Il Piano per la Banda ultralarga del ministero per le Imprese e del made in Italy si avvicina alla scadenza di settembre 2024, ma in Toscana – ancor più che in Italia – il livello di copertura di abitazioni, aziende e uffici pubblici con la fibra ottica nelle aree a fallimento di mercato, le cosiddette ‘aree bianche’ ignorate dagli investimenti privati, in larga parte zone periferiche e borghi rurali, è ancora molto indietro rispetto all’obiettivo. Lo certifica il Collegio del controllo concomitante della Corte dei Conti, che con una delibera appena approvata segnala un “sensibile ritardo” nella realizzazione delle infrastrutture digitali legate al Piano, con una dilatazione dei tempi medi delle fasi procedurali e uno spostamento in avanti della concreta attuazione rispetto alle scadenze originarie dei bandi.
Ftth e Fwa, qual è la differenza
Il Piano, finanziato prevalentemente con i fondi strutturali europei Fesr e Feasr, nonché con il fondo nazionale Fsc – in tutto 3,5 miliardi di euro, poi ridotti a 2,9 – con Infratel come soggetto attuatore, a livello nazionale interessa 7.413 comuni con la copertura di circa 6.300.000 unità immobiliari a tecnologia Fiber To The Home (Ftth), ossia con la fibra ottica che arriva direttamente nell’immobile; e 2.100.000 a tecnologia Fixed Wireless Access (Fwa), il sistema ibrido (rete fissa e wireless) per portare la banda larga e ultralarga anche nelle zone più difficili da raggiungere dalla rete fissa per motivi tecnici o naturali – come piccoli comuni, zone montane o rurali più isolate. L’obiettivo di copertura riguarda anche 29.895 tra sedi della Pa e aree industriali.
A fine 2023, secondo quanto rileva la Corte dei Conti, in base al piano nazionale risultavano coperte con tecnologia Ftth circa 3,4 milioni di abitazioni (il 54% del target finale) a livello nazionale, e 18.616 fra sedi Pa e aree industriali (il 62%), oltre a 437.000 unità immobiliari in fase di collaudo (7%) e più di 2,2 milioni in fase di lavorazione (36%). Ancora meno positivi risultano i dati emersi sugli investimenti di rete Fwa che però, secondo i giudici contabili, vanno letti con maggiore con cautela in virtù della tipologia di architettura Fwa, che come collegamento radio può avere ricadute anche in aree contigue.
L’obiettivo per la fibra è ancora a metà
In Toscana solo poco più della metà delle unità immobiliari previste dal Piano per la Banda ultralarga risultano oggi coperte dalla fibra Ftth: 163.682, su un totale di 321.875, mentre altre 20.957 risultano in fase di progettazione esecutiva,127.027 in lavorazione, e 7.130 già alla fase di collaudo. Va ancora peggio, con una copertura di 865 unità su un obiettivo di 1.883, per le sedi della Pa e tutte le aree industriali. Per quanto riguarda la tecnologia Fwa, pur con tutte le cautele del caso, il livello di copertura calcolato è di 17.926 unità immobiliari, rispetto a un obiettivo di 88.754 dichiarato nel Piano.
Nel complesso, in Toscana, per la fibra Ftth il Piano vede il 78% di progetti approvati sui 451 previsti, e il 69% dei cantieri completati contro il 75,5% nazionale. La tecnologia Fwa vede invece il 52,4% di progetti approvati sui 340 previsti, e il 96% di cantieri completati, perfettamente in linea col dato nazionale. Il lotto Toscana della gara d’appalto per la Banda ultralarga ha visto un importo d’aggiudicazione pari a 40.946.017 euro, con una differenza pari all’82% del bandito. Le penali comminate finora per i ritardi nella copertura ammontano a 3,87 milioni di euro, cifra molto vicina alla soglia del 10% dell’importo di aggiudicazione fissata come massimo per le penali stesse: il margine ancora disponibile è dello 0,6%, “lasciando pochi spazi – scrive la Corte dei Conti – per ulteriori interventi in tal senso”.
In generale, i magistrati raccomandano al Mimit di svolgere funzioni di impulso e controllo, anche tramite Infratel, sullo stato di avanzamento del progetto al fine di garantire la completa realizzazione dello stesso entro settembre 2024; e ove la scadenza finale non possa essere considerata coerente con l’attuale progresso delle opere, adottare ogni azione necessaria per consentire la finalizzazione del Piano in tempi celeri, rafforzando i controlli al fine di intercettare tempestivamente eventuali scostamenti dal nuovo cronoprogramma e porre in essere i necessari interventi correttivi; monitorare l’impatto della scarsità di manodopera specialistica sull’esecuzione delle attività, avviando tempestivamente ogni iniziativa necessaria ad affrontare tale problematica.
I Comuni montani attaccano: “Digital divide irrisolto”
Ma per l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (Uncem), il piano per la banda ultralarga è in ritardo “non solo per la mancanza di manodopera” ma anche perché “è cambiato” e “non è mai stato condiviso con i sindaci, come Uncem aveva chiesto. Condividerlo da parte di Open Fiber e delle imprese, molte straniere, prima di scavare, avrebbe evitato giri assurdi fatti su base di mappe satellitari”. Per Marco Bussone, presidente di Uncem, “si è agito senza capire che in montagna nevica e c’è il ghiaccio sulle strade per diversi mesi, e quindi bisogna agire subito in una logica di valle. Invece no: le ditte che ottengono il subappalto vanno e tornano troppe volte per fare una valle”.
Inoltre, lamenta Uncem, “i costi di abbonamento, per i Comuni e le sedi pubbliche, come scuole, municipi e biblioteche, sono raddoppiati rispetto al pre-Bul. Per servizi che dovrebbero essere garantiti dallo Stato. Tutte questioni che Uncem in sette anni ha sempre sollevato in tanti tavoli, con tanti ministri, parlamentari e assessori regionali. Ora confidiamo nel Piano Italia 5G e nel Piano Italia 1 Giga, finanziati dal Pnrr. Perché il Piano Bul il divario digitale non l’ha risolto. Se non fosse stato per operatori privati di Fwa, internet senza fili, andremmo ancora peggio”.
Leonardo Testai