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27 marzo 2025

Arezzo, ora i gioielli temono i dazi (dell’Unione europea) e guardano di più all’Italia

Una ricerca di Ice e Federorafi svela le dinamiche d’acquisto di cinque mercati europeri, cui guardare in questa fase di rapporti complicati con gli Usa.

Silvia Pieraccini

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Tra i codici doganali elencati dall’Unione europea per l’applicazione dei futuri ‘dazi di ritorsione’ nei confronti degli Stati Uniti (Paese che ha annunciato balzelli verso l’Ue in più settori, a partire da acciaio e alluminio) c’è anche la gioielleria. Per questo l’industria orafa è preoccupata della guerra commerciale che potrebbe scatenarsi nei prossimi mesi, e ha ribadito le preoccupazioni ad Arezzo, in occasione della presentazione della ricerca sulle vendite di oreficeria e gioielleria in cinque Paesi europei (Regno Unito, Germania, Spagna, Francia e Italia) commissionata a Yoodata dall’Agenzia Ice in collaborazione con Confindustria-Federorafi.

Sul mercato americano c’è una grande incertezza

“Noi i dazi sulla gioielleria li abbiamo già – ha spiegato Giordana Giordini, presidente della sezione Orafi di Confindustria Toscana sud (Arezzo, Siena, Grosseto) e membro del consiglio nazionale di Federorafi – ma adesso, con gli annunci del presidente Trump sull’arrivo di nuovi dazi, si è creata una grossa incertezza sul mercato americano, che è un mercato importante per Arezzo. Il fatto che il nostro distretto sia un campione nazionale dell’export, come risulta anche dai dati sull’andamento 2024, ci rende molto vulnerabili ai dazi. Dobbiamo stare molto attenti”. L’anno scorso l’export di oreficeria e gioielleria aretina è passato da 3,5 miliardi di euro a 7,7 miliardi (+120%), grazie a due fattori “anomali”: il primo è l’aumento delle quotazioni dell’oro; il secondo è il boom di vendite verso la Turchia (+523% sopra 4,7 miliardi di euro) legato alla modifica del regime fiscale turco sull’oro grezzo. Ma nel 2024 è aumentato anche l’export di gioielli aretini verso gli Stati Uniti (+6,5%).

Per il distretto di Arezzo il mercato italiano vale meno del 20%

E il mercato italiano che vale meno del 20%? “Il mercato italiano ha potenzialità di crescita – afferma Giordini – e bisognerebbe fare un’azione comune, tra produttori e dettaglianti, per riportare i giovani nelle gioiellerie. Per questo è fondamentale analizzare il mercato interno per renderlo più attrattivo”.

Le riflessioni finali sulla ricerca Ice saranno fatte a OroArezzo, dopo il tour nei distretti

La ricerca dell’Ice – che è già stata presentata alla fiera VicenzaOro e nel distretto di Valenza e, dopo la tappa di Arezzo, approderà a Vicenza e Marcianise per poi fare il punto finale a OroArezzo – stima le vendite 2023 di gioielleria in Italia in 4.184 milioni di euro (+9,5% sul 2022), mercato che si piazza dopo Regno Unito (5.242 milioni di euro) e Francia (4.923 milioni di euro) e appena prima della Germania (4.087), mentre la Spagna è molto più piccola (1.636 milioni di euro). In Italia il gioiello più acquistato è il bracciale, e il fattore più rilevante nella scelta è il design, che non solo dev’essere bello ma anche nuovo, di tendenza. Il canale distributivo più sviluppato in Italia è ancora la gioielleria (78%).

La sostenibilità per adesso è più teorica che pratica

La ricerca – frutto di 21 colloqui con esperti del settore e più di 3.500 interviste (attraverso un questionario telefonico) a distributori e consumatori – ha lo scopo di dare indicazioni operative utili appunto allo sviluppo del made in Italy. La sorpresa è che la sostenibilità per adesso è più terorica che pratica, nel senso che al momento dell’acquisto è difficile che la scelta sia condizionata dal fatto che il gioiello provenga da oro riciclato (che peraltro costa di più). “E’ lento il passaggio dalla presa di coscienza dell’importanza del tema alla traduzione in effettivi comportamenti d’acquisto”, afferma la ricerca. Il ‘made in Italy’ è un fattore di successo, anche se all’estero ciascuno apprezza di più le produzioni del proprio Paese (ad eccezione del Regno Unito che apprezza il made in Uk come il made in Italy.


Autore:

Silvia Pieraccini

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