Da Beko ad Abb, da Targetti a Qf, in Toscana per le vertenze nella metalmeccanica 10mila posti di lavoro sono a rischio: è la stima della Fiom-Cgil regionale, che in un evento a Scandicci ha fatto il punto della situazione, e lanciato un monito. “La gestione delle perdite non deve ricadere sui lavoratori”, ha affermato il segretario generale dei metalmeccanici della Cgil in Toscana, Daniele Calosi, sottolineando che “in generale le aziende del settore registrano fior di utili”.
Al centro del convegno del sindacato, infatti, c’è stata una ricerca del Centro studi nazionale Fiom sul settore in Toscana, secondo il quale nel secondo trimestre 2024 l’export di prodotti metalmeccanici è aumentato di 16 punti percentuali rispetto allo stesso periodo 2022, e dal 2019 al 2023 gli utili delle aziende metalmeccaniche sono cresciuti da 713,3 milioni di euro a 1,66 miliardi, un incremento del 133,38%, mentre i costi del personale sono saliti solo del 21,8%. “Quanto al valore aggiunto – sostiene la Fiom – i costi del personale ne hanno assorbito il 10% in meno e i profitti il 10% in più. Nel 2019 il 39% dei profitti veniva reinvestito in azienda, nel 2023 il 25%: la differenza finisce in tasca a proprietari/soci o in attività finanziarie”.
Secondo l’analisi del Centro studi Fiom sullo stato di salute dei singoli comparti, dal 2019 al 2023 salgono gli utili in automotive, motocicli, nautica, elettronica, macchinari; la siderurgia è cresciuta fino all’anno scorso, ma da lì in poi ha iniziato a andare in perdita. Soffre l’accessorio moda, che nell’ultimo anno ha visto culminare la crisi: secondo la tesi del sindacato, tuttavia, “i grandi brand della committenza però godono di ottima salute in generale, quindi il problema è che si stanno strangolando i fornitori”.
“Servono strumenti straordinari per le crisi”
“L’industria metalmeccanica ha una grandissima forza sul territorio – ha affermato Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil – sia in termini di occupati sia in termini di generazione di valore: ma nell’opinione pubblica, nel senso comune, non è ritenuta il punto centrale della valorizzazione della Toscana. Noi oggi siamo qui proprio per rimetterla al centro, per rimettere al centro il lavoro industriale. Abbiamo aziende importantissime diffuse su questo territorio, da Hitachi Rail a Leonardo, a Piaggio, aziende della componentistica dell’auto. Bisognerebbe cominciare ad aprire una riflessione sugli stati di crisi che vengono avanti: per poterli affrontare c’è bisogno, dal nostro punto di vista, di strumenti straordinari”.
Secondo De Palma, infatti, “il governo fino ad oggi non è riuscito ad affrontare strategicamente la questione dell’industria, non c’è un pacchetto straordinario di risorse e di investimenti”. Il leader della Fiom ha poi definito “uno sciopero contro l’avidità e contro l’egoismo” il recente sciopero dei lavoratori del sistema moda in Toscana, perché “è impensabile che in settori in cui ci sono marginalità pazzesche per chi vende ci siano poi dopo condizioni inaccettabili per i lavoratori. Forse potremmo estendere questo tipo di ragionamento anche agli appalti e subappalti che per esempio riguardano anche un’altra parte del lusso di questa regione, penso per esempio alla cantieristica navale”.
Leonardo Testai