Fra un corteo e l’altro a Siena, il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha convocato per giovedì 30 gennaio a Roma un nuovo tavolo di confronto su Beko Europe, alla presenza di azienda, organizzazioni sindacali ed enti locali. Senza che negli ultimi due mesi, in realtà, ci siano dei fatti nuovi da mettere sul piatto per cambiare un piano che prevede non solo la chiusura entro la fine del 2025 della fabbrica senese coi suoi 299 dipendenti – da tempo in presidio permanente di fronte ai cancelli -, ma anche altri siti produttivi in Italia per un totale di 1.935 esuberi complessivi.
La notizia è stata diffusa dal Mimit nel giorno di un nuovo corteo di protesta dei lavoratori Beko di Siena: la manifestazione promossa dai sindacati, con circa 250 persone, è partita davanti ai cancelli dell’impianto per concludersi con un comizio di fronte alla stazione ferroviaria. “Chiediamo che venga ritirata la data di chiusura del sito fissata per il 31 dicembre 2025 – ha affermato Daniela Miniero, segretaria generale della Fiom-Cgil di Siena -, e presentato un piano industriale che non preveda chiusure e licenziamenti, dopo saremo aperti a qualsiasi tipo di trattativa”. In caso contrario, sostiene la sindacalista, “vedranno una resistenza ancora più dura”.
Regione, Provincia e Comune di Siena, che giorni fa si sono riuniti al tavolo di coordinamento istituzionale sulla vertenza Beko, hanno avanzato la richiesta di stralciare la data del 31 dicembre 2025 come termine ultimo per la chiusura dello stabilimento. “Beko Europe si deve assumere la sua responsabilità per il futuro dello stabilimento e dei lavoratori”, ha affermato la sindaca di Siena Nicoletta Fabio, che ha partecipato alla manifestazione.”Credo che le istituzioni, prima, durante o dopo, devono essere coinvolte”, ha detto, precisando che di stabilimenti Beko a rischio in Italia “ce ne sono anche altri, ma non voglio fare una guerra tra poveri: bisogna essere compatti in questa fase e bisogna muoversi sul piano nazionale”. (lt)