Nel 2014 il celebre fisico, astrofisico, cosmologo e matematico Stephen Hawking, scomparso nel 2018, mise in guardia la comunità scientifica riguardo i pericoli dell’intelligenza artificiale, considerandola una minaccia per la sopravvivenza dell’umanità. Pochi mesi prima di lasciarci, il grande scienziato, nel suo intervento al Web Summit di Lisbona affermò: “Le nostre AI devono fare quel che vogliamo che facciano. I benefici possono essere tanti così come i pericoli. Non possiamo prevedere cosa riusciremo a raggiungere quando le nostre menti verranno amplificate dalle AI. Forse, con questi nuovi strumenti riusciremo a rimediare ai danni che stiamo infliggendo alla natura e forse potremmo essere in grado di sradicare povertà e malattie. Ma è anche possibile che con la distruzione di milioni di posti di lavoro vengano distrutte la nostra economia e la nostra società”.
Qualsiasi riflessione sulle influenze che l’intelligenza artificiale, ormai molto diffusa a tutti i livelli, sebbene ancora a macchia di leopardo, possa portare al mondo e alla nostra economia non può prescindere dalle parole di Hawking. E’ forse ancora troppo presto per stabilire il reale impatto che la AI avrà nelle nostre vite ma già qualcosa si sta muovendo. Innanzitutto bisogna chiarire ciò che si intende per intelligenza artificiale. Si tratta di una disciplina che studia in che modo si possano realizzare sistemi informatici intelligenti in grado di simulare le capacità e il comportamento del pensiero umano.
Numerose startup sono nate negli ultimi anni
Negli ultimi cinque anni sono state numerose le startup nate intorno a questa tecnologia ma, ad oggi, perlomeno in Toscana, non si può dire che la AI sia dilagante nelle Pmi come nelle grandi imprese. Da parte dei lavoratori c’è la diffidenza che porta il sospetto che la AI rubi posti di lavoro. Ma, spiega Mario Puccioni, neuroscienziati e amministratore delegato della startup toscana Binoocle: “Non è vero che si perderanno posti di lavoro. Sta accadendo ciò che si manifestò con la prima robotica, poi tutto è rientrato”.
Quello che rende affascinante l’applicazione dell’AI nelle varie attività delle aziende è che “si possono generare processi veloci e in maniera intelligente con strategie ad hoc che permettono all’impresa di analizzare milioni di dati in tempi velocissimi e di liberare i dipendenti da lavori noiosi e ripetitivi per impiegarli in attività più interessanti e creative. Con Binoocle, per esempio, è stato possibile intervenire su cantieri edili per verificare in tempi veloci il livello di sicurezza dei lavoratori e porre rimedio immediato ad eventuali falle”.
Lo stesso può avvenire nei porti con il controllo sistematico delle banchine e dei container in arrivo che viene elaborato dal computer e non più dall’uomo. Le metodiche dell’AI possono essere varie, si va dall’analisi delle immagini con Koone (da coni e bastoncelli dell’apparato visivo) a metodi che analizzano la voce con algoritmi che permettono di valutare stati soggettivi in campo lavorativo ma anche medico. Il sistema si chiama Mirror e può essere utilizzato per la gestione dei lavoratori che, in forma anonima, parlano delle problematiche che può avere l’azienda e che il computer rielabora offrendo risultati immediati al datore di lavoro.
Molte imprese già oggi lavorano con l’AI senza saperlo
Soluzioni interessanti che però ancora non sono state diffuse così come ci si potrebbe aspettare. “Credo che si vada molto a fasi – continua Puccioni -. Buona parte delle aziende già oggi lavorano con l’AI senza accorgersene. Per esempio nel settore del tessile a Prato usano macchine con elettronica che ha già pezzi di AI. E’ ovvio che, per scegliere l’AI le aziende devono trovarvi un vantaggio e spetta a noi fornire loro soluzioni innovative che possano invogliarle a farne un uso sempre più importante”. Non sarà un passaggio immediato.
Puccioni prevede almeno 10 anni perché l’AI possa essere in ogni impresa. “Noi stessi abbiamo iniziato 5 anni fa – ricorda – e non è stato facile. Adesso impieghiamo una decina di ingegneri informatici specializzati nel settore. I costi? Piano piano si livelleranno così come è accaduto per i personal computer. La cosa buona è che già iniziano ad esserci molti investitori esteri che puntano sulle startup italiane e quelle toscane sono fra le prime”.
Silvia Gigli