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08 maggio 2024

I crediti incagliati del Superbonus pesano ancora sulle imprese toscane

Parla Chiara Frangerini, presidente dei giovani di Ance Toscana: “Sono numeri a sei zeri, con altre due cifre davanti”.

Leonardo Testai
Chiara Frangerini, presidente del gruppo Giovani di Ance Toscana

Chiara Frangerini, presidente del gruppo Giovani di Ance Toscana

Quanti crediti incagliati sono ancora in pancia alle imprese toscane del settore delle costruzioni, dopo tutte le modifiche (restrittive) ai meccanismi di cessione e agli stessi incentivi dell’edilizia come il Superbonus? “Sono numeri a sei zeri, con altre due cifre davanti”, risponde Chiara Frangerini, presidente del neonato gruppo Giovani di Ance Toscana, che ha fatto il punto della situazione in occasione di un workshop di Saie a Firenze dedicato al tema della riqualificazione degli edifici storici, nel quale sono stati presentati anche i risultati dall’Osservatorio Saie sull’andamento delle aziende toscane di produzione, distribuzione e servizi del settore.

Negli anni d’oro del Superbonus “tante imprese si sono buttate – ha ricordato Frangerini – perché comunque sia era sicuramente un’occasione nel bene e nel male di poter fare prima di tutto una riqualificazione di edifici di cui abbiamo bisogno, vedi anche il tema delle Case Green che sono argomento caldissimo anche in Europa. Però non tutte sono stati in grado di avere il sostegno delle banche. Quindi questa cosa ha provocato un fermo dei crediti per la maggior parte delle imprese in tutta Italia, abbiamo numeri da capogiro”.

“Dalla Regione un aiuto, anche se non risolutivo”

La nuova legge regionale che consentirà alle partecipate della Regione di assorbire dalle banche i crediti derivati dal Superbonus e dagli altri bonus dell’edilizia “è un aiuto”, sostiene la presidente dei giovani di Ance Toscana, ricordando come siano “in difficoltà migliaia di imprese che rischiano comunque sia di non poter andare avanti, a causa del blocco della cessione dei crediti”. Quella della Regione dunque “può essere una mossa che dà respiro: risolutiva non credo, anche perché comunque sia una doppia cessione potrebbe generare poi oneri finanziari più alti, e quindi di conseguenza una spesa superiore per le imprese, col rischio di erodere il margine sui lavori fatti”.

Feedback positivo sui fatturati 2023

Del resto, evidenzia Frangerini, “gli oneri finanziari iniziali non erano certo quelli che poi abbiamo visto alla fine. Con l’evoluzione che abbiamo avuto nei tre anni, inizialmente le banche chiedevano una percentuale che poi è andata ad alzarsi sempre di più perché non c’era un freno neanche in questo senso. Le banche alla fine sono stati gli unici operatori che sono potevano darci una soluzione, e purtroppo tante imprese non sono riuscite ad avere l’appoggio delle banche, perché le banche comunque potevano a livello discrezionale decidere a chi e quanto concederlo”.

Secondo l’Osservatorio Saie per la Toscana, il portafoglio ordini viene giudicato adeguato dall’81% delle imprese delle costruzioni, e il fatturato del 2023 risulta in crescita per una metà delle aziende coinvolte (50%) e stabile per l’altra metà. Nell’ultimo quadrimestre dell’anno il 40% delle imprese registra un aumento dei ricavi. Quasi tre aziende su 10 negli ultimi mesi hanno avuto difficoltà a trovare operai altamente specializzati. Il difficile reperimento di forza lavoro specializzata non è la criticità principale delle aziende. Lo sono, invece, il costo del lavoro, l’inflazione e il costo di acquisto delle materie prime e dell’energia.

“Stazioni appaltanti in difficoltà sul Pnrr”

“Le criticità sono dettate anche un po’ dalla fine del Superbonus – ammette Frangerini -, che ha dato un impulso molto grande al settore negli ultimi due-tre anni. La sua fine, decretata anche in maniera molto drastica negli ultimi mesi, ha determinato uno stop a molti lavori privati, quindi siamo andati più sul pubblico, che adesso si sviluppa tramite il Pnrr”. Tuttavia, osserva la leader dei giovani di Ance, proprio sul Pnrr si registrano “diverse lacune: tra le più importanti ci sono ovviamente i pagamenti in ritardo, perché le stazioni appaltanti si trovano in difficoltà, non riescono ad avere i fondi per poter pagare le imprese, e le imprese si trovano obbligate quindi a dover sospendere i lavori, quindi c’è il rischio anche di perdere gli incentivi europei. Questo provoca quindi un circolo non più virtuoso, ma vizioso: la burocratizzazione sta fermando un po’ il settore del pubblico”.

Difficile dare numeri precisi su questo fenomeno. “Però ho sentito diversi giovani di Ance che hanno queste problematiche – spiega ancora Frangerini -, e conoscono persone che hanno a loro volta problematiche. Quindi io credo che almeno ogni impresa abbia a rischio almeno uno o due cantieri. Si sta arrancando nel fare i lavori e aspettare i pagamenti che magari arrivano dilazionati nel tempo, c’è il rischio che a breve diventi un problema reale e non banale”.

“Necessario aggiornare i prezzari, o non si lavora”

Problema già esistente e noto, secondo la presidente dei giovani di Ance Toscana, è quello del costo delle materie prime. “I prezzi sono aumentati – osserva – e sono tutt’ora alti, non come nel pre-Covid. Diciamo che ora siamo su un plateau: non siamo in una fase di ascesa ma neanche di discesa, i prezzi sono stati calmierati. Le stazioni appaltanti si stanno riassestando da un punto di vista di listini prezzi: i quali però non sono aggiornati rispetto al prezzo reale oggi dei materiali, che costano di più rispetto a quello che ci viene dato in base ai prezzari dalla stazione appaltante. Come Ance stiamo chiedendo l’aggiornamento continuo per poter adattare questa situazione, perché se no diventa impossibile lavorare”.

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Leonardo Testai

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