Produzione 100% toscana (a Pontassieve, Firenze), azionista giapponese (la società Look Holdings, quotata alla Borsa di Tokio, storico distributore del brand in Giappone). Il marchio di pelletteria ‘Il Bisonte’ non rinnega le origini e i materiali che hanno plasmato la sua identità, come la vacchetta usata per borse e portafogli, ma li attualizza ai gusti dei consumatori internazionali declinandoli in colori e forme nuove: il verde cipresso, il viola Iris, la rosa azalea. Il cambio di stile è finalizzato ad allargare i confini del brand: non più solo Giappone, che oggi assorbe l’80% delle vendite (32 milioni di euro il fatturato industriale 2022, che sale a 71 milioni considerando i ricavi generati dal marchio, +2% sul 2021, con 1 milione di utile netto), ma anche Europa, Usa e Medio Oriente.
Più distribuzione al di fuori del Giappone
“Abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo dati allo scoppio della pandemia – spiega l’amministratore delegato Luigi Ceccon – e siamo tornati ai livelli pre-Covid. Ora puntiamo ad aumentare la distribuzione al di fuori del Giappone, investendo nel wholesale: sia negozi multibrand che department store. Vogliamo far crescere l’Europa, che oggi pesa il 12%, vogliamo continuare a crescere negli Stati Uniti, che già l’anno scorso hanno raddoppiato il fatturato, e spingere il Medio Oriente”.
Il 2023 sarà un anno di consolidamento
Per adesso non c’è invece alcun progetto retail: oltre ai 50 negozi in Giappone, ne restano sei nel resto del mondo (a Firenze, Milano, Roma, due a Parigi e uno a New York, che nel 2022 ha superato 1 milione di euro di vendite). Per quest’anno Il Bisonte prevede di crescere ancora nei ricavi (+6%) ma con volumi sostanzialmente stabili a causa dell'”inevitabile aumento dei listini”, spiega Ceccon che guarda al traguardo dei 75 milioni di fatturato del marchio, con un incremento del wholesale intorno al 10% e una ulteriore crescita dell’ecommerce. “Non prevediamo aumenti sul retail – spiega l’ad – anche se il turismo è in ripresa: difficile fare previsioni in questo scenario instabile”. Dalla sua, Il Bisonte ha un azionista paziente – spiega Ceccon – che guarda alla crescita solida.
Produzione made in Tuscany
La produzione resta made in Tuscany, fatta in gran parte nel raggio di 30 chilometri dallo stabilimento aziendale, sul cui tetto quest’anno saranno installati pannelli fotovoltaici con un investimento di 200mila euro. “Abbiamo investito anche in formazione del personale (gli addetti sono 130) e assunto una decina di persone, e negli ultimi quattro anni abbiamo investito tre milioni in tecnologie – aggiunge Ceccon -. Vogliamo darci un assetto strutturato, in modo che le figure possano essere sostituibili, anche perché la pressione dei grandi marchi, che vengono a fare campagna-acquisti di pellettieri, è sempre più forte”.
Silvia Pieraccini