Il 2024 è stato un anno di assestamento per il venture capital italiano: i capitali investiti nelle startup del Paese si sono attestati a quota 1,1 miliardi di euro, un dato stabile rispetto all’anno precedente. “Una tenuta significativa – afferma Bain & Company Italia nella quarta edizione del suo Venture Capital Scanner – ma che segnala anche la necessità di imprimere una nuova accelerazione per colmare il divario con i grandi ecosistemi europei”.
Un dato distorto dal maxi round di una startup italo-americana
In questo quadro non esaltante, la Toscana sembra essersi difesa, posizionandosi al secondo posto nel mercato del venture capital italiano con un valore complessivo degli investimenti di quasi 120 milioni di euro (pari al 10% del totale nazionale) distribuiti su 25 operazioni, subito dopo la Lombardia che ha attirato 680 milioni di euro. Ma il dato toscano è distorto da Mmi-Medical Microinstruments, startup italo-americana fondata a Pisa nel 2015 e specializzata in microchirurgia robotica, che all’inizio del 2024 ha chiuso un round da 102 milioni di euro. Questo significa che le altre 24 operazioni promosse da startup toscane si sono “spartite” 17,3 milioni di euro.
Nel primo trimestre 2025 calano le operazioni
L’inizio del 2025 non è stato brillante per il venture capital in Italia. Nel primo trimestre – segnala Bain & Company – si sono registrati investimenti per circa 190 milioni di euro, distribuiti su 53 operazioni. “Un calo rispetto allo stesso periodo del 2024, che però va letto con cautela, alla luce della natura non stagionale del business: lo scorso anno, infatti, si erano già chiusi due dei deal più rilevanti, rendendo il confronto poco omogeneo”.
Servono meccanismi più efficaci per agevolare le exit
“L’ecosistema italiano ha dimostrato di saper generare eccellenze – afferma Emanuele Veratti, partner e digital practice leader di Bain & Company Italia – ma la vera sfida è estendere questa capacità, costruendo una base più ampia e solida di successi imprenditoriali. Servono percorsi più strutturati di creazione di valore per le startup, ma soprattutto meccanismi più efficaci per agevolare le exit. È fondamentale, inoltre, canalizzare il capitale verso tecnologie strategiche per il futuro del Paese, facendo leva su competenze distintive e know-how di alto livello. È questo il passo necessario per permettere all’Italia di giocare un ruolo di primo piano nel panorama globale dell’innovazione tecnologica”.
Silvia Pieraccini