E’ salito a cinque il numero delle vittime dell’esplosione del 9 dicembre al deposito Eni di Calenzano: alle due accertate il giorno stesso si sono aggiunte le tre persone date per disperse. Nell’esplosione hanno perso la vita Carmelo Corso e Vincenzo Martinelli, residenti a Prato; Franco Cirielli e Gerardo Pepe, provenienti dalla Basilicata; Davide Baronti, nato a Novara ma residente a Bientina, nel pisano. La procura di Prato, territorialmente competente, ha aperto un’inchiesta: omicidio colposo plurimo sarebbe una delle ipotesi di reato, ma secondo le voci circolate ci sarebbe almeno anche un’altra contestazione, mentre non è emerso se siano già state iscritte delle persone o meno nel registro degli indagati.
Il procuratore Luca Tescaroli ha effettuato un sopralluogo all’interno del deposito di Calenzano dove ieri è avvenuta l’esplosione, così come due periti della procura incaricati di redigere una perizia sugli esplosivi: sono sono l’esplosivista Roberto Vassale e il chimico esplosivista Renzo Cabrino, che hanno tra l’altro già lavorato come periti nella strage di Capaci, inchiesta di cui si occupò Tescaroli come pm a Caltanisetta. Eni, dal canto suo, sta collaborando con l’autorità giudiziaria “per individuare quanto prima, in modo rigoroso tramite le opportune e approfondite verifiche tecniche, le cause reali dell’esplosione, delle quali è assolutamente prematuro ipotizzare la natura”.
Arpat mette nel mirino le acque reflue
Nel frattempo tende a ridimensionarsi ancora l’allarme sull’inquinamento, almeno per quanto riguarda le emissioni in aria. “Grazie alla limitata durata dell’evento – sostiene Arpat -, si stima che la nube si sia dispersa in quota in tempi relativamente brevi e di conseguenza, le concentrazioni in aria a livello del suolo, sono state ritenute trascurabili. Per tali motivi non si è ravvisata la necessità di prelievo di campioni al suolo”. L’incendio, secondo l’agenzia, è durato meno di un’ora: i fumi si sono innalzati per una quota stimabile in 100-200 metri dal piano di campagna per effetto della differente densità rispetto all’atmosfera, per poi stabilizzarsi per effetto del vento teso in quota.
Nel corso del sopralluogo i tecnici Arpat hanno invece verificato che l’impianto di trattamento delle acque reflue “risultava in disfunzione a causa dei quantitativi eccessivi di reflui accumulati a seguito della raccolta delle acque di spegnimento”. Per questo motivo, una volta accertato “che l’impianto stava scaricando acque non depurate, per il traboccamento del troppo pieno nel fosso Tomarello, è stato richiesto immediatamente a Eni di effettuare le manovre per interrompere lo sversamento, dirottando le acque in vasche interne all’impianto. Le acque sversate, infatti contenevano essenzialmente prodotti schiumogeni utilizzati per lo spegnimento, mentre i residui di idrocarburi sono risultati limitati”.
Sciopero a Firenze e Livorno, i bus di At a secco?
La rabbia dei lavoratori per l’accaduto non si spegne. “E’ l’ennesima strage – ha accusato il segretario generale nazionale della Cgil, Maurizio Landini – che dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, che questo sistema di impresa è fondato sull’insicurezza, sulla mancanza effettiva di procedure in grado di garantire la salute e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori”. Mercoledì 11 dicembre, giorno del lutto regionale, i lavoratori della raffineria Eni di Stagno effettueranno due ore di sciopero alla fine del turno di lavoro, mentre a Calenzano ci sarà una manifestazione nell’ambito dello sciopero generale provinciale di 4 ore.
La chiusura del deposito di Calenzano e lo sciopero in quello di Livorno potrebbero provocare problemi per l’operatività del servizio di trasporto pubblico, secondo quanto dichiarato da Autolinee Toscane: per il gestore unico del Tpl su gomma, “il mancato rifornimento presso i depositi rischia di essere particolarmente impattante a Firenze, dove, soprattutto per gli impianti di Peretola, si stima che le riserve presenti possano esaurirsi nell’arco di un giorno. Questo potrebbe provocare sensibili disagi per l’utenza, poiché i bus rimasti senza carburante non potranno entrare a fare il servizio di trasporto pubblico locale”.
Il Comune si muove per il risarcimento danni materiali
Nel frattempo, per chi ha subito danni materiali dall’esplosione, il Comune di Calenzano ha attivato una casella mail all’indirizzo richieste.eni@comune.calenzano.fi.it a cui aziende e cittadini possono inviare un primo contatto per essere poi reindirizzati a Eni. Per poter attivare la pratica di risarcimento danni sarà necessario avere le relative immagini fotografiche. Sarà inoltre necessario distinguere tra danni limitati a finestre e infissi, per i quali si richiede di inviare foto, dati del richiedente e preventivo di spesa per la riparazione; per danni di natura rilevante, invece, è necessaria anche una perizia da parte di un tecnico. (lt)