Per arginare il fenomeno della desertificazione commerciale in Toscana, soprattutto nei piccoli comuni, c’è bisogno di una fiscalità di vantaggio, una flat tax per le nuove imprese in aree ad alta desertificazione commerciale, e un Fondo per la rigenerazione urbana alimentato dalle risorse provenienti dalla tassazione sulle vendite dei giganti del web. Sono le proposte avanzate da Confesercenti Toscana, secondo cui negli ultimi 10 anni in Toscana oltre 200 comuni sono colpiti dalla desertificazione commerciale, 1,3 milioni di toscani non hanno più accesso ai servizi di base e 8.474 attività al dettaglio sono state chiuse.
“Di questo passo, nel 2034 addio negozi”
“Nel 2024 in Toscana hanno chiuso ogni giorno 10 negozi contro i 4,2 che hanno aperto, con un rapporto di 2,4, e un totale di 3.645 chiusure nell’anno”, accusa Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana, citando i dati dell’Ufficio economico e del Centro studi dell’associazione, illustrati in un convegno a Firenze. “Abbiamo fatto delle proiezioni provocatorie – osserva Mauro Bussoni, segretario nazionale di Confesercenti -, nel 2034 non ci saranno più negozi: vogliamo che non sia così, ma il trend dal punto di vista statistico è questo”. Per Bussoni, in particolare il settore del tessile e dell’abbigliamento è a rischio, “ma già le edicole praticamente sono scomparse, attività di giocattoli, libri, ferramenta, un po’ in tutti i settori”.
Nel dettaglio, in Toscana sono stati 201 i comuni interessati dal processo di desertificazione commerciale, principalmente comuni piccolissimi (meno di 5mila abitanti) e piccoli (tra 5 e 15mila residenti). Tra i comuni colpiti, 84 hanno registrato la sparizione di una sola attività di base, 73 di due, e 44 di tre o più. In parallelo, la popolazione toscana, 3.664.798 abitanti nel 2023, è diminuita del 2% rispetto al 2014, con un calo più marcato proprio nei micro-comuni con meno di 5.000 abitanti (-6%) e nei comuni tra 10.000 e 15.000 abitanti (-2,5%).
Tutti i negozi che mancano all’appello
Nel dettaglio, sono dodici i comuni ormai del tutto privi di attività dedicate alla produzione di prodotti di panetteria freschi, lasciando 25.678 residenti senza accesso diretto a questo servizio. Il processo di desertificazione appare meno avanzato per minimercati e altri esercizi alimentari non specializzati, che spariscono del tutto solo da due comuni, lasciando comunque senza servizio 1.371 persone. Più significativa la carenza che si riscontra invece nel commercio al dettaglio di elettronica, elettrodomestici e attrezzature per telecomunicazioni: questo tipo di impresa manca in 36 comuni, per una popolazione complessiva di ben 205.106 residenti.
Empori e negozi non specializzati di prodotti non alimentari sono invece assenti in 21 comuni, coinvolgendo 124.465 persone, mentre l’assenza di attività di vendita di frutta e verdura fresca si registra in 23 comuni, interessando 176.409 residenti. Anche per quanto riguarda il commercio di carni e prodotti a base di carne, 19 comuni ne sono privi, con un impatto su 36.028 persone, e una situazione simile si rileva per la vendita di pesci, crostacei e molluschi, assente in 12 comuni, che coinvolge però un numero più elevato di residenti, pari a 148.488. La vendita di pane manca in 24 comuni, interessando 195.667 persone, mentre il commercio al dettaglio di bevande è assente in 27 comuni, con 186.521 residenti privi di questo servizio.
Anche le tabaccherie non sono universalmente disponibili: 9 comuni ne sono privi, con un impatto su 14.089 persone. La mancanza di punti vendita di latte e prodotti lattiero-caseari è particolarmente rilevante, interessando 19 comuni e 214.047 residenti. Problematica anche la situazione per i carburanti per autotrazione, con 17 comuni privi di distributori e 40.595 persone interessate. Analogamente, la carenza di ferramenta, vernici, materiale elettrico e termoidraulico colpisce 15 comuni, per un totale di 140.936 residenti.
E in parallelo cresce l’e-commerce a domicilio
La riduzione delle attività commerciali, ovunque, è stata accompagnata da un aumento inedito delle consegne, trainato dalla crescita dell’e-commerce: nel 2023 in Italia sono stati consegnati circa 906 milioni di pacchi, 15 per abitante, il 204% in più del 2016. Secondo le stime di Confesercenti, in Toscana i pacchi consegnati nel 2024 sono stati oltre 59 milioni. L’aumento delle consegne, secondo l’associazione, è dovuto anche al miglioramento dei servizi offerti dai corrieri, con tempi di consegna più rapidi e una maggiore tracciabilità dei pacchi. Gli investimenti in infrastrutture logistiche e la crescita delle reti di distribuzione hanno contribuito a rendere più efficienti i servizi di consegna, favorendone l’utilizzo.
Le istituzioni appoggiano Confesercenti
“I numeri che ha raggiunto questo fenomeno diventano veramente preoccupanti e riguardano non solo la possibilità di avere esercizi di vicinato, ma anche di avere strade, vie illuminate, e quindi anche maggiori garanzie dal punto di vista della sicurezza dei cittadini”, ha affermato Susanna Cenni, sindaca di Poggibonsi (Siena) e presidente Anci Toscana, secondo cui contro la desertificazione commerciale esiste “la necessità di chiedere al governo interventi, risorse e anche strumenti da dare ai Comuni per poter costruire progetti di rivitalizzazione e anche di riorganizzazione, in qualche caso, di queste dinamiche cittadine. Quindi Anci ci sarà, accompagnerà ben volentieri questi progetti, perché crediamo che abbiano a che fare con la qualità urbana”.
Lo studio di Confesercenti Toscana sulla desertificazione commerciale nelle città va “in parallelo con quello che la Regione Toscana ha fatto” approvando “la legge sulla Toscana diffusa, che parte proprio dal presupposto del fornire servizi e funzioni di interesse generale”, secondo Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana. “Il commercio deve popolare, perché è la forma più immediata, diretta – ha spiegato -, quei borghi storici che perdono vitalità, e proprio per questo noi abbiamo previsto 2,4 milioni di euro per bandi che avranno a riferimento da un lato la copertura di costi degli affitti per chi apre in borghi della Toscana diffusa i propri negozi, dall’altro come incentivo all’acquisto”.
Leonardo Testai