelle l’industria conciaria insegue la ripresa

Nel primo trimestre 2024 l’export è sceso del 7% dopo la flessione accusata anche nel 2023. Le prospettive.

Silvia Pieraccini
La conceria Nuti Ivo di Santa Croce sull'Arno

La conceria Nuti Ivo di Santa Croce sull'Arno

Mai come quest’anno la fiera di riferimento del settore conciario – Lineapelle che si tiene a Fiera Milano Rho dal 17 al 19 settembre – sarà un appuntamento delicato per il settore, che in Toscana vanta il più importante distretto votato alla moda: le aziende conciarie di Santa Croce sull’Arno, Fucecchio, San Miniato producono pelli destinate in gran parte ad essere trasformate in borse, scarpe e giubbotti d’alta gamma, e da mesi ormai stanno facendo i conti col rallentamento degli ordini.

Il settore del lusso sta frenando

Un rallentamento che si lega, in gran parte, alla frenata che sta vivendo il settore del lusso: i fatturati di alcuni grandi marchi stanno scendendo, ma anche quelli che reggono (o addirittura salgono) lo fanno vendendo un numero di pezzi inferiore al passato. Il fenomeno ormai dilagante è infatti il forte aumento dei prezzi dei prodotti di lusso, che ha come effetto diretto la minor domanda di materia prima, appunto le pelli. Già nel 2023 le esportazioni del distretto della concia e calzature di Santa Croce sull’Arno, rilevato dal Monitor Distretti di Intesa Sanpaolo, è sceso a 719 milioni di euro, -8,5% rispetto al 2022 (e -11,4% rispetto al 2019 pre-Covid). Nel primo trimestre 2024 la flessione dell’export è proseguita, facendo segnare un ulteriore -7%. L’andamento non si è invertito nei mesi seguenti, quando anzi il rallentamento si è fatto ancora più pesante per il sistema moda. E’ così che le aziende conciarie hanno chiuso per ferie con non poche preoccupazioni, e adesso hanno riaperto i battenti con prospettive incerte.

Un termometro strategico

Lineapelle sarà un termometro importante per due motivi: innanzitutto servirà a capire meglio se la crisi della concia è congiunturale, come dicono alcuni, o strutturale, come dicono altri (in questo secondo caso non basterebbero interventi-tampone come la cassa integrazione per le piccole aziende chiesta dal settore moda al Governo o la rinegoziazione dei finanziamenti, ma servirebbero incentivi e azioni per ristrutturare il settore). E poi servirà a percepire eventuali segnali di ripresa, a partire dalla Cina che nei mesi scorsi ha frenato i consumi.

Il tavolo di crisi regionale

Nello scorso maggio era stato aperto nella sede della Regione Toscana un tavolo di confronto istituzioni-produttori del conciario (presenti Unic-Concerie italiane, Associazione Conciatori, Consorzio Conciatori di Ponte a Egola, Assa, Confindustria Toscana). Il tavolo ha partorito un documento con le richieste del settore che è stato presentato al Consiglio regionale.

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Silvia Pieraccini

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