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22 agosto 2024

Regione Toscana, ricorso in 12 punti contro l’autonomia differenziata

A differenza dell’altro testo, uguale per tutte le Regioni che lo hanno presentato, questo ha peculiarità specifiche per ogni Regione.

Silvia Gigli
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“Io voglio un’autonomia equa e solidale, non un’autonomia che assomigli a un’autarchia e crei differenze abissali tra le Regioni”. Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani presenta così il ricorso (depositato il 9 agosto alla Cancelleria dello Stato) alla Corte Costituzionale che la Toscana, con gli avvocati Lucia Bora e il professor Andrea Pertici, ha preparato per la Consulta perché ritiene che la legge Calderoli (la numero 86 del 2024) contraddica lo spirito della Costituzione Italiana.

La legge Calderoli contraddice lo spirito della Costituzione

Annunciato dopo l’ultima giunta prima della pausa di Ferragosto, adesso il ricorso è pronto. E si sviluppa in 12 punti: il principale, spiega Giani, è il fatto che la legge Calderoli contraddice lo spirito dell’articolo 116 della Costituzione, perché individua una serie amplissima di materie in modo generale e quindi con questa legge “le Regioni diventano Regioni a statuto speciale come quelle che ci sono già. Ecco, quindi, lo Spacca Italia”.

A differenza del referendum contro l’autonomia differenziata, che è uguale per tutte le Regioni che lo hanno presentato, ovvero Toscana, Sardegna, Puglia, Emilia Romagna e Campania, il ricorso si muove in parallelo con il referendum ma con differenze specifiche per ogni Regione. Del resto, le peculiarità della Toscana, dai beni culturali alla geotermia e le zone lacustri, all’amministrazione delle isole del suo arcipelago, non sono ascrivibili alle altre quattro Regioni. Il presidente Giani fa l’esempio dei beni culturali, della geotermia, delle zone lacustri di interesse nazionale, come la laguna di Orbetello, dell’Arcipelago toscano, tutti ambiti che richiedono una specificità di gestione: “L’autonomia non deve tradursi in una scelta arbitraria da parte della Regione, ma deve essere motivata da singole peculiarità. L’articolo 116 terzo comma tiene conto di questo, ma Calderoli, in questo caso, riteniamo che abbia interpretato in modo opposto quello che è l’intento della nostra Costituzione che indica le condizioni particolari di autonomia”. E prosegue: “La Sardegna ad esempio è una Regione a statuto speciale e quindi ritiene violati dalla legge Calderoli alcuni aspetti procedurali, tipici delle Regioni a statuto speciale. Per la Toscana la situazione è differente. Sono 13 i punti specifici in contrasto con gli articoli 116, 117 e 120 della Costituzione”.

Così ci saranno “Regioni più ricche e regioni più povere”

“Perché parlare di autonomia differenziata quando il testo dell’articolo 116 comma 3 della riforma del V emendamento dice tutto molto chiaramente? Per spaccare l’Italia. Per avere Regioni più ricche e Regioni più povere e invece noi vogliamo un’autonomia equa e solidale. Non è un ricorso che va contro l’autonomia ma che si propone una lettura diversa da quella di Calderoli” continua Giani.

“Fra gli aspetti che contestiamo – prosegue Giani – c’è anche il mancato coinvolgimento delle Regioni nel procedimento che ha portato all’approvazione della legge e anche il rischio che la legge stessa possa portare all’eliminazione dell’intera potestà legislativa concorrente e che non siano assicurate o previste adeguate forme di coinvolgimento del Parlamento a tutela dell’unità nazionale. Altre contestazioni, contenute nel ricorso, riguardano i principi e i criteri direttivi per l’esercizio della delega legislativa volta alla determinazione dei Lep, livelli essenziali delle prestazioni”.

Pertici: “Questa legge marginalizza il ruolo del Parlamento”

“Il ricorso della Toscana – spiega il professore Andrea Pertici – si basa su alcuni elementi della legge sull’autonomia differenziata che ci sembrano nettamente in contrasto con l’articolo 116 terzo comma della Costituzione, che è la principale norma violata, ma non la sola. Abbiamo sollevato le questioni del procedimento per concedere maggiori condizioni di autonomia, dove è emersa una marginalizzazione del Parlamento e, da un certo punto in poi, una perdita della possibilità di interagire da parte della Regione e un coinvolgimento limitato della conferenza unificata Stato-Regioni”.

Il professore si sofferma anche sui punti che riguardano la determinazione dei Lep. “La legge prevede che siano solo individuati e non finanziati né garantiti, come invece sarebbe opportuno. Su questo punto – specifica Pertici – ci sono state anche molte critiche provenienti da esperti, come il professor Gianfranco Viesti e l’ex governatore della Banca d’Italia. Ignazio Visco, prima della sua scadenza, infatti, ha rilevato come l’opera svolta dal comitato per la determinazione dei Lep avesse condotto ad esiti deludenti, perché questi parametri erano individuati in termini troppo generici, senza una reale misurabilità, una mera ricognizione. A ciò si aggiunge la questione dell’extra gettito e del fondo perequativo, previsto dal 119 della Costituzione, fondo istituito proprio per garantire a tutte le regioni i diritti fondamentali. La legge sembra mantenere un extra gettito sempre maggiore per alcune a detrimento di altre, senza assicurare un equilibrio; tutto questo potrebbe innescare una sorta di corsa all’autonomia differenziata per avere maggiori vantaggi.”

“Dopo la richiesta di referendum avanzata dai Consigli regionali e le oltre 500mila firme dei cittadini per abrogare l’autonomia differenziata – evidenzia il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo – oggi la battaglia contro questa norma che spacca l’Italia si arricchisce del ricorso della Toscana alla Consulta. Un’iniziativa utile e parallela al referendum, per fermare una legge ingiusta, che aumenta le disuguaglianze e crea 20 piccole Italie più deboli e fragili. Noi ci batteremo per costruire un’Italia in grado di aiutare i più fragili senza lasciare indietro nessuno”.

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Silvia Gigli

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