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Sviluppo

31 gennaio 2024

Avviata la transizione Eni a Livorno, bioraffineria nel 2026

Processo autorizzatorio in corso, si fermano le attuali linee produttive: saranno mantenuti quasi mille posti di lavoro.

Leonardo Testai
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Partire in estate, fra luglio e agosto, per completare l’opera nel 2026: così la raffineria Eni di Livorno diventerà la terza bioraffineria in Italia per il cane a sei zampe, dopo Porto Marghera e Gela, come già annunciato nel 2022. Il colosso dell’energia ha confermato l’intenzione di andare avanti col progetto, per il quale è stata presentata istanza di Valutazione di Impatto Ambientale nel novembre 2022. Con un investimento intorno ai 400 milioni di euro saranno realizzati tre nuovi impianti per la produzione di biocarburanti idrogenati (Hvo): un’unità di pretrattamento delle cariche biogeniche, un impianto Ecofining da 500mila tonnellate/anno e un impianto per la produzione di idrogeno da gas metano.

Una nuova vita, dunque, per la ex-Stanic – nome ereditato dalla joint venture italoamericana tra Standard Oil e Anic – costruita nel 1938 in località Stagno, di proprietà Eni dal 1982, dove l’attività primaria di lavorazione di petrolio greggio – balzata nel secondo dopoguerra da 700.000 tonnellate a 2 milioni di tonnellate – è stata affiancata nel tempo da impianti per la produzione di paraffine e lubrificanti. A conferma che la strada è imboccata e non sono previsti ripensamenti, Eni ha interrotto le importazioni di greggio da raffinare, e ha conseguentemente avviato la fermata delle linee produttive lubrificanti e dell’impianto Topping. La distribuzione di carburanti sul territorio, spiega l’azienda, sarà garantita dall’importazione di prodotti finiti e semilavorati.

Per la raffineria di Livorno la previsione è quella di una invarianza occupazionale rispetto all’oggi, con 420 dipendenti diretti Eni e circa 500 lavoratori occupati nel consistente indotto. Le aree dove sono previsti i tre nuovi impianti per la bioraffinazione sono già cantierizzate per i lavori preparatori, e l’avvio della costruzione è previsto dopo l’ottenimento dell’autorizzazione di legge, con completamento e avvio dell’attività entro il 2026. Gli uffici tecnici della Regione Toscana, secondo quanto emerso in un incontro a Palazo Strozzi Sacrati, stanno dando il proprio contributo al fine di garantire il rispetto dei tempi necessari per la realizzazione del progetto.

I nuovi impianti saranno in grado di trattare diversi tipi di cariche biogeniche, prevalentemente scarti e residui di origine vegetale: oli vegetali, grassi animali, oli da cucina usati e quelli estratti da alghe, rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata e residui dell’attività forestale. Il risultato sarebbe la produzione di tre biocarburanti: Hvo diesel, Hvo nafta e bio-Gpl. Il tutto, nell’ambito della strategia di decarbonizzazione di Eni volta a traguardare la neutralità carbonica entro il 2050 e ad aumentare la capacità di bioraffinazione dagli attuali 1,65 milioni di tonnellate/anno a oltre 5 entro il 2030. Già oggi Eni, tramite Enilive, è il secondo produttore di Hvo in Europa e il terzo a livello mondiale.

Livorno sta accogliendo favorevolmente il progetto di Eni, che offre un prospettiva futura concreta per un sito produttivo che più volte nel recente passato – nel 2009, nel 2014 e poi nel 2021 – era stato messo in discussione. “Siamo di fronte a un progetto di grande rilevanza”, sostiene Gianfranco Simoncini, assessore comunale alle Attività produttive, ricordando che in passato “si ipotizzava una chiusura del ramo carburanti, e quindi una riduzione molto pesante dei livelli occupazionali: quindi abbiamo lavorato in questi anni perché si potesse arrivare a una proposta che invece desse continuità e futuro, per cui oggi siamo molto soddisfatti”.

L’assessore vede con piacere l’introduzione di “nuove tipologie di prodotto che avranno un futuro nella transizione ecologica, i combustibili alternativi che rappresentano davvero un elemento importante per mezzi pesanti, navi, aerei e quant’altro, un elemento che sarà comunque presente anche dopo l’entrata in vigore delle norme europee sul superamento del combustibili fossili per l’autotrazione”. L’impegno di Eni per Livorno, secondo Simoncini, “ci dà garanzie anche per quello che era un po’ l’elemento debole, l’indotto”, anche se “ovviamente dobbiamo verificare compiutamente durante i prossimi anni” l’evoluzione dell’attività.

Soddisfatto anche il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, che ha incontrato una delegazione di Eni guidata da Ignazio Arces, responsabile delle attività di raffinazione e logistica di Eni, e Pietro Chèrié, responsabile della raffineria di Livorno. “Dopo anni di incertezze, varie ipotesi di reindustrializzazione inclusa la cessione ad altre proprietà, – ha dichiarato – finalmente Eni lancia il segnale giusto per confermare il ruolo strategico dell’impianto di Livorno e come Regione Toscana lo apprezziamo molto. La scelta della società potrà beneficiare di un contesto territoriale ancora più competitivo alla luce degli ingenti investimenti regionali sulle infrastrutture locali, come dimostrano il finanziamento di 200 milioni per la Darsena Europa nel porto di Livorno e i 20 milioni per lo scavalco ferroviario di collegamento con l’interporto Vespucci a Collesalvetti”.

La Filctem-Cgil di Livorno parla di “un risultato da non sottovalutare”, pur con una “nota negativa” come “la scelta del gruppo di sospendere la produzione di lubrificanti. Una scelta, secondo noi, che non tiene conto di un’analisi frutto di scelte strategiche per il Paese. Su questo tema é necessario un confronto con il Governo, anche se nostro malgrado dobbiamo registrare in questi ultimi giorni indirizzi che invece di rafforzare il ruolo del pubblico nel sistema industriale ed economico del Paese traguardano dinamiche volte a fare cassa attraverso la privatizzazione delle società partecipate come Eni ed Enel”.

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Leonardo Testai

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