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Sviluppo

18 giugno 2024

Bankitalia: “Per crescere servono imprese più grandi e più digital”

Nel 2024 l’andamento dell’economia toscana sarà debole. Le sfide da giocare (e vincere) sono quattro, tra queste c’è la demografia.

Silvia Pieraccini
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Per accelerare il ritmo di marcia dell’economia toscana – che si è fermato al +0,6% nel 2023, con proiezioni deboli del Pil anche per l’anno in corso – bisogna andare a incidere sulla struttura del sistema imprenditoriale, in particolare sulle dimensioni delle aziende e sulla loro dotazione tecnologica, e bisogna creare un contesto favorevole allo sviluppo: con progetti strategici del Pnrr, invertendo il declino demografico, aumentando la produttività e gestendo il cambiamento climatico.

La Toscana ha recuperato i livelli di attività pre-Covid

E’ il quadro delineato nel rapporto annuale della Banca d’Italia sull’economia della Toscana, presentato il 18 giugno nella sede di Firenze dal direttore Vito Barone, dalla responsabile del gruppo di ricerca economica Silvia Del Prete e dai ricercatori che lavorano con lei. La notizia positiva è che la Toscana ha recuperato – finalmente – i livelli di attività che aveva nel 2019, prima della pandemia. Quella negativa è che per migliorare la competitività ora serve una scossa.

Il boom della farmaceutica ha trainato i risultati 2023

Il punto di partenza è quello di una regione dall’economia diversificata, con settori che vanno molto bene come la farmaceutica (+40% l’export 2023, arrivato a 8,4 miliardi di euro), la meccanica, la nautica e la camperistica, e settori in difficoltà come l’industria della moda (che è uno dei tre pilastri dell’economia regionale con la meccanica e la new-entry farmaceutica). “E’ una crisi congiunturale – spiega Barone – e stiamo facendo indagini per capire se ci sono profili strutturali da aggiornare”. Nel complesso l’export toscano tiene (+5,6% a 57,5 miliardi di euro nel 2023, che diventa però -0,6% in termini reali), e nel primo trimestre del 2024 ha segnato +4,4% in valore; l’occupazione migliora di poco (+0,6% nel 2023).

La metà delle aziende non ha investito 1 euro in digitale nel 2023

Per il 2024 Bankitalia prevede una crescita ancora debole. Il primo imputato – oltre ai fattori esogeni: guerre, inflazione, tassi di interesse, tensioni geopolitiche varie – è la scarsa digitalizzazione delle imprese che si ripercuote sulla produttività. Nell’indagine a campione fatta dalla sede fiorentina dell’Istituto sulle imprese industriali toscane con almeno 20 addetti, quasi la metà dichiara di non aver fatto l’anno scorso alcun investimento in tecnologie digitali (robotica, Internet of things, stampa 3D, cloud computing, intelligenza artificiale, cybersecurity).

Più grande sei, più puoi investire, più produttività hai

“Bisogna accelerare su questo fronte – afferma il direttore di Bankitalia Firenze, Vito Barone – perchè gli investimenti in tecnologie digitali si riflettono sulla produttività, che va migliorata. Ma per fare investimenti occorre aumentare la dimensione delle imprese”. In sostanza più grande sei, più puoi investire, più produttiva hai. Se la Toscana avesse pià imprese medie e grandi, potrebbe avere maggiore spinta allo sviluppo. Scrivono i ricercatori Bankitalia: “Un andamento più favorevole ha interessato le imprese manifatturiere di grandi dimensioni, grazie anche alla presenza di multinazionali, più aperte al commercio estero, più produttive e più innovative”. A mandare un raggio di luce sul 2024 è anche il “lieve recupero del potere d’acquisto delle famiglie”, ha sottolineato Barone, con l’inflazione in discesa (dal 5,6% all’1,2%), le “retribuzioni in leggero rialzo” e la speranza di effetti benefici sui consumi.

Tre sfide strutturali

L’Istituto indica tre sfide strutturali per la regione: la questione demografica (tra il 2014 e il 2022 la popolazione toscana è diminuita in media di 2,5 residenti ogni 1.000, come in Italia); il rilancio della produttività (su cui incide il turismo che conta poche aziende ad alta crescita e bassi salari); e la gestione dei rischi climatici, dall’alluvione che ha causato 1 miliardo di danni e diminuito il valore delle case esposte al pericolo idraulico, al dissesto idrogeologico.

Il mercato del credito non preoccupa

A confortare ci sono la redditività delle imprese, che nel 2023 si è mantenuta soddisfacente, e l’andamento del mercato del credito. “Nel 2023 i prestiti alle imprese sono calati (-3,6% a dicembre) – ha spiegato Del Prete – perché c’è stata minore domanda; le aziende avevano ancora liquidità elevata, accumulata nella fase Covid, e potevano contare anche su una redditività soddisfacente. Sul fronte della qualità del credito non c’è alcun segnale evidente di peggioramento e il tasso di deterioramento è rimasto stabile nella crisi pandemica e anche dopo”.

L’incognita del Pnrr

Infine il Pnrr, che in Toscana ha portato sette miliardi di euro, in gran parte utilizzati per piccoli progetti diffusi (quello più corposo è il co-finanziamento di una linea della tramvia di Firenze). A dicembre scorso erano stati avviati la metà dei cantieri e completati il 5%. Difficile dire se il Piano nazionale di ripresa e resilienza porterà quello scatto che ci si aspettava.

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Silvia Pieraccini

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