Giovanni Contenti, direttore regionale Inail per la Toscana
Revisione dei modelli organizzativi nelle imprese per il benessere e la sicurezza sui luoghi di lavoro, ma anche formazione, e su tutto un lavoro culturale di sensibilizzazione. E’ questa la mission che Inail persegue in Toscana. “Dobbiamo lavorare in sinergia”, sostiene Giovanni Contenti, manager pubblico di lungo corso, a capo della direzione regionale toscana dal 29 gennaio 2024 dopo aver rivestito lo stesso ruolo nelle Marche. Tocca a lui guidare lo sforzo dell’Inail in una fase di crescita degli infortuni sul lavoro in Toscana: fra gennaio e luglio di quest’anno le denunce sono state 28.351 (+2,53% anno su anno), con 31 morti contro i 29 del 2023, e con un +21,4% delle denunce di malattia professionale.
Direttore, come ha trovato il tessuto produttivo della Toscana?
“E’ un tessuto produttivo molto articolato, con una piccola impresa importante, che promuove tanta qualità nel campo enologico, della moda, del lapideo; ha importanti bacini agricoli, un importante bacino marittimo con realtà portuali come Livorno, Portoferraio, Carrara. L’interesse per un intervento è un interesse di area, e quindi necessariamente si deve andare anche a concorrere con sinergie e iniziative comuni”.
Come vi approcciate alle imprese?
“Con i bandi Isi, i nostri bandi di sostegno alle imprese per gli investimenti in sicurezza, quest’anno interveniamo con circa 49 milioni di euro, cercando di coprire il più possibile la prevenzione delle patologie tecnopatiche, favorendo l’adozione da parte delle Pmi di modelli organizzativi atti a fare in modo che gli ambienti di lavoro siano sempre più sicuri”.
Possiamo fare qualche esempio?
“In un’azienda di pelletteria, il taglio della pelle può avvenire manualmente, ma anche con macchinari dove il taglio può essere fatto da una macchina, con misure prestabilite inserite dal lavoratore, in modo che quest’ultimo sia sempre più lontano dal rischio”.
Altri?
“Nel mondo della pesca oggi abbiamo i giubbini di ultima generazione, che si gonfiano da soli al contatto con l’acqua e sono luminosi, fluorescenti. Poi, la stragrande maggioranza usa ancora verricelli manuali, che sono causa di infortuni con menomazioni rilevanti: oggi ci sono quelli controllati a distanza. L’agricoltura oggi con le nuove tecnologie si avvicina sempre più al lavoro in sicurezza, ad esempio con i trattori di nuova generazione. Ma non tutte le realtà agricole hanno la capacità di poter intervenire con la tecnologia, spesso e volentieri queste attività vengono ancora realizzate manualmente”.
Il ritardo nell’adozione di modelli organizzativi più sicuri è un problema che si continua ad avvertire maggiormente nella piccola impresa?
“Le aziende più grandi hanno modelli che garantiscono di più il lavoratore dal rischio infortunistico, perché adottano il modello di catena produttiva, dove il lavoratore governa la catena e sempre meno entra manualmente all’interno della stessa. Nel mondo artigiano accade l’inverso, ed è lì che dobbiamo prestare attenzione, intervenire con le associazioni di categoria per infondere un nuovo modello culturale con investimenti formativi e informativi, e con macchinari e dotazioni idonee. Quando parliamo di questi settori parliamo spesso di lavoratori autonomi, datori di lavoro di se stessi, e raggiungerli capillarmente non è semplice: ecco perché dobbiamo lavorare in squadra”.
Lo sforzo per le imprese, quindi, è culturale ancora prima che economico?
“L’obiettivo è culturale: la sicurezza deve permeare come modello culturale il mondo del lavoro, e la sicurezza deve entrare all’interno dell’organizzazione del lavoro come uno degli elementi fondanti. Quando le imprese arriveranno alla piena consapevolezza che l’organizzazione del lavoro prevede nei suoi passaggi, nelle sue articolazioni, anche il parametro della sicurezza, che concorre a pieno titolo come tutti gli altri parametri alla produttività delle singole aziende, avremo fatto un grande passo avanti. Da questo punto di vista Inail concorre con gli sgravi Ot23 per le imprese”.
E’ lo sconto sul premio assicurativo annuale dell’istituto?
“Sì, riconosciamo degli sgravi alle imprese che presentano progetti per la sicurezza: il 28% per aziende fino a 10 dipendenti, il 18% per quelle fino a 50 dipendenti, il 10% per quelle fino a 200 dipendenti e il 5% per le aziende più grandi. Sono risparmi importanti, che io mi auguro possano essere riversati in nuovi investimenti interni all’azienda”.
Nell’ultimo anno in Toscana la tragedia di via Mariti ha riportato l’attenzione sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, così come era accaduto in precedenza per la vicenda di Luana D’Orazio: possiamo trarne insegnamenti?
“Non bisogna farsi prendere dalla frenesia della produzione, bensì garantire una programmazione produttiva certa rispetto a quelle che sono le capacità lavorative e le potenzialità dell’azienda, legate a un livello di stress lavorativo sotto soglia. Questo è un elemento che sicuramente concorre a far sì che la produzione garantisca anche standard di qualità, perché quando hai condizioni di questo genere ne beneficia anche la qualità produttiva”.
Tra le numerose iniziative formative che Inail porta avanti, ci sono anche corsi di italiano per i lavoratori stranieri, sempre più presenti nel tessuto produttivo toscano…
“Con l’Università per Stranieri di Siena costruiamo corsi di lingua italiana, perché spesso e volentieri anche l’incomprensione della lingua concorre a far sì che l’investimento in materia di formazione e formazione risulti un disinvestimento, perché il destinatario non comprende la lingua. Ho intenzione di incontrare il rettore Montanari e promuovere anche per quest’anno il sostegno a questi processi formativi. E insieme alla formazione e al sostegno alle imprese, facciamo investimenti di grande qualificazione sociale come quelli del reinserimento lavorativo. Lo stanziamento per il 2024 in Toscana è intorno agli 1,2 milioni di euro. Noi contiamo per fine anno di chiudere più di 50 operazioni di questo tipo, per cui dovremmo chiedere di rimpinguare il fondo…”.
Leonardo Testai