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10 ottobre 2024

L’Inps fa i conti: la Toscana invecchia, e il lavoro irregolare aumenta

Bilancio in chiaroscuro nel rendiconto sociale regionale 2023: la longevità della popolazione si riflette sulle prestazioni.

Leonardo Testai

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Quasi un toscano su quattro è pensionato, in una regione dove chi lavora lo fa sempre più spesso con forme contrattuali precarie e, talvolta, viziate da irregolarità: il rendiconto sociale regionale del 2023 fotografa “una situazione in chiaroscuro”, osserva Maurizio Emanuele Pizzicaroli, direttore regionale dell’Inps in Toscana, che ha illustrato agli stakeholder del territorio le circa 160 pagine del documento, che va dall’analisi del mercato del lavoro al bilancio delle prestazioni previdenziali, asisstenziali e sociali. “L’Inps rendiconta alla collettività – spiega il direttore – quella che è stata la propria attività nel corso dell’anno passato, e gli aspetti sono tanti”.

Dal conto economico dell’Inps Toscana del 2023 risulta che le entrate correnti sono state di oltre 12 miliardi di euro mentre il totale delle uscite ammonta a oltre 29 miliardi di euro, di cui oltre 15 miliardi e mezzo per pensioni della gestione privata, 5 miliardi e mezzo per pensioni della gestione pubblica e oltre 8 miliardi per prestazioni della gestione privata. Nel 2023, il totale dei pensionati Inps in Toscana è pari a 993.974 unità, di cui il 52% sono donne. L’importo medio mensile risulta più elevato rispetto alla media nazionale tanto per le pensioni dei lavoratori dipendenti privati che per i lavoratori autonomi.

Cosa succede nel mondo del lavoro

Per quanto riguarda la dinamica occupazionale, nell’anno 2023 “abbiamo sì un aumento delle attivazioni dei rapporti di lavoro, ma coincide anche con un aumento delle disoccupazioni, delle Naspi, per cui si può dire che la tendenza è a un lavoro tendenzialmente precario, o comunque non a tempo indeterminato”, ha affermato Marco Rossi, presidente del comitato regionale Inps della Toscana. Nel 2023 in regione sono aumentati i beneficiari di ammortizzatori sociali per cessazione di rapporto di lavoro, soprattutto perché sono state accolte più domande di Naspi che sono aumentate del 7% rispetto all’anno precedente e del 25% rispetto al 2021.

Riguardo alla cassa integrazione, il dato regionale delle ore utilizzate nel 2023 (7.736.727) appare sostanzialmente stabile rispetto al 2022 (7.775.309), con una diversa distribuzione per tipologia di ammortizzatore, che evidenzia una crescita della Cig ordinaria e una diminuzione del ricorso ai fondi di solidarietà. “L’altro aspetto di cui bisogna sempre tener conto – ha evidenziato Rossi – è l’aspetto del contenzioso riguardo ai rapporti di lavoro illegali, alle elusioni, questo è un altro tema molto delicato che inizia a incidere in maniera importante sui bilanci dell’istituto”.

In linea con la tendenza nazionale, spiega l’Inps, la Toscana ha segnato un aumento delle riscossioni per entrate contributive, e si assiste ad una riduzione dell’evasione contributiva accertata (da 47,2 milioni a 34 milioni di euro), mentre aumentano i lavoratori irregolari (da 9.499 a 11.892 in un anno) e diminuiscono quelli in nero (da 809 a 596). Nel 2023 sono stati annullati perché fittizi, e dunque dichiarati per ottenere fraudolentamente prestazioni dall’Inps, 725 rapporti di lavoro dipendente (461 nel 2022), 364 rapporti di lavoro agricolo dipendente (76 nel 2022) e 161 rapporti di lavoro domestico (31 nel 2022), conseguendo un risparmio complessivo per prestazioni indebite non erogate di 7,8 milioni di euro (4 mln nel 2022).

Toscana sempre più vecchia, chi pagherà le pensioni?

E la longevità dei toscani diventa un fattore su cui porre attenzione: “L’età media in Toscana è di 47,8 anni – spiega Pizzicaroli -, contro il dato nazionale che è 46,4. E’ chiaro che se un’aspettativa di vita così alta è un elemento da guardare con favore, dall’altro lato però comporta conseguenze rilevanti sulle prestazioni previdenziali, ma soprattutto su quelle assistenziali”. Infatti, ricorda il direttore regionale dell’Inps, “la dinamica del sistema di ripartizione comporta che se aumenta il numero di pensionati deve aumentare anche la base contributiva per rendere sostenibile il tutto il sistema”. E non c’è solo questo: “Andando a vedere per esempio i dati sulle prestazioni di invalidità civile, si vede che c’è un trend crescente negli ultimi quattro anni, dal 2020 al 2024, e sicuramente l’invecchiamento della popolazione è uno dei motivi di questa crescita”.

Autore:

Leonardo Testai

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