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27 gennaio 2025

Moda, ecco perchè la ‘cassa’ in deroga non è stata utilizzata (e ora cerca un nuovo perimetro)

I motivi che hanno portato le aziende a usare solo 2,9 milioni sui 110milioni stanziati dal Governo. All’orizzonte la revisione dei criteri.

Silvia Pieraccini
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Venerdì scorso, al Tavolo della moda convocato a Roma dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, si è scoperto che la cassa integrazione straordinaria in deroga, introdotta dal Governo alla fine dell’anno scorso per otto settimane (da utilizzare entro il 31/12/2024) e poi allungata fino a 12 settimane (entro il 31/1/2025), non è servita a tamponare l’emergenza che il settore moda sta vivendo in Toscana. Dei 110 milioni stanziati dal Governo, a pochi giorni dalla scadenza sono stati utilizzati appena 2,9 milioni. Perchè? Proviamo a chiarire cos’è successo grazie all’aiuto di sindacati e operatori del settore.

Le settimane previste per la cassa in deroga sono troppo poche

Innanzitutto i tempi di utilizzo della cassa integrazione in deroga, diretta alle aziende industriali e artigiane che hanno esaurito il periodo “ordinario” di cassa autorizzabile (26 settimane nel biennio nel caso dell’artigianato, coperte dal Fondo di solidarietà bilaterale; 52 settimane nel biennio nell’industria). Le otto settimane previste per il 2024 sono state “disciplinate” da una circolare Inps del 26 novembre scorso, che ha permesso l’apertura della procedura (solo) dal 3 dicembre, periodo in cui le aziende stavano programmando le chiusure per le festività natalizie, prolungate proprio per la mancanza di ordini. Pensare di attivare la cassa in questo periodo, e solo per poche settimane, non è sembrato utile né opportuno. Stessa cosa è successa in gennaio, al rientro dalle ferie, quando il rallentamento produttivo, ancora intenso, si è “scontrato” con la possibilità di attivare poche settimane di cassa in deroga.

La ripresa dell’attività non si intravede

In secondo luogo la cassa in deroga non è decollata per le modalità di utilizzo previste: il datore di lavoro, all’atto della domanda di ‘cassa’, deve dichiarare la ripresa dell’attività al termine dell’ammortizzatore sociale, prospettiva di difficile realizzazione in questa fase, in cui la ripresa del settore sembra rinviata almeno a dopo l’estate.

Strumento solo per le aziende fino a 15 dipendenti

In terzo luogo ha influito la dimensione aziendale: la cassa in deroga è prevista solo per le aziende, industriali o artigiane, che hanno meno di 15 dipendenti, e dunque è preclusa a chi ha più di 15 addetti.

In vista l’allargamento del raggio d’azione della cassa

Nel comunicato diffuso venerdì scorso, il Governo ha annunciato l’avvio di un confronto con le Regioni per “ri-perimetrare il raggio d’azione della cassa in deroga, in modo che possa essere pienamente utilizzata”. Perché questo accada – a sentire gli addetti ai lavori – servirebbe che la cassa in deroga fosse prevista fino a esaurimento delle risorse, senza una scadenza temporale o almeno con scadenza fino a dicembre 2025; che non fosse più richiesto di dichiarare la ripresa produttiva al termine dell’ammortizzatore; che lo strumento fosse accordato a tutte le aziende, non solo ai piccoli sotto i 15 dipendenti. La posta in gioco, dicono i sindacati, è la sopravvivenza della filiera moda. Per questo la richiesta ulteriore è l’azzeramento dei contatori del Fondo di solidarietà bilaterale, per i quali servirebbe un provvedimento apposito.

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Silvia Pieraccini

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