L’obbligo di stipulare polizze di assicurazione contro i rischi catastrofali per tutte le aziende italiane, inizialmente previsto per il 1 gennaio 2025, rispettando le attese di imprese e operatori del settore assicurativo è stato posticipato al prossimo 31 marzo 2025. Il rinvio è stato disposto con una misura nel decreto Milleproroghe, inserita nell’articolo relativo alle proroghe in materie di competenza del ministero delle Imprese e del Made in Italy: il fine dichiarato è quello di consentire agli organismi associativi “una compiuta azione informativa e divulgativa” e alle imprese “una scelta ponderata e ragionata della migliore polizza”, anche in ragione dei diversi rischi catastrofali indicati.
L’attesa è ancora per i decreti attuativi
“Non poteva che essere così – ha commentato Giacomo Cioni, presidente di Cna Firenze Metropolitana – visto che ancora oggi mancano i decreti attuativi necessari per definire parametri, criteri di copertura e incentivi fiscali. Senza queste informazioni, non ci sono le condizioni minime di trasparenza affinché le imprese possano orientarsi consapevolmente nella scelta della polizza più appropriata alle proprie necessità”. Per Cna una soluzione per far fronte ai danni causati da eventi climatici estremi “deve necessariamente essere individuata, ma se, come in questo caso, attiva sinergie pubblico-private, deve essere accompagnata dall’adozione di ogni misura necessaria a prevenire e contenere gli effetti dannosi, a partire dagli investimenti infrastrutturali e dalla manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio”.
L’incertezza c’è per le imprese, ma anche per i professionisti del mondo dell’assicurazione. “Non ci sarebbero stati i tempi tecnici per le compagnie per adeguarsi, e anche per gli stessi potenziali assicurati”, riflette Carlo Impallomeni, amministratore delegato di Alpha Broker, osservando che la proroga avviene “senza variazioni sostanziali del contenuto” della misura che dispone l’obbligo di copertura, “per cui aspettiamo il decreto attuativo definitivo con tutte le specifiche e poi capire anche in che cosa consiste questa obbligatorietà”.
Cna in allarme per i territori più difficili
Secondo Cna, peraltro, c’è il rischio di spopolare di attività imprenditoriali i territori più difficili, dove le polizze costeranno di più. “La localizzazione di un’impresa – sostiene Cioni – non è mai una scelta completamente libera. Gli imprenditori sono vincolati da motivi come l’opportunità economica e di mercato, la presenza di infrastrutture e, soprattutto, la programmazione pubblica, visto che sono i Comuni ad individuare le aree dove è possibile svolgere attività economica. Tutto questo deve pesare quando si adottano provvedimenti come quello in esame. Piuttosto che nella copertura assicurativa obbligatoria la soluzione avrebbe potuto essere individuata in un sistema premiale sostenuto da una campagna di sensibilizzazione e di formazione rivolta alle imprese oppure nella fiscalità generale. Per esempio destinando l’1×100 alle calamità naturali, oppure istituendo un fondo di garanzia come durante la pandemia”.
L’Ivass, l’istituto di vigilanza delle assicurazioni, sostiene che i 4,5 milioni di aziende a livello nazionale che dovranno sottoscrivere le polizze catastrofali, specie le Pmi, dovranno conoscere le reali coperture di cui possono usufruire in caso di eventi straordinari per evitare che vi sia un’ondata di delusione dalla norma e un effetto ‘boomerang’. L’appello dell’Istituto è così quello di un impegno della rete di distribuzione che ben conosce le imprese e la loro storia di business e aziendale a indicare con esattezza le reali coperture: un impegno è richiesto anche alle compagnie di assicurazione in termini di sostenibilità tecnica, e ci sarà anche una parziale mutualizzazione del rischio per evitare picchi di costi fra province. L’Ivass vigilerà poi sull’esposizione delle compagnie, specie quelle di minori dimensioni, per evitare l’assunzione di rischi troppo elevati.
Leonardo Testai