Dopo il Comune di Firenze, anche la Regione Toscana ha pronto il suo provvedimento per limitare il fenomeno degli affitti brevi turistici: la modifica al Testo unico del turismo licenziata dalla Giunta regionale, e rivista nelle ultime ore in commissione Sviluppo economico, amplia i poteri di intervento dei sindaci delle città a maggiore intensità turistica. Il provvedimento dovrebbe essere approvato dall’aula, vista anche la convergenza fra il Pd e il Movimento 5 Stelle: ma come già accaduto per le delibere del Comune di Firenze, anche in questo caso si profila il ricorso al Tar da parte degli operatori del settore. E il governo, se ravvisasse un’interferenza con le competenze statali in materia di locazioni, potrebbe anche arrivare a impugnare la riforma alla Consulta.
Il nocciolo della questione toscana si trova all’articolo 60 della proposta, che introduce la possibilità per i Comuni oltre i 50mila abitanti e a maggiore densità turistica di adottare un regolamento con limitazioni territoriali e temporali, se non anche divieti, agli affitti brevi in alcune zone specifiche: tutti i capoluoghi di provincia, ad eccezione di Pistoia, e con l’aggiunta di Viareggio. L’attività di locazione sarà subordinata a un’autorizzazione quinquennale per ogni unità immobiliare destinata alla ricezione; le amministrazioni cittadine a loro volta potranno stabilire un numero massimo di autorizzazioni per ogni singolo soggetto.
Verso un nuovo scontro in tribunale
“Siamo andati a concretizzare misure da mettere a disposizione dei Comuni – spiega il presidente della commissione, Gianni Anselmi – poggiando sul concetto di imprenditorialità di chi opera nel settore ricettivo, attraverso una rimodulazione, ai fini urbanistici, della destinazione d’uso degli immobili, e a prevedere la possibilità di introdurre dei limiti alla diffusione dell’attività ricettiva in aree specifiche”. Per il capogruppo del Partito Democratico, Vincenzo Ceccarelli, “non vogliamo intralciare il turismo, ma dare strumenti ai sindaci per governarlo meglio”.
Parole che non convincono il centrodestra, compattamente contrario alla modifica del Testo unico della Toscana in tema di affitti brevi, e nemmeno le associazioni del settore. “Siamo pronti a intraprendere ricorsi in tutte le sedi competenti per fermare questo provvedimento”, attacca Lorenzo Fagnoni, presidente di Property Managers Italia e Ceo di ApartamentsFlorence, secondo cui “assistiamo a un disegno politico, iniziato a Firenze e ora allargato a tutta la Toscana, che mira a penalizzare le locazioni brevi in favore di altre realtà, e cioè gli hotel. Questo nuovo Testo unico regionale prevede addirittura l’espansione della capacità ricettiva degli alberghi negli appartamenti. Questa furia ideologica non tiene conto della realtà del settore turistico oggi né dell’impatto economico negativo che lo stop agli affitti brevi avrebbe su Firenze e la Toscana”.
I numeri di Nomisma sugli affitti brevi (anche in Toscana)
Secondo un’indagine Nomisma commissionata dal portale online Airbnb, e presentata a Roma, la stima del valore di produzione delle locazioni brevi tramite Airbnb nel 2023 in Italia è di quasi 8 miliardi di euro, con un supporto a oltre 54mila posti di lavoro. Secondo lo studio di Nomisma, sulla base degli annunci di soluzioni di soggiorno prenotate almeno una volta nel corso dell’anno da Airbnb, gli immobili destinati alle locazioni brevi rappresentano l’1,3% delle abitazioni complessive a livello nazionale.
Nei centri storici delle principali città d’arte, tuttavia, la quota di locazioni brevi rispetto all’intero stock abitativo è assai differente. A Firenze nel centro storico, secondo la ricerca, si concentra una quota rilevante degli annunci totali, con un’incidenza del 16,9% delle abitazioni complessive presenti (di cui il 6,1% con affitti brevi per almeno 120 giorni l’anno), ma allo stesso tempo anche la più alta quota di abitazioni non occupate (18,2%). Sardegna (3,8%), Valle d’Aosta (3,3%) e Toscana (3%) sono le regioni con il numero più alto di annunci Airbnb su abitazioni locali.
Leonardo Testai