Il traforo fiorentino, tradizione di oreficeria che si tramanda da lungo tempo, qui interpretata da Vannini Gioielli
Si avvicina la data – dal 1 dicembre 2025 – in cui sarà possibile presentare la domanda di registrazione di un’Indicazione geografica protetta (Igp) per i prodotti artigianali e industriali, e non solo – come avviene finora – per quelli agroalimentari, sulla base del nuovo regolamento europeo 2023/2411. Dal cristallo di Colle Val d’Elsa al cardato riciclato di Prato, dalla ceramica di Montelupo alla terracotta di Impruneta, fino al marmo di Carrara, al travertino di Rapolano o alla pelletteria di Scandicci, ma anche la cartapesta di Viareggio, la fonderia artistica di Pietrasanta, le vetrerie di Empoli, la scagliola di Firenze o la nautica di Viareggio, si potrà dare protezione europea e promozione internazionale a una serie di prodotti del territorio (inseriti in un elenco, non esaustivo, delle produzioni artigianali e industriali tipiche approvato dalla Giunta regionale toscana nel settembre 2024, che comprende al momento 58 specializzazioni).
Al bando del Mimit ha risposto solo un’associazione toscana di produttori
Proprio in vista della scadenza del 1 dicembre, il ministero delle Imprese e del Made in Italy nel settembre scorso ha pubblicato un bando (finanziato con tre milioni di euro) per consentire alle associazioni di produttori di richiedere un contributo fino a 30mila euro per le spese di consulenza necessarie alla redazione del disciplinare di produzione e alla richiesta di riconoscimento come indicazione geografica protetta non-agroalimentare dei loro prodotti tipici. A guardare l’interesse sollevato da quel bando (che richiedeva l’obbligo di deposito del disciplinare di produzione alle Camere di commercio), l’Igp non-alimentare appare per adesso poco allettante. Solo sei sono le domande presentate in tutta Italia, per un totale di contributi pubblici concessi pari a 143mila euro; tra queste c’è, in Toscana, la domanda dell’associazione ‘Stile orafo fiorentino’, una piccola realtà che tramanda la tradizione orafa del traforo, che ha ottenuto dal ministero 20.480 euro (su 25.600 euro di spese ammissibili).
Per la domanda di Igp serve un disciplinare di produzione
La predisposizione del disciplinare di produzione sarà, in ogni caso, condizione necessaria per presentare la domanda di registrazione dell’Igp a partire da dicembre. L’altra condizione necessaria è che i produttori si uniscano, ipotesi non sempre facile. Il marmo di Carrara, per esempio, si è già detto interessato all’Igp, che dovrà essere chiesta da un’associazione di produttori, depositando la domanda all’autorità competente designata dallo Stato, per la valutazione a livello nazionale e la gestione dell’eventuale procedimento di opposizione alla registrazione; le autorità nazionali presenteranno poi all’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo) – designato ‘autorità competente dell’Ue’ per le Igp dei prodotti artigianali e industriali – le domande che hanno avuto esito positivo per un’ulteriore valutazione di competenza, per arrivare al verdetto finale. Come nel caso dei prodotti agroalimentari, il procedimento richiederà mesi e mesi.
I prodotti devono avere tre requisiti
Per ambire al riconoscimento Igp i prodotti dovranno avere tre requisiti: essere originari di un luogo, regione o Paese; avere una qualità, reputazione o altra caratteristica peculiare legata all’origine geografica; avere almeno una delle fasi di produzione effettuata nell’area geografica delimitata. Per poter ammettere le domande di registrazione dal 1 dicembre servono però ancora dei passaggi: a livello europeo mancano due regolamenti applicativi (che dovrebbero arrivare entro il prossimo novembre); a livello italiano serve un decreto legislativo, previsto dalla legge di delegazione europea (è attualmente all’esame della Camera), che dovrebbe indicare come autorità competente l’Ufficio Brevetti e marchi, regolare la procedura in caso di opposizioni, fissare il sistema di sanzioni.
Silvia Pieraccini