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Ci sono voluti quasi due anni, ma alla fine la Toscana si è dotata di una legge regionale che avvicina la normativa sugli incentivi alle imprese a quella – meno stringente, meno rigida e con un sistema sanzionatorio meno gravoso – di altre regioni manifatturiere come Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte e Marche, e la riporta anche in linea con la disciplina nazionale (la materia è oggetto di legislazione concorrente). Il traguardo è stato tagliato ieri, 7 marzo, nel Consiglio regionale toscano col voto dell’aula (due astensioni, nessun contrario) alle modifiche alla legge 71/2017 sugli incentivi alle imprese.
Nuove norme applicate anche ai bandi dei fondi europei
L’approvazione permetterà di applicare le nuove norme anche ai bandi della programmazione europea 2021-2027 che partiranno nei prossimi mesi, facendo tirare un sospiro di sollievo alle categorie economiche che consideravano la vecchia normativa vessatoria e penalizzante (e che considerano queste modifiche un primo passo verso la semplificazione).
Incentivi a chi mantiene gli investimenti per tre o cinque anni
Un punto strategico su cui si è intervenuti è la durata dell’obbligo di mantenere gli investimenti nel caso in cui le imprese abbiano ottenuto incentivi regionali (per evitare la restituzione): finora questo periodo era compreso tra 8 e 15 anni, adesso si adegua alla normativa nazionale riducendosi a 5 anni (dal completamento dell’erogazione delle somme) fino a scendere a tre anni nel caso di piccole e medie imprese.
Il ritardo nella restituzione di un prestito non comporta la revoca del contributo
E’ stata anche circostritta la casistica che comporta la revoca totale del contributo: restano il dolo e la colpa grave, ma non più il ritardo, magari di qualche settimana, nella restituzione di un prestito, una delle fattispecie che negli ultimi anni aveva fatto schizzare verso l’alto i casi di revoca degli incentivi.
Resta in vigore il divieto – previsto solo in Toscana – di accedere a nuovi bandi per le imprese che si sono viste revocare totalmente il contributo, anche se adesso la durata è stata ridotta da tre a due anni. E’ stata cancellata, invece, un’altra previsione che esisteva solo in Toscana, cioè il rimborso dei costi istruttori imposto dalla Regione a chi subiva la revoca del contributo, rimborso variabile in base alla dimensione d’impresa. Introdotto invece l’obbligo di applicare il contratto collettivo nazionale di lavoro per le imprese che ottengono finanziamenti.
Rafforzato il ruolo delle associazioni di categoria
Se queste norme hanno “alleggerito” le disposizioni rivolte alle imprese, altre hanno rafforzato il ruolo riconosciuto alle associazioni di categoria: si prevede infatti la costituzione di una rete per orientare le imprese nell’accesso alle opportunità finanziarie, compresi i fondi Pnrr e i fondi Ue, che segna un rafforzamento della collaborazione pubblico-privato con l’intento di portare in Toscana più risorse e di aumentare – questo può essere considerato un obiettivo strategico – la platea di imprese che hanno accesso ai contributi. Prevista anche la nascita di una consulta permanente per le imprese (che sostituisce l’osservatorio regionale mai attivato).
Debuttano i contratti di sviluppo regionali
La nuova legge istituisce anche nuove sezioni del Fondo unico per le imprese per il sostegno ai processi di risoluzione delle situazioni di crisi aziendale; per gli interventi diretti all’indennizzo dei danni materiali o immateriali subiti dalle imprese a seguito di eventi calamitosi o comunque eccezionali; per il sostegno alla transizione digitale. Nasce anche il Fondo per la programmazione negoziata (il funzionamento sarà disciplinato con atto di Giunta regionale da adottarsi entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge) che apre la strada a piccoli contratti di sviluppo regionali, finanziati con fondi europei e, si spera, con convenzioni con Cdp o Bei.
Si amplia l’ecosistema del trasferimento tecnologico
La nuova legge amplia infine l'”ecosistema” del trasferimento tecnologico, prendendo atto dei competence center, degli ecosistemi nazionali, dei digital innovation hub, per incentivare l’aggregazione tra soggetti che fanno trasferimento tecnologico e valorizzare chi già opera in questo campo, e introduce il principio della parità di genere in tutte le sue declinazioni per contrastare discriminazioni di genere e favorire la parità sostanziale.
“Questa legge è frutto del confronto e dell’ascolto di tutte le categorie economiche, dei sindacati e delle associazioni – ha detto l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Leonardo Marras – che lamentavano una certa rigidità del sistema, anche confrontando la nostra normativa con quella delle altre Regioni per trovare le soluzioni più adeguate. Adesso abbiamo la possibilità di utilizzare la nuova legge con i bandi che usciranno a primavera della nuova programmazione europea”.
Silvia Pieraccini