Il meccanismo del payback – se gli ospedali superano il tetto di spesa prefissato per i farmaci e, ora, anche per i dispositivi medici, sono chiamate a pagare le aziende fornitrici – scuote l’industria del biomedicale pure in Toscana. Portavoce della protesta è Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria-Dispositivi medici e amministratore delegato della società senese Diesse Diagnostica, che sul Sole 24 Ore di oggi, 17 novembre, parla di “disastro che va fermato subito”, sottolineando i grossi rischi per i piccoli produttori di biomedicale (garze, siringhe, tamponi, stent, pacemaker) che non hanno in cassa le somme che le Asl hanno cominciato a chiedere con scadenza a 30 giorni. Un centinaio di imprese in tutta Italia ha già deciso di fare ricorso al Tar.
Il paradosso delle gare d’appalto a prezzi imposti, ora sconfessati
Boggetti sbandiera anche quello che il settore considera un paradosso: la necessità di partecipare a gare d’appalto che impongono quantità e prezzi, sconfessati adesso quando “dopo anni ci chiedono i soldi indietro”. “E’ una follia che rischia di mettere a rischio le prestazioni, perché le aziende potrebbero non riuscire a garantire le forniture di prodotti, anche salvavita, agli ospedali”, afferma Boggetti chiedendo al nuovo Governo Meloni di intervenire subito.
La previsione del payback (che esiste da anni per i farmaci) anche per i dispositivi medici è un’eredità del Governo Draghi contenuta nel decreto legge Aiuti-bis, seguita nel giro di un mese dal decreto attuativo pubblicato il 26 ottobre in Gazzetta ufficiale e poi dalle lettere delle aziende sanitarie inviate in questi giorni. La quota dell’extra spesa a carico delle aziende fornitrici è del 40% per il 2015, del 45% per il 2016 e del 50% per il 2017 e 2018. Il ripiano viene calcolato sull’extra spesa rispetto a un tetto del 4,4% dei fondi sanitari a disposizione delle Regioni.
Silvia Pieraccini