Riparte meglio del pre-Covid la dinamica occupazionale a Firenze nel primo mese del 2023: a gennaio infatti sono 10.500 le assunzioni previste nella città metropolitana, meglio dello stesso mese del 2022 (9.920) e anche del 2019 (10.230), secondo la rilevazione mensile dell’Ufficio studi della Camera di commercio di Firenze sul mercato del lavoro nell’area metropolitana, fatta sui dati dell’indagine Excelsior di Unioncamere. La stima per il primo trimestre 2023 è di 27mila ingressi, contro 25mila nel 2022, e 26mila nel 2019.
In questo primo mese del 2023 “il mood degli imprenditori fiorentini sembrerebbe evidenziare un’inversione positiva” rispetto alla chiusura del 2022, spiegano i ricercatori della Camera di commercio di Firenze, secondo cui però occorre tener presente che nel mese di gennaio le imprese solitamente predispongono i piani delle assunzioni improntati anche a un’ottica di breve termine. “La tonicità del mercato del lavoro – affermano – sembrerebbe correlata alla necessità di rafforzare le competenze presenti in azienda, anticipando le possibili uscite per motivi di pensionamento, e cercando di migliorare anche la qualità dei nuovi ingressi, sia sotto il profilo della specializzazione che dei contratti in entrata, privilegiando spesso il tempo indeterminato, non solo in termini di stabilizzazione”.
Lavoro più stabile, ma difficile trovare le figure giuste
Cresce la propensione a stabilizzare il lavoro da parte delle imprese: la percentuale delle assunzioni a tempo indeterminato passa dal 30,6% al 36%, mentre scende la quota del lavoro a termine (da 55,5% a 51,8%). Rimane però alta la difficoltà di reperimento (45,4%) delle figure professionali da inserire in azienda. Le figure più difficili da reperire tendono ad esser maggiormente incisive per professioni specialistiche dei tecnici informatici, dei tecnici della sanità, operai specializzati nella manutenzione di edifici, operai specializzati nel sistema moda, farmacisti/biologi e medici.
Le figure più richieste dalle aziende fiorentine si concentrano nei servizi di pulizia e alla persona (10,3%), seguite da cuochi, camerieri e settore turistico in genere (8,4%), personale amministrativo (7,6%), operai specializzati nel settore tessile abbigliamento (6,2%), commessi (5,6%), operai specializzati nell’edilizia (5,6%), tecnici delle vendite e tecnici in campo informatico (5,2%), personale non qualificato nella logistica (4,6%) e operai metalmeccanici (4,2%).
Più occasioni per le professioni high skill
Rimane molto ampia l’incidenza delle professioni high skill che risulta in ulteriore aumento collocandosi su uno dei livelli più alti degli ultimi anni (da 24,4% a 27,3) mentre si riducono quelle a media specializzazione (da 33,8% a 29%), così come salgono, posizionandosi su un valore elevato le specializzazioni low skill (da 41,8% a 43,7%). Riguardo alle competenze trasversali, almeno il 26,7% dei nuovi ingressi dovrà essere in grado di applicare soluzioni innovative e il 15,8% dovrà esser in grado di coordinare altre persone. Aumenta notevolmente il peso dei laureati in ingresso (da 18,4% a 21,8%); tra le lauree più richieste tende nettamente a prevalere l’indirizzo economico, insegnamento e formazione e sanitario/paramedico; mentre i diplomi più richiesti (29%) riguardano l’indirizzo marketing, turismo/enogastronomia e meccanica.