Una manifestazione dei dipendenti Beko (ex Whirpool) a Siena
In questa fase delicata per la manifattura, alle prese col disordine mondiale e con i costi aziendali in crescita, le politiche pubbliche devono focalizzarsi sì sull’attrazione di investimenti esteri, ma prima ancora devono puntare a trattenere i gruppi stranieri e le multinazionali già presenti sul territorio, creando le condizioni di contesto per farli crescere e per spingerli su segmenti a più alto valore aggiunto. Ne è convinta la commissione Multinazionali di Confindustria Toscana, che ora chiede alla Regione Toscana – con un documento presentato nelle settimane scorse – uno sforzo supplementare sulla cosiddetta retention.
I casi di Bekaert, Gkn, Beko e Navico hanno lasciato il segno
“Dobbiamo prestare grandissima attenzione al tema della retention – spiega Paolo Ruggeri, vicepresidente di Baker Hughes-Nuovo Pignone e coordinatore della commissione Multinazionali di Confindustria Toscana –. I cambiamenti in atto nel mercato sono talmente tanti e veloci che non si può stare a guardare, bisogna dare risposte alle aziende a capitale estero”. Hanno lasciato il segno i casi di Bekaert (filo d’acciaio per pneumatici) e Gkn (semiassi per auto), e quelli più recenti di Beko (elettrodomestici) e Navico (sistemi elettronici), tutte multinazionali che hanno deciso, per motivi diversi, di abbandonare la Toscana.
La formazione va migliorata
Le proposte avanzate dalla commissione Multinazionali toccano quattro ambiti: formazione, infrastrutture, burocrazia, ricerca & sviluppo e digitalizzazione. Sulla formazione Confindustria chiede alla Regione di migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, per attenuare le difficoltà di reperimento di figure specializzate che oggi hanno molte aziende estere, potenziando l’alternanza scuola-lavoro, soprattutto quella degli istituti tecnici e professionali; rafforzando il legame tra gli Its Academy e il mondo produttivo; elaborando un piano strutturale che preveda la collaborazione di aziende, Regione, Fondazioni Its.
Gli spostamenti di merci dalla Toscana centrale alla costa sono difficili
Il secondo terreno è quello delle infrastrutture: “Le aziende hanno difficoltà enormi per spostare materiali dall’area centrale della Toscana verso la costa – spiega il manager – con limitazioni che mettono in discussione la loro stessa permanenza. Non è un problema di esclusiva competenza della Regione, ma la Regione deve attivarsi per risolverlo”. Dalla superstrada Firenze-Pisa-Livorno alla terza corsia dell’A11 tra Firenze e Pistoia, fino allo scavalco ferroviario tra interporto e porto di Livorno, i ritardi sono difficili da accettare. Gli altri scogli da risolvere sono la burocrazia; i bandi per accedere ai finanziamenti europei di ricerca&sviluppo che prevedono aggravi “regionali”; l’intelligenza artificiale da diffondere nei rapporti di filiera.
Le multinazionali producono il 18% del Pil regionale
Le multinazionali radicate in Toscana hanno un peso rilevante, con 3.500 stabilimenti (unità locali) a controllo estero presenti sul territorio (di cui 600 industriali), che impiegano circa 95mila addetti e producono 12,3 miliardi di valore aggiunto, pari al 18,4% di quello regionale. Questo peso piazza la Toscana al quarto posto in Italia dopo Lombardia, Lazio e Piemonte.
Una spinta alla Regione a lavorare meglio
“Il nostro documento vuole spingere la Regione a lavorare meglio – conclude Ruggeri -. Abbiamo voluto evidenziare le aree in cui possiamo sviluppare progettualità insieme, perché il mondo sta cambiando in fretta e non possiamo rischiare di perdere le multinazionali”.
Silvia Pieraccini