Il Banco Fiorentino ha le spalle abbastanza larghe per assorbire la fetta più grossa di Banca di Pisa e Fornacette, la Bcc destinata alla scissione e alla confluenza in due istituti di credito cooperativo del gruppo Iccrea: ne è convinto Paolo Raffini, presidente del Banco Fiorentino, che attende ora l’ok della Bce all’operazione che porterà all’istituto dieci nuovi sportelli – gli altri quattro sono destinati a Banca di Pescia e Cascina – nella provincia di Pisa.
“Quando abbiamo affrontato l’ipotesi – ha spiegato Raffini incontrando la stampa – abbiamo fatto le nostre valutazioni, e abbiamo voluto proprio intervenire da un lato per senso di appartenenza al gruppo bancario, per aiutare comunque a trovare una soluzione per quella banca che ha attraversato un momento di difficoltà, e dall’altro lato per rafforzare la nostra presenza nell’area di Pisa, dove abbiamo già una filiale a Castelfranco di Sotto”. Dunque, conclude il presidente, “il messaggio che io voglio dare ai soci e ai collaboratori della banca, e alla clientela è che nel momento in cui saremo autorizzati ad operare continueremo a fare quello che stiamo facendo nei nostri territori, quindi banca locale, banca di comunità, con particolare attenzione alle Pmi, agli artigiani, al tessuto tipico economico tipico di una Banca di Credito Cooperativo”.
Il tema degli sportelli pisani è stato affrontato con la stampa alla presentazione del bilancio 2023 del Banco Fiorentino, chiuso con un utile netto di 36,411 milioni di euro (54 milioni nel 2022), una raccolta totale da clientela pari a 1,6 miliardi, e impieghi netti a famiglie e imprese per un totale di 843,8 milioni. “L’interpretazione del contesto e le difficoltà crescenti incontrate hanno reso particolarmente difficile il nostro operare – afferma Davide Menetti, direttore generale – date le condizioni, il risultato raggiunto ci gratifica e ci soddisfa. Ma ancor di più l’aver rafforzato la nostra banca in tutti gli indicatori vitali, nei vari profili di rischio e di performance nonché nell’adeguatezza patrimoniale che da sempre ci contraddistingue”.
Il Cet1 ratio è pari al 33%, con un incremento di 270 punti percentuali rispetto al 2022, e il patrimonio netto raggiunge i 266 milioni. Il Gross Npl Ratio si riduce dal 5,7% al 4,2%; il deteriorato netto si attesta a un controvalore di 8,4 milioni; il Texas Ratio si posiziona al 3%; il tasso di copertura del deteriorato complessivo è del 79,74%. Il Cost Income ratio si attesta al 56%, ma per effetto dell’accantonamento straordinario al Fondo Esodo per il personale dipendente l’indice restated è del 47,7%.
Leonardo Testai