Si è chiuso un anno in frenata per l’industria italiana della pelletteria, che fa i conti del 2024 ma guarda anche al futuro. La presidente di Assopellettieri, la fiorentina Claudia Sequi, considera “molto grave” la chiusura di oltre 100 aziende di borse e cinture nell’anno appena passato – di cui 66 in Toscana – con la perdita di 1.300 posti di lavoro – di cui 1.150 in Toscana -, secondo il report elaborato dal Centro studi di Confindustria Accessori Moda.
Fatturato Italia sceso di 1 miliardo di euro
Il fatturato dell’industria italiana della pelletteria è sceso, secondo le stime, da 13,1 miliardi del 2023 a 12 miliardi del 2024, lasciando per strada più di 1 miliardo di euro (-8,4%). Più forte la riduzione della produzione industriale che a livello nazionale si attesta sul -20,5% (dato Istat riferito ai primi nove mesi). “Esplosa” la cassa integrazione con +139% di ore autorizzate: la Toscana è al primo posto con 5,8 milioni di ore autorizzate, +218% rispetto all’anno precedente. E’ mancato soprattutto il traino delle vendite estere (-9,7% l’export nei primi nove mesi), mentre i consumi nazionali sono rimasti praticamente stazionari.
Il calo dei volumi produttivi porterà una riduzione di personale
Di fronte a questo quadro, che ha solo segni “meno”, la presidente Sequi afferma: “Al momento non si intravedono molti spiragli di recupero per il primo semestre del nuovo anno e in questo scenario di pesante calo di volumi produttivi diverse aziende saranno costrette a ridurre il numero dei propri addetti, con conseguente grave ripercussione sociale”. Cosa fare? Continuare a sollecitare le istituzioni, a partire dal Governo – afferma Sequi – per sostenere il sistema della moda che è il secondo settore industriale italiano, rifinanziando la cassa integrazione nel 2025, concedendo sgravi fiscali e aiutando le aziende in difficoltà.
Attrarre le produzioni di brand del ‘lusso accessibile’
“Oltre la contingenza, però, sarà necessario ripensare il sistema – conclude la presidente – attraverso la definizione di una nuova politica industriale e fiscale che consenta al nostro Paese di essere più competitivo, per attrarre le produzioni di brand dei segmenti del lusso accessibile, oggi spesso svolte in altri Paesi dove qualità e sostenibilità sono ben al di sotto dello standard italiano“.
Silvia Pieraccini