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07 agosto 2024

Ammortizzatori sociali, la Toscana è sesta in Italia

Pesano le crisi industriali dei settori della moda e della meccanica. Arezzo, Prato e Pisa raddoppiano le ore rispetto al primo semestre 2023.

Un operaio a lavoro

Un operaio a lavoro

Le crisi industriali in Toscana non sono purtroppo una novità di questi giorni. Il contesto macroeconomico, alla luce dell’ultimo rapporto Irpet, desta preoccupazioni: infatti siamo di fronte ad una stagnazione del Pil, accompagnata però da una crescita occupazionale che purtroppo non può che essere di scarsa qualità e stabilità. A questo si aggiungono le crisi di settori fondamentali per la Toscana, come quelli della moda e parte della meccanica, che peraltro rischiano di estendersi a macchia d’olio verso altri settori.

L’impatto di tutto questo verso la popolazione è notevole: in totale le crisi industriali in Toscana sono 71 e coinvolgono oltre 11.500 lavoratrici e lavoratori. Ovviamente si ha un riflesso anche nell’utilizzo degli ammortizzatori sociali.

L’aumento della cassa integrazione è diffuso in tutta Italia

Secondo gli ultimi dati dello studio Uil sugli ammortizzatori sociali – che compara i dati di casse integrazioni e fondi di solidarietà del primo semestre 2024 con quelli del primo semestre 2023 – l’accesso a quest’ultimi è aumentato vertiginosamente nel Paese, segnando un +19,1%. In particolare il dato è frutto di un aumento importante delle ore di cassa integrazione (soprattutto quella ordinaria e quella in deroga, rispettivamente +44,6% e +39,6%), vista la diminuzione del 34,1% dei fondi di solidarietà.

La distribuzione della variazione degli ammortizzatori sociali non è omogenea sul territorio nazionale: infatti gli aumenti più sensibili (+35%) li vediamo al Nord, mentre Centro e Mezzogiorno vedono aumentare le ore ma in modo più contenuto, rispettivamente del +4,5% e +0,7%.

La nostra regione ha un aumento sensibile di ore autorizzate

La Toscana è la settima regione per numero di ore di ammortizzatori sociali autorizzate, circa 18 milioni (18.052.054), dietro a Campania, Puglia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia. 

Inoltre, la Toscana ha avuto – anche a causa delle crisi industriali di cui parlavamo poco fa – un aumento sensibili di ore autorizzate (+42,2%), attestandosi al sesto posto in Italia e di fatto decuplicando la percentuale dell’area di riferimento.

La situazione tra le varie province non è uniforme: mentre alcune riducono l’utilizzo di ammortizzatori sociali (Massa Carrara, Pistoia, Grosseto e Lucca, con quest’ultima che ha una riduzione addirittura del 23%), altre le aumentano consistentemente: Arezzo, Prato e Pisa (+107,6%, +104,8% e +96,2%) di fatto raddoppiano le ore, a Livorno si incrementano con la Jsw, mentre Firenze ha aumenti più contenuti con un +64,9%. Firenze però rimane tra le prime province per numero di ore autorizzate: con ben 5.497.928 ore è la 13esima provincia italiana. Arezzo invece è tra le province con la variazione più alta precisamente al 14esimo posto.

Il segretario generale della UIL Toscana Paolo Fantappiè sostiene la necessità di “rilanciare lo sviluppo industriale e l’occupazione di qualità attraverso gli investimenti, che devono essere privilegiati rispetto alla rendita (come invece vediamo in molte città). Inoltre, non possiamo perdere la grande occasione del Pnrr e dei Fse, che rappresenterebbe anche un’ancora di salvezza dal costante declino socio-economico. A questo proposito chiediamo un maggior coinvolgimento delle parti sociali nella progettazione degli investimenti per non far sì che questi rappresentino solo altri finanziamenti a pioggia alle imprese e che non vengano accompagnati da una reale crescita occupazionale stabile e di qualità”. (redgs)

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