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Industria

08 novembre 2024

La produzione industriale sale a Lucca (+1,6%) e scende a Prato (-8,8%) nel terzo trimestre

A Pistoia calo del 3,7%. Confindustria Toscana nord rileva risultati a macchia di leopardo nel settore tessile. I timori post-voto Usa.

Silvia Pieraccini
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La fase economica che stiamo attraversando, interessata da rallentamenti e tensioni internazionali che colpiscono alcuni settori e ne risparmiano altri, complica anche le indagini dei centri studi. Nel terzo trimestre dell’anno, quello estivo (luglio-settembre), la produzione industriale della provincia di Lucca è cresciuta dell’1,6%, spinta da chimica-plastica e farmaceutica; quella di Pistoia è scesa del 3,7%, penalizzata dalle calzature che ora rischiano la tenuta della filiera; quella di Prato ha segnato -8,8% rispetto allo stesso trimestre del 2023, trainata verso il basso dal tessile-moda, cioè dal settore più importante della città (il tessile è sceso dell’8,3%, l’abbigliamento-maglieria del 13,8%), oltre che dalla meccanica (-9,9%).

Nel tessile c’è chi va bene e chi va male

Sul tessile però Confindustria Toscana nord, che associa aziende delle tre province e che ha realizzato il tradizionale report congiunturale, segnala grandi differenze tra le risposte date dalle imprese, a rappresentare – spiega – “una situazione fortemente a macchia di leopardo”. La realtà, dunque, è che ci sono realtà che vanno bene, nonostante le difficoltà che sta attraversando il mercato della moda, realtà che invece accusano grandi flessioni produttive e altre che dichiarano condizioni di stabilità. Da cosa dipende questo diverso andamento? Non dal tipo di prodotto, spiegano gli industriali segnalando l’eccezione del comparto dei tessuti più pesanti, che in effetti soffre più di tutti penalizzato, con tutta probabilità, dai cambiamenti climatici. “Questi risultati indicano quanto sia complessa e di difficile lettura la situazione attuale”, affermano gli industriali.

I tessuti pesanti di lana non tirano più

“L’unico elemento chiaro che emerge dalla rilevazione – aggiunge Francesco Marini, presidente della sezione Sistema Moda dell’associazione industriali – è la difficoltà dei tessuti più pesanti di lana. Per fortuna la Prato iperspecializzata nella lana per tessuti da inverni rigidi ha saputo reinventarsi nel tempo, affiancando a quelle produzioni un’offerta molto più ampia per fibre e pesantezze”.

Tre incontri con esperti per capire dove va la moda

Negli ultimi tre anni il tessile pratese ha segnato +8,7% nel 2022; -7,8% nel 2023; un’altra flessione pesante quest’anno (i primi tre trimestri hanno variazioni tendenziali del -9,8%, -7,5% e -8,3%). A questi dati negativi si aggiunge la difficoltà degli imprenditori nel decriptare il mercato della moda e le mutate abitudini dei consumatori: è per questo che la sezione Sistema Moda ha organizzato tre incontri con altrettanti esperti (il consulente strategico Luca Bettale, il sociologo Francesco Morace, il docente universitario di Informatica Daniele Mazzei). “E’ un momento complicato – conclude Marini – e come associazione sentiamo il dovere di porre a disposizione delle aziende socie ogni strumento possibile per impostare le loro strategie”.

L’arrivo di Trump porta il timore di dazi

Infine, Confindustria Toscana nord ritiene “complicato prevedere cosa accadrà col cambio al vertice degli Stati Uniti”, secondo il presidente Daniele Matteini che mostra timore verso possibili dazi che potrebbero danneggiare l’export verso gli Usa, oggi pari a 800 milioni di euro dall’area Lucca, Prato, Pistoia (l’8% del totale), trainato da meccanica e moda. “In ogni caso il nostro Paese deve lavorare per essere più competitivo: serve maggior coraggio per effettuare investimenti pubblici e favorire quelli privati. Non si può giocare solo in difesa per contenere i danni”.

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Silvia Pieraccini

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