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07 aprile 2025

Pasqua, “pesa” il rincaro del cacao

I produttori toscani del cioccolato adottano rimedi per garantire la qualità e contenere i costi.

Paolo Vannini
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Sarà una Pasqua con i prezzi del cacao alle stelle e con le uova di cioccolato a fare da agnello sacrificale. Alla fine del 2024, infatti, il prezzo medio del cacao è passato da 4 a 12 dollari al chilogrammo a causa dei pessimi raccolti nei principali Paesi produttori, in particolare Ghana e Costa d’Avorio. I primi effetti sui listini prezzi si stanno già vedendo e potrebbero avere un’impennata clamorosa proprio durante le festività pasquali.

Che la situazione sia difficile da gestire e del tutto insolita, almeno in queste proporzioni, ce lo confermano anche alcuni dei principali maestri della materia di casa nostra, nella cosiddetta valle del cioccolato toscana, fra le province di Prato, Pistoia e Pisa. Le aziende che abbiamo interpellato si rivolgono ad un mercato di nicchia, fondono la propria notorietà sulla qualità dei prodotti e non sulle quantità e sui prezzi bassi, ciononostante hanno anch’esse subito i riflessi fortemente negativi di questa vera e propria crisi del settore. Una crisi che nasce da cause naturali, i cambiamenti climatici così come alcune malattie che hanno danneggiato le piantagioni, alle quali si sommano fenomeni speculativi dei mercati azionari.

Prezzi delle materie prime alle stelle

“Dalla seconda metà del 2023 il prezzo del cacao si è impennato ma non solo quello. Il burro di cacao è passato da 6/7 euro al chilo fino a 35/40. Prima si avevano delle oscillazioni ma niente di paragonabile a quello che è successo negli ultimi due anni. L’impatto sulla produzione è stato devastante”. Ad affermarlo è Leonardo Riccetti, direttore finance dell’azienda Amedei di Pontedera. “Oltre al rincaro del cacao c’è stato parallelamente anche quello di altre componenti importanti come le nocciole – aggiunge ulteriori elementi Andrea Slitti, titolare dell’omonima azienda di Monsummano Terme (Pistoia) -. Per esempio in Piemonte si è avuto un raccolto pari alla metà del consueto, ma la stessa cosa può dirsi per il caffè, la frutta secca: insomma quest’anno ci siamo dovuto scontrare con tutti questi problemi contemporaneamente”. “In passato è già successo che vi siano stati danni consistenti alle piantagioni ma mai gli effetti sul costo del cacao erano paragonabili a questi – conferma Marina Bessi, moglie di Luca Mannori, titolare della Mannori di Prato -. Le motivazioni alla base di questi forti rialzi dei prezzi non ci convincono appieno, abbiamo la sensazione che siano stati determinanti soprattutto fenomeni speculativi”.

“Costretti a procedere con piccoli acquisti”

Il tema adesso è come porsi di fronte a questa eccezionalità e come tenere insieme qualità e prezzi di vendita comunque accessibili.

“Si è costretti a procedere con piccoli acquisti per non esporsi eccessivamente e pagare tutto intero l’incremento dei costi. Così facendo però si finisce per subire anche tutti i contraccolpi di un mercato che vede salire vertiginosamente i costi senza sapere quando tutto ciò si fermerà – argomenta Slitti -. Comunque bisogna intervenire sui prezzi di vendita a piccoli passi. Accadrà che a un certo punto il consumatore si bloccherà, il mercato ristagnerà e si tornerà indietro. Come sempre è il mercato che decide e che determina”.

“Noi non abbiamo cambiato il modo di lavorare i nostri prodotti: manteniamo il livello di alta qualità, casomai cerchiamo di allargare la distribuzione. Altri hanno scelto di ridurre il formato dei prodotti o di cambiare ricette per adeguarsi ai prezzi più bassi – spiega ancora Riccetti –. La nostra azienda è stata costretta ad intervenire sui listini anche in modo importante. Posso dire però che i consumatori hanno capito cosa è successo: non abbiamo registrato particolari problemi o insofferenze anche nella rete di distribuzione”.

“Cerchiamo di contenere i prezzi alla vendita ma non più di quel che è possibile. Oltretutto non è stato solo il cacao a subire il caro prezzi, la stessa cosa è successa con il caffè, il burro di cacao, insomma tutte le materie prime – spiega ancora Marina Bessi della Mannori -. Per non danneggiare i consumatori e pesare troppo sulle loro scelte cerchiamo di muoverci per gradi. I clienti lo capiscono e lo apprezzano. Ovviamente i nostri prezzi non sono concorrenziali con quelli della grande distribuzione, non lo sono oggi e non lo erano prima perché parliamo di prodotti diversi e di mercati diversi”.

L’attesa è per il “dopo” festività pasquali

Infine uno sguardo alle prospettive future. “La grande preoccupazione è che non si tratti di una cosa passeggera e che per i prossimi 2 o 3 anni non si possa tornare alla situazione antecedente questa crisi – conclude Riccetti della Amidei -. Bisogna ripensare le strategie e cercare valore nel mercato perché alla fine i conti tornino”.

“Siamo indifesi ma bisogna stare dentro questo meccanismo, l’alternativa è uscirne e chiudere l’attività. Al di là di questi fenomeni, noi andiamo avanti con la nostra produzione che punta sulla qualità – termina il suo ragionamento Slitti-. Il nostro è un settore di nicchia, alla fine a Pasqua e Natale non si avvertono flessioni così consistenti come invece accade alle grandi imprese e alle multinazionali. Non resta che vedere cosa succederà dopo le prossime festività pasquali”.

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Paolo Vannini

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