Nel variegato mondo della pelletteria, che in questa fase vede molte aziende accusare contrazione di ordini e di fatturato, c’è anche chi continua a correre e a fare progetti: è il caso della Scuola del Cuoio, nata a Firenze nel 1950, in un’ala della Basilica di Santa Croce dove ancora ha sede, per insegnare un lavoro agli orfani di guerra e ai giovani in difficoltà, e oggi realtà che produce e vende borse e piccola pelletteria e organizza corsi di pelletteria artigianale.
Premio di 2.500 euro ai 35 dipendenti
Scuola del Cuoio, che fa capo a Laura, Francesca e Barbara Gori, figlie del fondatore, è passata da 6,125 milioni di euro di ricavi 2023 (con un margine operativo lordo del 24%) ai dieci milioni di euro previsti a fine 2024, con una crescita stimata del 25%. Nell’anno record dell’azienda, la famiglia Gori ha deciso di riconoscere ai 35 dipendenti un premio di produzione di 2.500 euro netti. “Questo successo, in un momento difficile per il settore, lo dobbiamo all’impegno e alle prestazioni dei nostri maestri artigiani – spiega la famiglia Gori – e a tutti coloro che ogni giorno lavorano insieme a noi sentendosi parte di una squadra. Siamo orgogliosi di ciò che abbiamo costruito insieme”.
Il boom di turisti stranieri ha trainato i ricavi
Il boom di fatturato è legato al boom di turisti stranieri, in particolare americani, che nella sede della Scuola del Cuoio in Santa Croce possono vedere gli artigiani all’opera, mentre realizzano prodotti in pelle secondo la tradizione fiorentina in un luogo affascinante e silenzioso, e possono acquistare gli articoli (esiste solo quel punto vendita). Scuola del Cuoio offre anche “esperienze” per visitatori (visite guidate, workshop) e corsi di pelletteria per studenti di tutto il mondo. “I clienti stranieri sono disposti ad attendere quasi sette mesi per avere una borsa in pelle toscana, fatta a mano a Firenze e personalizzata nel colore, impunture, accessori e fodere interne”.
Silvia Pieraccini