Sedici manifestazioni di interesse con patto di riservatezza firmato, poi visite in stabilimento e chiusura della data room tra fine ottobre e inizio novembre con la possibilità di passare ad accordi vincolanti: passa da questo iter il futuro di Liberty Magona a Piombino – e dei suoi circa 500 addetti -, ora che il percorso di revisione strategica delle attività siderurgiche downstream in Europa occidentale di Liberty Steel Group, annunciato nel maggio scorso, sembra entrare nel vivo, aggiungendo ulteriore incertezza al futuro di Piombino, che già attende fremente lo sblocco dell’impasse fra Jsw e Metinvest.
La multinazionale guidata da Sanjeev Gupta aveva deciso questa mossa in risposta alle manifestazioni di interesse di più parti per i siti di Piombino (Liberty Magona), specializzato nei prodotti piani zincati e preverniciati, ma anche per Liegi in Belgio e Dudelange in Lussemburgo: l’obiettivo principale dichiarato era quello di esaminare le opzioni per partnership strategiche attraverso contratti di fornitura a lungo termine di coils laminati a caldo, ma anche opzioni di coinvestimento e disinvestimento. Il tavolo convocato al ministero per le Imprese e il Made in Italy è stata l’occasione per fare il punto: dalle 50 manifestazioni d’interesse originarie si è scesi a 16, nessuna da parte di soggetti italiani, quasi tutte rivolte ai singoli siti (Piombino in testa) e non all’intero pacchetto con Liegi e Dudelange. Ed è stato già fissato un nuovo incontro presso il Mimit già dai prossimi giorni, riferiscono i sindacati, per capire realmente chi sia interessato all’acquisto.
Sindacati sulle spine, l’appello della Regione
“Abbiamo ribadito che è necessario trovare una nuova proprietà in grado di garantire l’occupazione e al tempo stesso rilanciare la produzione del sito, che non avrebbe problemi di ordini ma in questi mesi è rimasto bloccato per i problemi di forniture”, affermano il coordinatore nazionale Siderurgia della Fiom Loris Scarpa e il segretario nazionale della Cgil Pino Gesmundo, chiedendo che il governo “garantisca le forniture di semiprodotto per non perdere mercato e garantire continuità di lavorazione per i dipendenti e la stabilizzazione per i tanti lavoratori interinali ancora presenti”. E la Uilm sottolinea “l’urgenza di arrivare ad un cambio di gestione per evitare di rischiare di perdere clienti e mercato”.
Per la Regione Toscana, la vicenda Magona “deve essere iscritta nell’ambito di un disegno più ampio e generale – sostiene il consigliere speciale Valerio Fabiani -: è necessario intervenire su Acciaierie d’Italia visto che al momento il problema principale di Magona non è la mancanza di mercato ma le difficoltà di approvvigionamento proprio da Taranto”, ossia dall’ex Ilva. Scarpa e Gesmundo suggeriscono dunque al governo di farsi sentire con gli storici fornitori della Magona a partire proprio dall’ex Ilva, visto che, segnalano, “a fronte di un contratto di 150mila tonnellate” di semiprodotto “ad oggi ne è stato onorato solo un terzo”. Solo 53mila tonnellate, secondo la Fim-Cisl, che chiede al Governo di garantire “un’equa redistribuzione” della capacità produttiva dei siti di Liberty Steel in fase di revisione, per rendere appetibile Liberty Magona, e perché “stando in marcia si può continuare a garantire, oltre che il lavoro, il mantenimento dei clienti e dei fornitori attualmente presenti”.
Per Fabiani “è essenziale condividere per tempo ogni informazione utile anche per poter accompagnare il processo di vendita della Liberty Magona a Piombino; istituzioni e sindacati, per poter mettere in campo tutti gli sforzi utili alla salvaguardia dei posti di lavoro e al rilancio del sito produttivo, non si devono trovare dinanzi al fatto compiuto. Potremmo accompagnare il processo con eventuali strumenti pubblici sia per tutelare il lavoro, incluso l’indotto, sia per sostenere il nuovo piano di impresa”.
Leonardo Testai