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04 aprile 2022

Export, la pelletteria di Firenze torna al pre-Covid

Su 47,7 miliardi di export toscano 2021, i distretti (secondo Intesa Sanpaolo) valgono 21,2 miliardi.

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Presi tutti insieme, i distretti della Toscana nel 2021 hanno recuperato (e superato) i livelli di export del 2019, cioè prima dell’avvento della pandemia, toccando 21,2 miliardi di export (+29% sul 2020 e +3,8% sul 2019) secondo le elaborazioni del Monitor Distretti realizzato trimestralmente da Intesa Sanpaolo. Il dato si inserisce in un contesto di generale recupero, che a livello regionale ha fatto salire l’export alla cifra-record di 47,7 miliardi, +16,8% sul 2020 e addirittura +10,3% sul 2019.

Non tutti i distretti recuperano il terreno perduto

Andando a guardare nel dettaglio, però, il quadro non è ancora roseo. In particolare il settore moda – che dà oltre il 70% dell’export distrettuale – mostra affanno e segni “meno” rispetto al preCovid per il tessile-abbigliamento di Prato (-4,9% sul 2019 nonostante il recupero del 16,8% sul 2020); per la concia e calzature di Santa Croce sull’Arno (-14,9% sul preCovid e +23,9% sul 2020); per il tessile-abbigliamento di Arezzo (-19,2% sul 2019 e -29,2% anche sul 2020); per la pelletteria e calzature di Arezzo (-38,8% sul 2019 e -42% sul 2020); per le calzature di Lucca (-32,7% sul 2019 e +7% sul 2020) e per le calzature di Lamporecchio (-42,7% sul 2019 e +12,4% sul 2020). A “salvare” l’export del macro-gruppo Sistema moda è stata la gioielleria di Arezzo che, influenzata dal prezzo oscillante dell’oro, ha messo a segno una crescita del 23,5% sul 2019 (e del 73,5% sul 2020), superando 2,6 miliardi di export.

Torna ai livelli preCovid il distretto ‘pelletteria e calzature di Firenze’ (+0,8% sul 2019 grazie al balzo del 40,9% sul 2020), che tocca 6,285 miliardi di export. In linea col 2019 l’abbigliamento di Empoli che nel 2020 ha recuperato il 41,8% (vale 2,5 miliardi di export).

Ecco chi corre di più

I distretti che corrono, e che hanno fatto il salto maggiore dopo il Covid, sono il camper della Valdelsa (+40,5% l’export rispetto al 2019), che è cresciuto anche nel 2020 ma che ora è frenato dalla mancanza di chip e materie prime; la nautica di Viareggio (+29,1% sul 2019); e il vivaismo di Pistoia (+40,6% sul 2019). Bene anche il vino e l’olio esportati dalla Toscana, regge il cartario di Lucca (+0,9% sul 2019) mentre il marmo di Carrara (-4,2% sul 2019) e il mobile imbottito di Quarrata (-2,3% sul 2019) devono ancora recuperare i livelli di export precedenti alla pandemia.

Il futuro è nebuloso sia per la guerra in Ucraina (le esportazioni dirette dei distretti toscani verso Russia e Ucraina rappresentano l’1% ma gli effetti saranno a catena sul commercio mondiale), sia per gli incrementi nei prezzi delle materie prime.

Tito Nocentini, direttore regionale Toscana e Umbria di Intesa Sanpaolo
Tito Nocentini, direttore regionale Toscana e Umbria di Intesa Sanpaolo

“L’aumento dei costi di produzione legati all’approvvigionamento di energia e delle materie prime, insieme alle tensioni geopolitiche internazionali, modificano il contesto – afferma Tito Nocentini, da pochi giorni direttore regionale Toscana e Umbria di Intesa Sanpaolo – e spingono l’intero sistema ad adoperarsi per mantenere accesi i motori delle imprese”.

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