Omicidio colposo plurimo, rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, disastro colposo – nel caso specifico, il crollo di costruzioni – ai sensi degli articoli 434 e 449 del codice penale: sono le ipotesi di reato su cui si sta muovendo la procura di Prato, secondo quanto trapela da Palazzo di Giustizia, per l’esplosione al deposito Eni di Calenzano costata la vita a cinque lavoratori, con 26 feriti. Secondo la Cna della Piana fiorentina, praticamente tutte le imprese di via Erbosa, via Pescinale e via La Prata hanno subito danni per l’esplosione, e anche aziende situate a chilometri di distanza sono state colpite, seppur in misura minore: la conta dei danni, ancora in evoluzione, supera i tre milioni di euro.
Manutenzione straordinaria sotto la lente della procura
Al centro delle indagini, presunte inadempienze nella manutenzione straordinaria in corso alle pensiline numero 5 e numero 6 per il carico delle autobotti, dove agli inquirenti risulterebbe ci fosse un guasto che causava un malfunzionamento a una linea dismessa da anni, nelle condotte di collegamento tra i silos di stoccaggio, nella parte terminale della linea di carico per le autobotti. Tant’è vero che due mesi fa Vincenzo Martinelli, camionista morto nell’esplosione, avrebbe messo in evidenza “continue anomalie sulla base di carico” in una lettera alla sua azienda, per contestare un procedimento disciplinare a suo carico sul rifiuto di finire un viaggio.
In quell’area sarebbe avvenuta una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico, fuoriuscita che per la procura sarebbe dovuta “alla chiara inosservanza delle rigide procedure previste”, e “le conseguenze di tale scellerata condotta non potevano non essere note o valutate dal personale in loco”. La procura di Prato ha messo sotto sequestro il deposito di Calenzano, ordinando perquisizioni per acquisizioni di documenti in più sedi dell’Eni e alla Sergen di Grumento Nova (Potenza), azienda specializzata in manutenzioni meccaniche: due suoi lavoratori, Franco Cirelli e Gerardo Pepe, impegnati proprio nei lavori a Calenzano, hanno perso la vita nell’esplosione.
Sindacati in piazza, tremila a Calenzano
Il giorno del lutto regionale, e della commemorazione delle vittime dell’esplosione, è stato anche il giorno delle iniziative dei sindacati, con epicentro a Calenzano per la manifestazione pomeridiana di Cgil, Cisl, Uil e Ugl: tremila partecipanti secondo gli organizzatori, e una folta presenza di rappresentanti delle istituzioni locali. A Firenze i sindacati di base Usb, Cobas e Cub Firenze hanno organizzato un presidio davanti alla sede Inail, mentre a Livorno hanno scioperato i dipendenti della raffineria Eni di Stagno. I rifornimenti per i sistemi di stoccaggio del carburante per i bus di Autolinee Toscane, a rischio stop per la chiusura di Calenzano e lo sciopero a Livorno, sono arrivati da Ravenna: 33.000 litri di gasolio in una notte.
Sull’onda delle conseguenze dell’esplosione, le istituzioni locali continuano a evocare l’idea di una possibile “delocalizzazione” del deposito Eni di Calenzano. “So che ci sono difficoltà già oggi da un punto di vista logistico per gli approvvigionamenti – afferma il sindaco Giuseppe Carovani -, sappiamo benissimo che è un sito nevralgico e strategico, tuttavia la riflessione deve essere fatta”. Per Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, “il buon senso, come è evidente a tutti, ci dice che quel luogo è inappropriato per le funzioni che lì vengono svolte”.