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30 gennaio 2025

Manifattura, la produzione 2024 tiene a Lucca (+1,4%), cala a Pistoia (-2,7%) e crolla (-7,5%) a Prato

Per il 2025 le previsioni di Confindustria Toscana Nord sono in leggero miglioramento anche se preoccupano costi energetici, dazi e guerre.

Silvia Pieraccini
Il presidente di Confindustria Toscana Nord, Daniele Matteini (al centro) con i vicepresidenti Fabia Romagnoli e Tiziano Pieretti

Il presidente di Confindustria Toscana Nord, Daniele Matteini (al centro) con i vicepresidenti Fabia Romagnoli e Tiziano Pieretti

La crisi della moda si fa sentire in modo pesante sull’andamento della produzione industriale nelle province di Prato, Pistoia e Lucca “presidiate” da Confindustria Toscana Nord, che nel 2024 mettono a segno risultati molto diversi legati appunto alle specializzazioni manifatturiere. Per raccontare com’è andato l’anno passato e quali sono le prospettive per il 2025, i vertici dell’associazione industriale hanno tenuto oggi, 29 gennaio, quattro conferenze stampa a Prato, Pistoia, Lucca e Pietrasanta, che sono state anche l’occasione per salutare e ringraziare il direttore uscente, Marcello Gozzi, che lascia l’incarico per andare a Roma a dirigere l’area Organizzazione di Confindustria.

Preoccupano i costi energetici, i dazi e le guerre

“La parola più adeguata per definire questo periodo è incertezza – ha detto il presidente di Confindustria Toscana Nord, Daniele Matteini – purtroppo davanti abbiamo fattori che ci preoccupano molto, primo fra tutti l’aumento dei costi energetici che è un macigno sulle bollette delle aziende e un moltiplicatore di inflazione, e poi i dazi che potrebbero arrivare dagli Usa e le tensioni belliche che certo non favoriscono il commercio internazionale”. Matteini ha sottolineato però il fatto che nel complesso la produzione media dell’area è scesa del 2,2% nel 2024, secondo le rilevazioni del centro studi dell’associazione, un dato molto vicino al -2% atteso per l’Italia. “Ora ci aspettiamo un po’ di luce nel secondo semestre dell’anno”, ha aggiunto.

Prato ferita dalla moda chiede sostegni agli investimenti

Il -2,2% è però frutto di andamenti molto differenziati. La provincia che soffre di più è Prato, proprio a causa delle difficoltà del settore moda. Il 2024 si è chiuso con la produzione industriale in calo del 7,5%, risultato delle difficoltà del tessile-abbigliamento (-8,1%) e della metalmeccanica (-9,3%) che è legata soprattutto al tessile. “Dobbiamo cercare di non perdere pezzi della filiera moda – hanno detto la vicepresidente Fabia Romagnoli e il presidente della sezione Moda, Francesco Marini – e per questo chiediamo a Governo e Regione sostegni agli investimenti e alle forme di aggregazione. Anche i rapporti di filiera vanno ripensati”. Sul fronte macchinari serve una semplificazione degli incentivi Industria 5.0: “Così non funzionano, servono correttivi per renderli facili e certi”, ha detto Massimo Luchetti, presidente della sezione Metalmeccanica, mentre Federico Albini, presidente della sezione Trasporti, vede “ottimismo per il futuro, nonostante l’aumento dei costi dei carburanti, anche grazie all’arrivo della Zona logistica semplificata che, semplificando le procedure all’Interporto di Prato, potrà creare un traffico importante verso il Sud Europa”.

Pistoia soffre per la crisi delle calzature

Il calo della produzione industriale si attenua a Pistoia, che chiude il 2024 con -2,7%: male anche qui il tessile (-8,1%), l’abbigliamento (-6,1%) e soprattutto il settore cuoio e calzature (-16,1% annuo); positivi la metalmeccanica (+4,3%) e l’alimentare (+2,3%), in recupero il mobile. “In un contesto così complicato l’economia pistoiese deve sfruttare alcuni punti di forza che possono favorire la sua tenuta e tra questi c’è sicuramente l’industria ferroviaria che è il riferimento in Italia”, afferma Matteini.

Lucca sorride ma si preoccupa per i costi energetici

Infine la provincia di Lucca sorride e chiude il 2024 con una produzione industriale a +1,4% grazie alla chimica-plastica (+7,3%), alla carta e cartotecnica (+2,9%, meglio del totale italiano), alla nautica (+1,4% su livelli di attività già elevati). Il segno “meno” caratterizza solo la moda (-12,2%) e il lapideo (-3,2%). “Le imprese lucchesi affrontano il 2025 con la consapevolezza della loro forza – sottolinea il vicepresidente Tiziano Pieretti – ma anche con le preoccupazioni che arrivano da un quadro generale complesso, in cui fattori di costo come l’energia possono fare la differenza per la nostra competitività”. Il settore in forte allarme è l’industria cartaria, che è anche quello trainante della provincia.

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Silvia Pieraccini

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