Nel primo trimestre del 2024 l’export dei distretti e dei “poli” produttivi della Toscana è cresciuto a un ritmo ben superiore alla media nazionale, malgrado il rallentamento della moda: il Monitor dei Distretti di Intesa Sanpaolo rileva per il periodo in questione flussi in uscita per 9 miliardi di euro, registrando una crescita del +20,9%, nettamente superiore al dato nazionale che si è attestato al +3,6%. Ma è un trend medio frutto di uno scenario decisamente eterogeneo, sia in termini di singoli distretti – dove si confermano alcune tendenze già viste nel 2023 -, sia in termini di mercati di sbocco.
Oro boom con la Turchia, la pelletteria di Firenze soffre
Il dato saliente, nelle tabelle del Monitor, è il sorpasso dell’Oreficeria di Arezzo (1,84 miliardi di euro, +133,4%) e del Polo farmaceutico toscano (2,06 miliardi, +44,7%), ai danni della Pelletteria e calzature di Firenze (1,75 miliardi, -23,2%), che soffre il rallentamento del mercato globale della moda ma è anche al centro di una riorganizzazione delle catene logistiche: non a caso la Svizzera, per anni hub privilegiato del comparto, accusa una ulteriore, enorme battuta d’arresto scendendo a 220 milioni di euro nel trimestre (-79%).
Al contrario, il risultato strabiliante dell’Oro di Arezzo è frutto dell’esplosione dei flussi verso la Turchia: da 134 milioni nel primo trimestre 2023 a 1,1 miliardi di euro, che costituiscono la quasi totalità dell’export verso il Paese (1,19 miliardi, +535,9%), divenuto ormai la seconda destinazione delle merci toscane dopo gli Usa. Per il boom turco, i ricercatori ipotizzano “possibili triangolazioni tra Stati che vedono la Turchia come mercato di passaggio per successive destinazioni”, o l’effetto di “politiche restrittive all’importazione di lingotti in oro introdotte dal governo di Ankara che potrebbero aver determinato un incremento di acquisti di prodotti orafi più basici per successive trasformazioni”.
Rialzi in doppia cifra per Nautica e Camper, stabile il Marmo
Fra gli altri distretti tradizionali del sistema moda, in positivo solo l’Abbigliamento di Empoli (+10,2%) e il Tessile-abbigliamento di Arezzo (+7,8%): l’export del Tessile e abbigliamento di Prato risulta in calo (-6,3%), più marcato nella componente del tessile (-12,7%). Cala anche l’export del Cartario di Lucca (-17,9%, ma le macchine per la carta fanno +42,2%). Inizio anno positivo invece per l’Olio toscano (+71,7%), che fa meglio dei Vini dei colli fiorentini e senesi (+7,4%) e del Florovivaistico di Pistoia (-2,3%); per i mezzi di trasporto, con la Nautica di Viareggio (+49,6%) e la Camperistica della Val d’Elsa (+20,4%). Stabile il Marmo di Carrara (+0,4%). Fra i mercati di sbocco, gli Usa mantengono la prima posizione e fanno registrare un’ulteriore crescita dei flussi (1,75 miliardi nel trimestre, +45,9%); scende al terzo posto la Francia, con un incremento più contenuto (1,15 miliardi, +3,4%).
Più in generale, per l’export dei distretti “i risultati del primo trimestre – affermano i ricercatori – mettono in evidenza intonazioni diversificate per specializzazioni e territori, anche se è opportuno ricordare come la prima parte del 2024 sia stata maggiormente impattata dagli effetti delle politiche monetarie, dal rallentamento della domanda e dalle pressioni inflattive a differenza della seconda parte dell’anno dove si prevede una maggior spinta dagli scambi mondiali. Si tratta di attese soggette a forte incertezza, vista la presenza nell’attuale scenario di diversi fattori di rischio, dalle tensioni geopolitiche, alle elezioni negli Stati Uniti, ma la buona capacità di risposta e l’elevata competitività nel proporsi nei contesti internazionali dei distretti e dei poli toscani potrà confermarsi come una leva fondamentale di sostegno all’economia regionale”.
“Nei primi mesi dell’anno i distretti e i poli tecnologici toscani hanno mostrato ancora una volta la loro solidità – commenta Tito Nocentini, direttore regionale Toscana e Umbria Intesa Sanpaolo -, con andamenti molto positivi soprattutto in quei comparti che stanno lavorando per cogliere le opportunità legate alla trasformazione del business in ottica green, digitale e del piano Transizione 5.0. Interventi, questi, necessari e utili alla competitività delle imprese del territorio, che la nostra banca sostiene con un programma da 120 miliardi di euro da qui al 2026, di cui 9 miliardi di euro in Toscana, e che si rivolge anche alle realtà più piccole e alle filiere. Proprio nella nostra Regione abbiamo attivato circa 83 contratti di filiera, con oltre 1.650 fornitori e un giro d’affari complessivo di oltre 9 miliardi di euro a beneficio del Made in Tuscany”.
Leonardo Testai