La vicenda del payback dei dispositivi medici – contestato dalle aziende del settore e invocato dalla Regione Toscana, che ha giustificato il recente aumento dell’addizionale Irpef proprio con i mancati introiti da questo meccanismo di ripiano della spesa – continua a seminare strascichi giudiziari.
Al via la costituzione in giudizio davanti alla Corte Costituzionale
La Giunta regionale ha appena autorizzato il presidente Eugenio Giani a costituirsi nel giudizio pendente davanti alla Corte Costituzionale. Quel giudizio è scaturito dal ricorso al Tar Lazio di un’azienda fornitrice di dispositivi medici per il servizio sanitario nazionale, che ha impugnato sia i provvedimenti statali con cui sono stati fissati i tetti di spesa per le annualità 2015-2018 per l’acquisto dei dispositivi medici, sia i provvedimenti regionali che hanno posto a carico delle aziende fornitrici dei dispositivi (garze, siringhe, tamponi, stent, pacemaker, pannolini, cateteri, apparecchi diagnostici) il superamento del tetto della spesa regionale.
Il Tar Lazio ha rimesso alla Consulta la legittimità costituzionale della normativa sul payback
Il Tar Lazio ha ritenuto “rilevante e non manifestamente infondata” la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 9ter del decreto legge 78/2015 per contrasto con gli articoli 3, 23, 41 e 117 della Costituzione, rimettendo gli atti alla Corte costituzionale. La Regione Toscana, che è parte del giudizio davanti al Tar, ha deciso di costituirsi nel giudizio alla Consulta per difendere la normativa alla base degli atti impugnati.
Il payback in Toscana vale 400 milioni di euro
In ballo, secondo i calcoli della Regione, ci sono circa 400 milioni di euro, su un totale a livello italiano che supera i due miliardi di euro. Massimiliano Boggetti, coordinatore della Commissione Sanità di Confindustria Toscana, ha chiesto a più riprese alla Regione di avviare un dialogo con le aziende del settore, ma la sua richiesta è rimasta senza risposta.
Silvia Pieraccini