Piero Antinori con il presidente della Camera di commercio di Firenze, Massimo Manetti
Antinori ha buone aspettative sia per la chiusura del 2024, dopo un 2023 già positivo, sia per il 2025 che sta arrivando, malgrado il rischio dazi che aleggia. “Nonostante tutte le difficoltà, le incertezze del momento, e anche una situazione in cui effettivamente sembra che il consumo di vino sia un po’ diminuito – afferma Piero Antinori, presidente onorario dell’azienda -, nonostante tutto questo noi prevediamo di chiudere l’anno 2024 col segno più, e penso che faremo un 4-5 per cento più dell’anno precedente in termini di ricavi e di Ebitda”.
L’imprenditore, 86 anni assai ben portati, è stato ospite di un nuovo evento dei ‘Colloqui dell’economia’, organizzati dalla Camera di commercio di Firenze. E secondo lo studio proprio della Camera di commercio, illustrato all’iniziativa, la Toscana conta 38mila imprese vitivinicole attive nel settore, ponendosi nel primo semestre del 2024 come la seconda regione italiana dopo il Veneto per quota di export (15,3%) pari a 595 milioni di euro in valore (+3,5% rispetto al 2023) “Le previsioni per il 2025 – sostiene l’ente – indicano un ulteriore rialzo, dopo la vendemmia 2024 che ha fatto registrare incrementi produttivi del 30%”.
“Dazi negli Usa? Il dollaro forte li compenserà”
Per il 2025, secondo Antinori, eventuali dazi imposti dagli Usa “non aiuteranno, ma non ci fanno paura più di tanto”, anche perché “in questo particolare momento il dollaro si sta molto rafforzando, e quindi il rafforzamento del dollaro dovrebbe addirittura compensare un dazio sul vino che si dovrebbe aggirare sul 10%, quindi la differenza per il consumatore americano non dovrebbe essere sostanziale. Il mercato americano è un mercato a cui teniamo molto, perché è un mercato che è tuttora in crescita, e che ha fatto passi da gigante per quanto riguarda il consumo dei vini di qualità negli ultimi anni”.
In prospettiva, sostiene l’imprenditore, “la Cina è un mercato che potenzialmente potrà diventare molto importante, ne sono convinto: nessuno sa esattamente quando questo succederà, però sono convinto che prima o poi la Cina diventerà un grande mercato per per il vino. Al momento è ancora un mercato secondario, non prioritario certamente, soprattutto per il vino italiano: i francesi sono stati forse più bravi di noi nell’affermare la reputazione dei loro vini in quel paese”.
“Climate change? Le alluvioni improvvise ci preoccupano”
Antinori si è anche soffermato,rispondendo a una domanda dalla platea, sul tema del cambiamento climatico, che finora “non ha avuto effetti negativi sulla qualità del prodotto; può averli avuti sulla quantità, ma visto che per noi ora l’obiettivo principale è più la qualità che la quantità, direi che questo ci preoccupa relativamente. Se si continua così – ha proseguito – certamente in futuro dovremmo prendere qualche precauzione, parlo nel lungo termine, se il trend di riscaldamento dovesse continuare. Però anche una regione come la Toscana ha delle conformazioni orografiche talmente diverse che uno dei modi per difendersi da un eventuale forte cambiamento climatico è anche alzare l’altitudine dei nostri vigneti e andare un po’ più in alto, oppure anche qualche modifica nel sistema di gestione del vigneto”.
Per Antinori infatti “finora si pensava che certe esposizioni, come l’esposizione a sud-ovest, fossero le migliori, oggi per esempio si pensa che anche qualche esposizione a nord, nord-est, per il cambiamento climatico possano essere addirittura auspicabili per la qualità del prodotto. Ci sono tante variabili che possono essere adottate per difendersi da questo fenomeno. Quello che ci preoccupa sono i fenomeni estremi meteorologici che sono una conseguenza del cambiamento climatico e che effettivamente, attraverso questi uragani improvvisi, alluvioni e altro, possono danneggiare la produzione vinicola”. (lt)