Con un voto a maggioranza, i 22 di Pd e Italia Viva contro i 13 del centrodestra e del M5s, il Consiglio regionale della Toscana ha adottato il nuvo piano regionale dei rifiuti: respinti tutti gli ordini del giorno presentati dalle opposizioni, che chiedevano di far slittare il piano, il dibattito in aula ha evidenziato comunque qualche distinguo nel gruppo Dem. L’adozione del documento, cornice normativa che pone gli obiettivi di gestione e pianifica le modalità di smaltimento, dà il via a una fase di raccolta delle osservazioni, della durata di circa due mesi, che porterà all’approvazione definitiva del piano.
Giani: “Questo piano è un esempio in tutta Italia”
Il voto dell’aula rappresenta una prima svolta, per un atto lungamente atteso anche dalle categorie economiche del territorio. “Oggi il piano che viene proposto è un esempio in tutta Italia”, rivendica il presidente della Regione, Eugenio Giani, secondo cui vanno perseguiti “il superamento delle discariche, che dal più del 30% vanno ad essere solo il 10% con questo piano; e l’idea di una Toscana che punta sulla raccolta differenziata, che è molto aumentata in questi anni, e riesce a costruire impianti che vanno a dividere le tipologie di rifiuti”.
Opposta la valutazione del centrodestra: “Restano fuori, a conti fatti, circa 55.000 tonnellate di rifiuti che la Regione non sa dove mandare – attacca il capogruppo di Forza Italia, Marco Stella – e, se troverà il modo e il luogo, lo farà a costi altissimi che ricadranno sulle tasche dei cittadini. E’ inammissibile, poi, che su tre ambiti, quello del Centro della Toscana sia perennemente in disequilibrio, con gravi conseguenze sul servizio e sui suoi costi. E al contrario di quello che dice il Pd e che sostiene il presidente Giani, il biodigestore di Montespertoli non risolverà la situazione trattando solo la parte organica dei rifiuti. Così come non la risolveranno la discarica di Scapigliato o i termovalorizzatori di Livorno e Montale, uno dei quali potrebbe essere addirittura convertito”.
Obiettivo autosufficienza per ogni Ato
Tra gli obiettivi del piano figura la riduzione del ricorso allo smaltimento in discarica (soglia massima del 10% per quelli urbani) e della produzione di rifiuti urbani (del 5%), oltre al conseguimento degli obiettivi di riciclaggio (al 65% nel 2035). Il piano prescrive “che ogni Ato persegua l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani a scala di ambito”, ha osservato Monia Monni, assessora regionale all’economia circolare. Per quanto riguarda i rifiuti speciali il piano lascia la gestione al “libero mercato”, così come previsto dal Codice dell’Ambiente.
Per quanto riguarda l’impiantistica dedicata alla realizzazione, all’ammodernamento, al potenziamento o alla messa a disposizione di impianti di riciclo e recupero di rifiuti urbani e prodotti dal trattamento degli stessi, con il bando aperto dalla Regione Toscana sono state raccolte una quarantina di manifestazioni di interesse da parte di gestori privati. Di questi, sei impianti sono già stati realizzati o in fase di realizzazione (tra questi, quelli a Massarosa, a San Zeno, a Asciano); per 12 impianti sono in corso le procedure autorizzative (tra questi gli impianti a Terranuova Bracciolini, Prato, Firenze, Massa Capannori e Peccioli). Per altri 15 le aziende proponenti hanno previsto una nuova data per la presentazione dell’istanza (Pontedera, Rosignano Marittimo, Cecina, Massarosa e Riparbella).
Sul fronte, invece, degli impianti per lo smaltimento, in particolare, dei rifiuti urbani, il piano regionale non ha potere localizzativo: non indica, cioè, i territori in cui realizzare gli impianti. La localizzazione sarà decisa dai tre Ato, che entro 180 giorni dall’approvazione definitiva del piano dei rifiuti dovranno approvare i piani di ambito in cui indicare la precisa collocazione degli impianti. La realizzazione della nuova impiantistica potrà concretizzarsi indicativamente dal 2028 e intanto si dovrà fare ricorso all’impiantistica esistente.
Leonardo Testai