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21 ottobre 2024

Multiutility, alla vigilia dell’assemblea di Alia si muove il Pd

I vertici regionali del partito incontrano Funaro, Bugetti e Mantellassi. “Governance pubblica e investire dove serve”, dice Monni.

Leonardo Testai
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Acqua, gas e rifiuti insieme, cercando di estendere il perimetro della società a nuovi territori toscani, con una governance pubblica e senza la quotazione in Borsa: a due giorni dall’assemblea di Alia fissata per il 23 ottobre, il Pd della Toscana – architrave della maggioranza delle amministrazioni comunali socie – fa sentire il suo peso nella partita per gli assetti futuri della Multiutility in via di (faticosa e incerta) aggregazione. I vertici del partito regionale hanno incontrato le federazioni locali Dem e i tre sindaci di Firenze, Prato ed Empoli, ossia Sara Funaro, Ilaria Bugetti e Alessio Mantellassi, successori dei tre sindaci (Dario Nardella, Matteo Biffoni e Brenda Barnini) promotori originari del progetto.

“Acqua, gas e rifiuti vanno gestiti unitariamente”

“L’asse tra sindaci e Pd Toscana – afferma il partito, al termine della riunione – si sta rafforzando con sempre più sintonia sugli scopi da raggiungere. E Il Pd intende sostenere e difendere l’assoluta centralità del ruolo dei primi cittadini nelle scelte strategiche dello sviluppo dell’azienda”. La suggestione recente di escludere l’acqua dal perimetro della Multiutility non sembra far breccia nel Pd: “Acqua, gas e rifiuti vanno gestiti unitariamente”, è la posizione condivisa all’incontro. Anche perché, tenendo il servizio idrico fuori dalle attività societarie, la Multiutility nascerebbe zoppa. Ammesso che nasca.

Secondo quanto reso noto dal partito, “è emersa poi la necessità di valorizzare il progetto, muovendosi quindi verso un processo di allargamento ed aggregazione con i territori della Toscana ad oggi esclusi dal perimetro della Multiutility. Il confronto si è poi spostato sul superamento della quotazione in Borsa, concetto nuovamente ribadito dal Pd della Toscana, ma che deve andare di pari passo con la necessità espressa dagli amministratori di una valutazione adeguata per individuare soluzioni alternative che permettano di mantenere un giusto livello di investimenti e tariffe sotto controllo. Si dovrà infine approfondire il piano degli investimenti, sia quelli già definitivi che quelli previsti per il futuro”.

La stoccata di Monni: “I sindaci hanno agito nel vuoto politico”

La chiamata a rapporto dei sindaci fa capire quanto il “nuovo” Pd uscito dalle primarie 2023 con la vittoria di Elly Schlein a Roma ed Emiliano Fossi in Toscana, e rinfrancato dall’esito delle amministrative 2024, voglia guidare il processo della Multiutility e cambiare rotta rispetto al progetto originario. “Io credo sia profondamente giusto, perché credo che i partiti abbiano esattamente questo ruolo, quello di determinare politiche di lungo respiro”, chiosa Monia Monni, assessora regionale all’ambiente, ma – in questo caso – soprattutto uno dei riferimenti forti dell’area Schlein in Toscana. “Questa operazione – osserva, intervistata da Toscana Tv – è stata gestita da un gruppo di sindaci che ha fatto le proprie scelte, giustamente, ma le ha fatte all’interno di un vuoto politico. Questa non è una questione che può riguardare solo tre sindaci nella sua cornice generale, ideale e valoriale”.

E qual è, dunque, l’identikit della Multiutility Toscana del Pd di Elly Schlein? “Credo anche che la governance debba essere pubblica, non solo nell’acqua”, sostiene Monni, perché “dobbiamo avere uno strumento che ci consenta di investire dove serve, e non solo dove rende”. In tutto questo, secondo l’assessora, “la Borsa non può trovare uno spazio, mentre ad oggi la strategia è stata basata tutta sulla quotazione in Borsa. Non credo ci siano nemici: credo ci siano interpreti di un pensiero che oggi non è più maggioritario come era fino a poco tempo fa. E’ quindi giusto ridiscutere le cose nell’ottica comune”.

“La gara dell’acqua? Io la fermerei”

Ma dove trovare le risorse per gli investimenti auspicati dai promotori della Multiutility? “Credo che degli strumenti per finanziare una società si parli dopo aver discusso del piano industriale – obietta Monni – e questo piano industriale francamente lo hanno visto in pochi. Abbiamo capito che un piano industriale da 4,2 miliardi, ma mi pare una montagna di soldi, anche perché la vita di un piano industriale è di cinque anni. Io conosco molto bene Publiacqua, ho seduto in quel Cda con Alberto Irace: Publiacqua può mettere a terra 90-100 milioni di investimenti l’anno, non di più, perché comunque deve sottostare ai vincoli a cui stanno tutti gli altri, quindi le conferenze dei servizi, i pareri degli enti, non è facile aumentare il livello così tanto”.

Anche per questo Monni auspicherebbe “una proroga tecnica di un altro anno o due” della gara per il servizio idrico del Medio Valdarno, finalizzata a trovare un nuovo partner di minoranza dei soci pubblici in Publiacqua, “per avere il tempo di sviluppare un ragionamento serio. La gara a doppio oggetto oggi la fermerei”. Acqua sì, dunque, per un ragionamento economico e politico. Un po’ perché “è quella più redditizia, e quindi all’interno della Multiutility è chiaro che serve”, dice l’assessora Pd, visto che “può aiutarci ad affrontare con una leva pubblica forte interventi che devono trasformare il territorio”. E un po’ perché “ci sono territori che hanno molti chilometri di tubi e pochi rubinetti, e ci sono territori che hanno molti rubinetti e pochi chilometri di tubi. Ci sono situazioni molto diverse, ed è giusto generare anche una solidarietà territoriale che consenta alla Toscana di crescere tutta insieme”.

Dalla Borsa ai Comuni, la svolta di Macrì

Col vento nuovo dei Dem che spira – almeno in questa fase – anche alcuni dei supporter più accaniti dell’idea della Borsa adottano nuove parole d’ordine, e si riscoprono alfieri del territorio. A cominciare dal presidente di Estra Francesco Macrì che, venendo dalle file di Fratelli d’Italia, la politica la conosce assai bene. “Gli azionisti e anche gli attori politici legittimati a discuterne vogliono avere il tempo per rivedere e rimodulare la progettualità, nel segno di una maggiore inclusione, di una governance più diffusa, capace di coniugare il progetto Multiutility con tutti i territori che ancora devono essere inclusi”, ha dichiarato, al termine del Cda di Estra del 18 ottobre, con la decisione di non riassegnare le deleghe del dg Irace, l’architetto della Multiutility, dimissionario per contrasti sulla strategia.

“Dobbiamo distinguere chi fa la gestione – sostiene Macrì – da chi fa strategia e processo di aggregazione, e hanno ragione i sindaci a pretendere che siano loro dettare le regole in questi ambiti. Le elezioni amministrative hanno cambiato il 75% dei sindaci che governano Alia, quindi dobbiamo dar loro il tempo di vedere se convalidano la progettualità, se rimodulano il progetto, e anche noi abbiamo il dovere di non accelerare con atti che anticipano il progetto Multiutility”. Un riferimento apparentemente chiaro a certe scelte di Irace. “Dobbiamo aspettare che i soci rivedano e rideterminino i perimetri, i modelli di governance, e anche il piano industriale, perché è stato concepito in un’altra era politica”, afferma il presidente, secondo cui in questa nuova era c’è spazio anche per Siena: “Credo che sia auspicabile anche per i senesi una rivisitazione dell’accordo per governare Estra in maniera ariosa e inclusiva nel rispetto di tutte le componenti”.

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Leonardo Testai

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