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Industria

05 marzo 2025

Nel 2024 Menarini migliora fatturato ed Ebitda (e non teme i dazi Usa)

“Ci aspettiamo un 2025 di crescita, in linea con gli anni precedenti”, afferma Lucia Aleotti presentando i numeri.

Leonardo Testai
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Un 2024 col segno positivo per Menarini: il gruppo farmaceutico fiorentino ha chiuso l’anno con 4,603 miliardi di euro di fatturato, in crescita del 5,2% rispetto ai 4,375 miliardi del 2023. L’Ebitda si assesta fra i 430 e i 460 milioni di euro, in aumento rispetto ai circa 350 milioni del 2023. Nell’anno 2024 Menarini ha prodotto internamente 609 milioni di confezioni di farmaci: i dipendenti sono stabili a quota 17.800. Gli investimenti in ricerca e sviluppo ammontano a 500 milioni di euro, l’11% del fatturato farmaceutico, anche questo in crescita.

“Ci aspettiamo un 2025 in linea con gli anni precedenti, quindi un anno di crescita dove siamo pronti a rispondere a difficoltà che comunque negli ultimi anni o ogni anno si presentano a livello di qualche geografia”, ha affermato Lucia Aleotti, azionista e membro del board di Menarini, presentando in una conferenza stampa a Firenze i dati salienti del bilancio. “L’elemento forte della nostra azienda è la scelta di continuare ad investire massicciamente in ricerca e sviluppo”, ha aggiunto.

“La filosofia della nostra azienda – ha spiegato Aleotti – è sempre quella di avere un’azienda lontana dalla speculazioni finanziarie, che vuole crescere nel presente e vuole essere in grado di crescere nel futuro attraverso un autofinanziamento continuo. Sono più di 20 anni che la nostra azienda non distribuisce utili, e quindi che gli utili degli azionisti sono interamente reinvestiti e non distribuiti, proprio per rafforzare l’azienda e renderla in grado di affrontare le sfide che aziende molto più grandi della nostra nel contesto internazionale possono affrontare grazie, ad esempio, alla loro dimensione, al supporto dei paesi, a varie politiche anche di localizzazione e di incentivazione”.

Gli Stati Uniti, spiega l’azionista, “sono diventati il nostro secondo paese dopo l’Italia, sono arrivati a fatturare 450 milioni di euro, con una crescita notevolissima considerando che il nostro primo ingresso è avvenuto nel 2020: si tratta di un una scelta strategica, quella di focalizzarsi negli Stati Uniti esclusivamente sulla parte oncologica. Abbiamo superato alcune sfide nella vecchia Europa: alcuni paesi hanno performato in maniera estremamente positiva, penso ad esempio alla Spagna, e anche l’area dell’est Europa con alcune ottime performance ad esempio in Polonia”.

Al contrario, osserva Aleotti, “la Cina è un paese che non ha mantenuto interamente le nostre aspettative. Nel 2022 avevamo un fatturato di 200 milioni. I risultati sono stati un pochino diversi dalle nostre aspettative, e quindi il 2024 lo abbiamo chiuso intorno a 155 milioni, anche se attendiamo per il 2025 una ripresa, in qualche modo anche una maggiore apertura dell’economia cinese. Ottimi risultati nel Middle East, Turchia e Africa, che ci portano a un fatturato di 270 milioni”.

Ma cosa succederà coi dazi annunciati dagli Usa? “I dazi non impattano sulla nostra società”, ha detto ancora l’azionista del board, spiegando che “in Usa abbiamo un piccolo stabilimento di produzione e diagnostica, e abbiamo accordi con aziende americane per la produzione su suolo americano in conto terzi di tutta la parte oncologica”. Tuttavia i problemi per l’industria, in senso più ampio, sembrano approssimarsi. “Questa nuova politica del presidente Trump di stimolare il reshoring delle aziende farmaceutiche con dazi del 25% – ha affermato Elcin Barker Ergun, Ceo di Menarini – non è una buona notizia, perché sappiamo che se va così molte aziende americane faranno un reshoring dall’Europa e torneranno negli Stati Uniti”.

In questo scenario manca una risposta forte dall’Europa, che secondo Aleotti “si è fatta e si fa male da sola” nei riguardi dell’industria farmaceutica, “il settore più nobile, più ricco di ricerca, di scienza e di beneficio per il mondo, che l’Europa si sta facendo scappare con scelte assolutamente miopi”. In meno di 10 anni, sostiene l’azionista di Menarini, “le aziende europee sono crollate nel numero di sperimentazioni cliniche a livello globale, e tutto ciò che è stato perso in termini di numerosità è stato guadagnato dalle aziende cinesi che hanno anche grande spinta dal loro governo a innovare, a diventare competitive”.

A livello locale, per quanto riguarda il progetto di nuovo insediamento da realizzare nell’area ex Longinotti a Sesto Fiorentino (Firenze), “il progetto è stato congelato in questo momento – ha spiegato Aleotti – per un tema di costi molto elevati per realizzare l’investimento, e la necessità di correre nella direzione degli investimenti in ricerca e sviluppo. Quindi per il momento l’investimento è congelato, è sospeso, ma non è assolutamente cancellato”.

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Leonardo Testai

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