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Industria

11 ottobre 2024

L’industria rallenta ancora (produzione -3,8%), la Toscana è meno brillante della media

Nel secondo trimestre 2024, per l’Irpet, si allarga il divario con l’andamento positivo dell’export: pesano i guai della moda.

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Ancora segno meno, nel secondo trimestre 2024, per la produzione industriale della Toscana, e per giunta con un trend lievemente peggiore della media nazionale (-3,8% contro -3,0%). Secondo l’ultima nota congiunturale dell’Irpet, “sul sistema regionale hanno continuato a pesare le difficoltà del comparto moda, e in particolare, quelle delle filiere più legate alle produzioni di lusso”, e si amplia il divario con l’export che invece prospera. Nello stesso periodo infatti il totale dei flussi verso l’estero è cresciuto del 14% a prezzi correnti, contro il +0,6% registrato a livello nazionale: un dato propiziato anche dalla corsa del prezzo dell’oro.

Secondo quanto rileva l’Irpet, a crescere sopra la media regionale nel primo semestre in termini di export sono state però soltanto quattro macro-specializzazioni produttive: i gioielli (+106%), i prodotti dell’industria agroalimentare (+22,3%), i prodotti farmaceutici (+44,6%) e i macchinari (15,7%). “La forte concentrazione della crescita su poche produzioni e imprese – sostengono i ricercatori – ha contribuito a limitare la capacità di trasmissione dello shock di domanda estera all’intero sistema industriale regionale”, e dunque il dato aggregato della produzione in Toscana ne risente negativamente.

Meno assunzioni nel manifatturiero

Più in generale, nel secondo trimestre del 2024 in Toscana la domanda di lavoro, espressa dagli avviamenti, dopo l’aumento registrato nei primi tre mesi dell’anno, secondo Irpet torna a diminuire. Nel periodo i nuovi contratti diminuiscono di quasi 5mila unità (-2,3%) sullo stesso periodo del 2023 e di più di 8mila, dati destagionalizzati, sul trimestre precedente (-4,6%). Il calo nel volume di nuovi contratti attivati si collega essenzialmente alla contrazione delle assunzioni nell’industria, -11,8% nel trimestre, e dei servizi di alloggio e ristorazione, -8,8%. Nonostante la riduzione della domanda, la dinamica degli addetti dipendenti mostra ancora una variazione positiva rispetto allo stesso periodo del 2023 (34mila dipendenti in più, pari a +2,6%). La crescita osservata è stata determinata dal lavoro stabile (contratti a tempo indeterminato o di apprendistato), 33mila in più rispetto al corrispondente trimestre del 2023 a fronte di un aumento inferiore alle mille unità per i contratti a termine.

A livello di macrosettore di attività economica le performance del lavoro dipendente, rispetto al secondo trimestre del 2023, registrano tutti segni positivi, nell’ordine: +5,4% l’agricoltura, +4,9% le costruzioni, +2,8% il terziario e +1,2% l’industria. La bassa crescita del settore manifatturiero è interamente dovuta alle difficoltà del Made in Italy che resta fermo al livello del 2023, solo +0,3%, con quasi tutte le lavorazioni legate alla moda in negativo, soltanto le confezioni di abbigliamento segnano un aumento, +3,3%. Le contrazioni maggiori si registrano nell’industria conciaria (-5,4%) e in quella calzaturiera (-4,0%) seguite dalla pelletteria (-1,4%) e dal tessile (-1,3%). Nell’industria i risultati migliori, rispetto al secondo trimestre 2023, si hanno nella farmaceutica (+5,5%), nella produzione di macchine e apparecchi (+3,7%) e nell’oreficeria (+3,2%), segni negativi, invece, per il settore del marmo (-1,1%) e della lavorazione dei metalli (-0,8%) quest’ultima in parte coinvolta dalla crisi della moda per la produzione di accessori. (lt)

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