E’ specializzato nella produzione di tessuti di lana per giacche e cappotti da uomo e donna, ma dal periodo post-Covid il lanificio pratese Balli – che ha sede nello storico e suggestivo complesso industriale del “Fabbricone”, simbolo del distretto tessile a pochi passi dal centro storico – ha allargato la gamma ai tessuti dal peso più leggero, adatti a rispondere ai cambiamenti climatici (in particolare agli inverni miti) e ad intercettare la domanda per la stagione primavera-estate, che fino a oggi è stata residuale (vale circa il 5% delle vendite).
I cambiamenti climatici indirizzano le collezioni
E’ così che l’azienda, che fa capo alla famiglia Raffaelli, ha retto agli scossoni del mercato che stanno attraversando il settore moda, e che anche a Prato determineranno un anno in frenata: “Allargare la gamma è stato vincente – spiega Leonardo Raffaelli, managing director che gestisce il lanificio col fratello Rossano (amministratore delegato) e col padre Enrico (presidente) – anche se non è facile, per chi ha sempre fatto un certo tipo di prodotto, far capire al mercato che può proporre anche altro. In questa direzione ci hanno spinto i cambiamenti climatici e la volontà di non rimanere concentrati solo sulle collezioni autunno-inverno, da sempre quelle più importanti a Prato”.
Il 2025 è visto come un anno più positivo
Lanificio Balli ha chiuso il 2023 con 27 milioni di fatturato (in linea con l’anno precedente), per il 77% realizzato all’estero, e 1,1 milioni di ebitda (+57%), e prevede di chiudere quest’anno con una flessione del 14-16%. “Ma il clima che si respira in questo momento sul mercato sembra più positivo – spiega Leonardo Raffaelli – penso che il 2025 sarà un anno migliore, con dinamiche più chiare”. L’azienda, che mantiene all’interno gran parte del ciclo produttivo (preparazione materie prime, orditura, tessitura, tintoria e rifinizione) e conta un centinaio di dipendenti, sta investendo sulla sostenibilità (dalla sperimentazione del passaporto digitale alla riduzione di sostanze chimiche pericolose) e sui giovani (l’età media dei dipendenti è scesa da 53 a 43 anni grazie alle ultime assunzioni) e, dopo il rebranding da “lanificio Fratelli Balli” a “Balli il Lanificio”, sta avviando una nuova stagione che comprende la produzione culturale. “Vogliamo cercare di tramandare i saperi e l’arte del vestire che vengono dal passato – spiega Rossano Raffaelli – per rendere tangibile il valore aggiunto che realizziamo, per creare un luogo di incontro e confronto con la città”.
La cultura come veicolo per tramandare l’arte del vestire
Il primo passo, sviluppato col format “Fabbrica di cultura”, è una mostra che sarà aperta il 16 e 17 novembre e dal 22 al 30 novembre proprio nel Fabbricone, e che rappresenta uno spinoff di quella su Walter Albini, lo stilista considerato padre del pret-a-porter, in corso fino al 30 novembre al Museo del Tessuto di Prato (dal titolo ‘Walter Albini, il talento, lo stilista’). Curata da Filippo Boretti, la mostra del Fabbricone espone 12 disegni originali (proprietà del Museo del Tessuto) realizzati da Albini per vestire i protagonisti di un’opera intitolata ‘Latina’ e ambientata in Africa, scritta nel 1982 dal regista Luca Ronconi e mai andata in scena. Partendo da quei disegni, l’ufficio stile di Balli ha confezionato, utilizzando i tessuti dell’ultima collezione, cinque dei costumi immaginati da Albini, rispettando le sue forme e volumi ma rendendoli moderni e attuali, costumi che ora arricchiscono la mostra. “Cinque prototipi nati con l’obiettivo di omaggiare il talento di un grande stilista e dare prova che si può fare cultura anche all’interno di un lanificio”, affermano i Raffaelli.
Silvia Pieraccini