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Industria

28 maggio 2024

Cresce il fatturato di Salov nel 2023 (+5%) ma calano i volumi di olio (-12,5%)

Pesa il boom dei prezzi della materia prima in Europa, e dopo la flessione di inizio 2024 ci sono nuovi segnali di risalita.

Leonardo Testai

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Fatturato in crescita, ma volumi in calo, in un 2023 caratterizzato dal boom dei prezzi della materia prima: Salov, con i suoi marchi Filippo Berio e Sagra, ha chiuso l’esercizio con vendite di olio d’oliva per oltre 105 milioni di litri (-12,5% sul 2022, che aveva un dato in linea col 2021), e un fatturato consolidato di 518 milioni (+5%). L’anno 2023, secondo l’azienda lucchese controllata dal gruppo cinese Yimin, è stato caratterizzato “dal ripetersi della scarsa disponibilità di materia prima olio di oliva – si legge in una nota di sintesi – legata al pessimo andamento del raccolto in Spagna, con volumi complessivi pressoché dimezzati rispetto alla potenzialità produttiva”.

L’olio extravergine d’oliva comunitario, secondo i dati forniti da Salov, ha raggiunto picchi di circa 9,50 euro al kg, valore più che doppio rispetto ai massimi toccati nelle campagne olearie negative del nuovo millennio (2006, 2015, 2017). E dunque, la flessione del 12,5% rispetto agli esercizi 2021 e 2022 – afferma l’azienda in una nota – è inferiore al calo dei consumi registrato in molti paesi al mondo, determinando di conseguenza una crescita significativa delle quote di mercato dell’azienda nei paesi in cui opera”.

“L’azienda è solida, buone sensazioni per l’anno in corso”

“Il 2023 sarà ricordato come un anno di sofferenza per il settore oleario”, ammette Fabio Maccari, amministratore delegato di Salov. “Non solo è venuta a mancare l’auspicata inversione di tendenza – ha spiegato – sulla disponibilità e i costi della materia prima nell’oliva, ma sono sopraggiunti ulteriori fattori economico-finanziari di criticità che hanno ristretto i margini di manovra per le aziende, condizionandone i risultati economici di esercizio”.

Ciò nonostante, sostiene Maccari, “il bilancio consolidato 2023 conferma e avvalora quanto di buono era già emerso nel 2022, ossia la solidità e la reattività di Salov nel misurarsi con nuove sfide globali non limitandosi ad arginarne gli effetti dirompenti, ma gestendo i vari mercati e mantenendo un elevato livello di competitività. Inoltre, posso aggiungere, con tutte le cautele del caso, che ci sono buone sensazioni sugli sviluppi della prossima campagna olearia e che perciò già dall’anno in corso potrebbero manifestarsi miglioramenti del mercato in vista di una normalizzazione di offerta e consumi nel 2025”.

E segnali positivi per l’olio di Salov arrivano da alcuni mercati. In Brasile il brand Filippo Berio ha toccato a fine 2023 il nuovo massimo con il 3,6% di quota di mercato a volume, insediandosi al sesto posto a volume e come prima marca italiana. In Canada, secondo le ultime rilevazioni disponibili, Filippo Berio ha raggiunto una quota di mercato a volume del 4% a livello nazionale e del 7% a volume sulla costa Ovest. In Italia, nel segmento dell’olio extravergine d’oliva, Salov detiene una quota del 3,8% (+0,5% annuo) di cui 1,5% apportato dal brand Filippo Berio. Negli oli d’oliva i marchi Sagra e Filippo Berio hanno raggiunto una quota complessiva del 5,3% (+1,8%), di cui il 2,6% attribuiti a Filippo Berio. Fra gli oli di semi, la quota di mercato è del 7,2% (+1%) con il solo marchio Sagra.

A inizio maggio 2024 risale il prezzo degli oli Evo europei

Nel frattempo, a inizio maggio sale nuovamente il prezzo medio all’origine degli oli Evo prodotti in Europa, dopo la flessione degli ultimi mesi in tutte le piazze europee che si è sviluppata a seguito del crollo dei prezzi (fino al 10%) dell’olio Evo spagnolo. Lo afferma l’Osservatorio mensile di Certified Origins, azienda toscana tra i principali produttori e distributori di olio d’oliva extravergine certificato (Igp e Dop), oli mono-origine e blend tracciabili a marchio privato.

Le abbondanti piogge nella penisola iberica, dove si produce circa il 50% degli oli d’oliva consumati a livello mondiale, la prospettiva di una raccolta 2024-2025 abbondante e la diminuzione dei consumi interni di inizio anno, hanno infatti contribuito a un generale ribasso dei prezzi. Adesso invece l’aumento è sostenuto dall’incertezza dei mercati nei confronti dei volumi e della qualità delle scorte di materia prima che serviranno fino alla prossima campagna olearia. Gli ultimi dati della Commissione Europea mostrano che anche i consumi interni si stanno riprendendo dopo l’aumento dei prezzi tra il 2023 e il 2024.

Prezzi stabili in Italia e in Grecia

Nell’area del Mediterraneo l’Italia rappresenta un’eccezione: secondo l’Osservatorio, qui i prezzi all’origine sono rimasti pressoché stabili dallo scorso gennaio (circa 9,50 euro/kg). In Spagna il prezzo all’origine medio, dopo aver toccato temporaneamente la soglia di 7,50 euro/kg in aprile (-17% su gennaio 2024) – è tornato a salire, raggiungendo i 7,85 euro. Anche il mercato dell’olio Evo tunisino ha seguito queste flessioni, con scambi nel mese di aprile a 7,35 euro/kg e a 7,95 euro/kg nel mese di maggio. In Grecia, dove la disponibilità di olio è stata inferiore agli altri paesi osservati, il mercato è risultato meno dinamico e il prezzo medio è rimasto pressoché stabile intorno agli 8.35 euro/kg.

“Sappiamo che la qualità degli extravergine italiani – commenta Giovanni Quaratesi, Head of Corporate Global Affairs di Certified Origins – e la professionalità delle nostre aziende sono apprezzate nel mondo. I dati degli ultimi anni indicano però che la nostra produzione agricola non è sufficiente neppure a soddisfare la domanda interna. Oggi abbiamo l’opportunità di ridurre parzialmente il divario tra domanda e offerta attraverso interventi a lungo termine che promuovano lo sviluppo di nuovi impianti e il recupero degli oliveti abbandonati”.

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Leonardo Testai

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