Artemisia, foto di gruppo
La violenza di genere rappresenta una sfida complessa che può essere vinta solo con un impegno comune. Al ruolo degli uomini nel contrasto alla violenza alle donne e all’infanzia, l’associazione Artemisia ha dedicato un incontro a Firenze, con l’intento di promuovere una prospettiva innovativa che coinvolga attivamente anche gli uomini, a partire dagli agenti di cambiamento.
Sul tema, dall’associazione Artemisia abbiamo ricevuto una riflessione che volentieri pubblichiamo.
Una nuova alleanza
di Associazione Artemisia
97, da gennaio ad oggi, è il numero delle donne uccise in Italia dal partner o ex partner. Nel 2020, secondo l’ISTAT, gli uomini vittime di omicidio sono stati uccisi da uno sconosciuto nel 60% dei casi. Le donne, invece, sono state uccise dal partner o ex partner nel 58% dei casi. Da un parente nel 26% dei casi. Da uno sconosciuto nell’8% dei casi.
Nel mondo vengono assassinate ogni giorno 133 donne all’interno del proprio nucleo familiare dal proprio partner (UN Women). Nella poco lusinghiera classifica mondiale dei 20 paesi con la maggior incidenza di femminicidi per abitante, la metà sono paesi dell’America Latina, 6 sono paesi europei.
Secondo Eurostat, tra i paesi del vecchio continente, il primo posto per incidenza delle vittime di femminicidio spetta alla Lettonia; secondo posto Regno Unito; terzo Ungheria. In Europa, ormai, le vittime di femminicidio sono superiori alle vittime per cancro al seno.
Questi pochi dati raccontano di un fenomeno che ormai ha tutte le caratteristiche di una vera e propria piaga sociale. Molto più diffusa e vicina a casa nostra di quanto ci piacerebbe pensare. Una piaga che porta con sé, purtroppo, un unico fattore comune: l’autore della violenza è un uomo, la vittima una donna.
I casi come quello di Michela Noli, di Giulia Cecchetti, di Giulia Tramontano, per citarne alcuni, hanno però fatto emergere un segnale nuovo. La grande mobilitazione di Roma del 2023, con oltre 50.000 manifestanti, ed in tutte le città d’Italia hanno visto scendere in piazza non “le solite femministe” di sempre, ma tantissime persone che per la prima volta si sono mobilitate su questi temi. Tra queste migliaia di giovani, uomini e ragazzi. Finalmente, al fianco delle donne hanno voluto testimoniare la loro posizione i tanti uomini desiderosi di impegnarsi in prima persona contro la violenza di genere.
Si tratta di un segnale importante, per nulla scontato. Per molti anni la lotta alla violenza di genere è stata portata avanti da centri antiviolenza nati spontaneamente come rifugio per le donne, gestiti da sole donne. Tanto che non esistevano soci uomini all’interno dei centri antiviolenza. Una scelta figlia dei tempi che necessitava di un separatismo tra donne e uomini, che l’attualità propone di superare.
Oggi i tempi richiedono una nuova alleanza. Oggi anche la diversità di genere diventa un plus per contrastare la violenza con quante più energie, visioni, contributi, confronti possibili.
E’ in questo contesto che Artemisia promuove una prospettiva innovativa che coinvolge attivamente anche gli uomini, come parte essenziale del cambiamento. Il convegno rappresenta un’opportunità storica: Artemisia, infatti, è il primo centro antiviolenza in Italia ad aprire le porte dell’associazione anche agli uomini, promuovendo una nuova capacità di impegnarsi insieme uomini e donne nella prevenzione e nella lotta contro la violenza maschile e adulta.
Perché Artemisia si spinge così convintamente in questa direzione?
Da sempre in Artemisia abbiamo visto varcare il cancello a maschi che da bambini o ragazzi avevano assistito alla violenza sulla madre o avevano subito la violenza adulta di uomini, donne, Istituzioni. E lo abbiamo fatto ancora quando come Associazione abbiamo incontrato la vicenda de Il Forteto.
Spesso ci siamo interrogate sull’opportunità di lasciare in sala d’attesa le “nostre” donne accanto ai padri protettivi che da sempre nella storia di Artemisia hanno chiesto aiuto per denunciare gli abusi sessuali subiti dai figli e dalle figlie, per stare loro accanto occupandosi dell’effetto traumatico che la violenza vissuta dai figli aveva su loro stessi.
Esiste una mascolinità accudente, consapevole e compartecipe del bene comune, della lotta contro la violenza ed i suoi modelli coercitivi, sessisti misogini e sessuofobici. Può esistere una mascolinità che si libera di maschilismo e patriarcato proprio grazie ed attraverso la lotta per la libertà delle proprie compagne, sorelle, madri, per l’affermazione della libertà e del bene di tutti.
In Artemisia siamo convinte che la salute stia nell’integrazione, che il cambiamento stia nell’integrazione, che la ricchezza stia nella differenza, che insieme agli uomini possiamo costruire un mondo diverso, modelli di relazione diversi., sguardi e pensieri diversi. Come possiamo essere credibili, con le madri che chiedono il nostro aiuto, a convincerle nel non vedere negli occhi del proprio figlio maschio “gli stessi occhi del padre”, se non ci consentiamo di co-abitare con uomini che hanno occhi “diversi”.
Siamo di fronte ad un moto della coscienza, dell’opinione pubblica, che di solito precorre, anticipa e legittima cambiamenti legislativi, culturali, sociali di grande portata. Coltivare a far crescere questi germogli di sentimento nuevo è la sfida fondamentale per porre fine a questo fenomeno barbaro.