S’inasprisce anche in Toscana la battaglia sul payback, il sistema di ripiano della spesa sanitaria regionale “extra” rispetto al tetto fissato, che di recente è stato introdotto anche per i dispositivi medici (da anni esiste per i farmaci), chiamando a pagare le aziende fornitrici. La previsione, contenuta nel decreto legge Aiuti-bis del Governo Draghi, è diventata operativa in queste settimane, con le richiesta di pagamento inviate dalle Asl (la quota dell’extra-spesa a carico delle aziende fornitrici è del 40% per il 2015, del 45% per il 2016 e del 50% per il 2017 e 2018; il ripiano viene calcolato sull’extra spesa rispetto a un tetto del 4,4% dei fondi sanitari a disposizione delle Regioni). Un centinaio di aziende in tutta Italia, fornitrici di garze, siringhe, tamponi, stent, pacemaker, ha già deciso di fare ricorso al Tar.
In Toscana le aziende fornitrici di garze e tamponi dovranno pagare quasi 400 milioni
In Toscana la somma da pagare a titolo di payback sfiora i 400 milioni, su un totale italiano di due miliardi, da versare entro gennaio 2023. E mentre c’è chi si chiede perché questo peso esagerato della Toscana, il presidente della Regione, Eugenio Giani, difende il meccanismo che permetterebbe di ripianare parte del ‘buco’ toscano della sanità (stimato in un range da 350-500 milioni), sollecitando le ire del presidente di Confindustria Toscana, Maurizio Bigazzi: “Il meccanismo del payback produce gravissime conseguenze sulle imprese dei settori coinvolti mettendo a rischio, in alcuni casi, addirittura la loro sopravvivenza”.
La questione del ‘buco’ toscano della sanità è all’attenzione del Governo. Fabrizio Sala, deputato di Forza Italia, ha annunciato una interrogazione al ministro della Salute sul sistema di contenimento della spesa sanitaria “poiché abbiamo visto che Toscana e Puglia sono le due regioni che più sforano e devono continuare a ripianare i debiti”.
Silvia Pieraccini