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24 febbraio 2025

Rifiuti tessili, parte la sfida per migliorare raccolta e riciclo (come dice la Ue)

In Toscana si recuperano 11mila tonnellate e si punta al raddoppio grazie anche all’arrivo della normativa sull’Epr. Ecco cosa accadrà.

Silvia Pieraccini
I contenitori per la raccolta dei rifiuti tessili installati dall'azienda Sei Toscana

I contenitori per la raccolta dei rifiuti tessili installati dall'azienda Sei Toscana

Dal 1 gennaio 2025 in Europa è obbligatorio il recupero differenziato dei rifiuti tessili (previsto dalla direttiva Ue 2018/85): non si tratta di quelli industriali, che devono essere smaltiti attraverso aziende autorizzate, ma dei rifiuti tessili domestici come i capi d’abbigliamento, la biancheria, le scarpe, borse, stoffe, tende, coperte e tappeti. L’obiettivo europeo non è solo la raccolta, ma la nascita di una filiera che consenta il riutilizzo e il riciclo dei rifiuti tessili, così da ridurre l’impatto ambientale del settore e promuovere l’economia circolare.

Oggi il servizio di raccolta è poco diffuso e male organizzato

In Italia e in altri Paesi dell’Unione europea in realtà l’obbligo della raccolta differenziata dei rifiuti tessili è già attivo dal 1 gennaio 2022 (decreto legislativo 116/2020) ma, come si può vedere in molte città italiane e (anche) toscane, il servizio è poco diffuso e male organizzato: pochi sono i cassonetti (gialli o bianchi) per la raccolta di indumenti e accessori; solo in poche località funziona la raccolta di rifiuti tessili a domicilio su richiesta dell’utente (tra cui Pontedera, Ponsacco, Campi Bisenzio); solo in pochissime città è attivo un servizio di raccolta porta a porta a giorni fissi (a Capannori, ogni due mesi); nella maggior parte dei casi gli utenti devono portare gli abiti usati nei centri di raccolta, spesso lontani e scomodi. Nel 20% delle località italiane la raccolta di rifiuti tessili non viene effettuata.

In Toscana si raccolgono 11mila tonnellate di rifiuti tessili

Nel 2023, secondo gli ultimi dati disponibili di Arrr (l’Agenzia regionale recupero risorse) i rifiuti tessili raccolti in Toscana hanno rappresentato solo lo 0,5% di tutti i rifiuti urbani (che sono 2,15 milioni di tonnellate, di cui il 66% differenziati), una percentuale che è ferma da anni e che significa, in sostanza, circa 11mila tonnellate di abiti usati e scarpe recuperati dalle aziende dei rifiuti, dai Comuni o dalle associazioni del territorio per essere riutilizzati o avviati al riciclo per il riuso delle fibre. La maggior parte degli indumenti e accessori usati e buttati, invece, non viene recuperata, finisce nei sacchi dei rifiuti indifferenziati e viene smaltita in discarica e nei termovalorizzatori. Secondo le stime europee, attualmente solo il 22% dei rifiuti tessili di consumo viene raccolto separatamente per essere riutilizzato o riciclato.

Tre chilogrammi a testa

Qualcosa però in questo settore rimasto indietro ora si muove. A livello italiano, secondo l’ultimo Rapporto rifiuti urbani di Ispra, la raccolta di tessili nel 2023 è cresciuta del 7%, arrivando a 2,9 chilogrammi per persona. La Toscana è appena sopra la media perché si attesta nel 2023 sui tre chilogrammi procapite (3,06 kg), in leggero aumento rispetto ai 2,95 kg/procapite del 2022. Le Regioni più virtuose sono il Trentino-Alto Adige con 4,37 kg di tessili procapite raccolti ald’anno e le Marche con 4,27 kg. Numeri in ogni caso lontani dal traguardo: si stima che in Europa si produca 12 kg di rifiuti tessili a testa all’anno.

Arriva la normativa sulla responsabilità estesa del produttore

A spingere la raccolta ora – secondo molti osservatori – potrebbe essere la normativa sulla responsabilità estesa del produttore (Epr), che impone ai fabbricanti di prodotti tessili di farsi carico della gestione dei rifiuti derivanti dai loro articoli, incentivando la progettazione di capi più durevoli e facilmente riciclabili. Rimasto nel limbo dal 2020, il decreto che renderà operativo il regime Epr per il tessile è atteso nella seconda metà di quest’anno. “Ci aspettiamo l’inizio di una nuova era per la gestione dei rifiuti tessili grazie all’Epr – ha affermato Giancarlo Dezio, direttore generale del consorzio Ecotessili – che, secondo alcuni studi, potrebbe portare a triplicare i volumi dei rifiuti tessili gestiti nei prossimi sei anni. Imprese, consorzi e consumatori sono chiamati a un impegno condiviso per trasformare uno dei settori più impattanti in un esempio di sostenibilità e circolarità”.  Il decreto dovrebbe istituire ufficialmente i consorzi per la raccolta e il riciclo tessile e disciplinarne l’attività. In Italia esistono attualmente sei consorzi (Retex.Green; Re-Crea; Cobat Tessile; Erp Italia Tessile; Erion Textile; Unirau) che, stando alla bozza di decreto, dovrebbero coordinarsi attraverso il Centro di Coordinamento per il Riciclo dei Tessili (Corit).

Gli impianti per potenziare selezione e riciclo dei rifiuti tessili

A valle della raccolta, poi, le città si stanno attrezzando per potenziare gli impianti di selezione e riciclo dei rifiuti tessili, grazie anche ai finanziamenti del Pnrr. Il progetto più importante in Toscana è il Textile Hub di Prato, la cui costruzione, a opera dell’azienda pubblica dei rifiuti Alia, è partita nel maggio 2024 e, secondo le previsioni, si concluderà nel giugno 2026. L’investimento sfiora i 30 milioni di euro.

Si tratta di un impianto di selezione automatica dei rifiuti tessili post e pre-consumo, che utilizzerà l’intelligenza artificiale e una tecnologia a infrarossi per effettuare la cernita per colore e per composizione dei materiali tessili, e di una linea di riciclo meccanico, costituita da una fase di pre-sfilacciatura. La capacità prevista è di circa 33mila tonnellate all’anno, di cui 20mila tonnellate derivanti dal circuito post-consumo, pari al fabbisogno stimato a livello regionale: considerato che oggi si raccolgono 11mila tonnellate all’anno, l’obiettivo è dunque raddoppiare le quantità. La Toscana ci riuscirà?


Autore:

Silvia Pieraccini

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