Sul ring della battaglia fra il Comune di Firenze e la proliferazione degli affitti brevi nel centro storico è tutto pronto per il secondo round: all’ordine del giorno della seduta di Consiglio comunale di martedì 30 luglio c’è quasi solo la delibera di giunta che ripropone – stavolta, sotto forma di variante al nuovo Piano operativo comunale – lo stop alle nuove locazioni turistiche. La prima scelta politica rilevante della nuova amministrazione guidata da Sara Funaro.
Secondo round al Tar (ci va Forza Italia)
E se i numeri della maggioranza a Palazzo Vecchio non suggeriscono sorprese sul via libera al provvedimento, l’opposizione è pronta a rispondere già a fine seduta: Forza Italia ha annunciato il ricorso al Tar Toscana contro la delibera. Sperando in un esito uguale a quello del primo ricorso, quando i giudici amministrativi decretarono la decadenza del primo stop per incoerenza normativa: il Poc approvato a marzo 2024 non la comprendeva, fu stralciata con un emendamento, frutto della necessità di non lacerare ulteriormente la fragile maggioranza che allora sosteneva il sindaco Dario Nardella.
“La proprietà privata è sacra per la famiglia, quindi della mia casa io faccio nei termini legali quello che voglio”, ha attaccato il consigliere comunale forzista Alberto Locchi, secondo cui per quel che riguarda il fenomeno in generale, “noi siamo i primi a pensare che questo aspetto debba essere regolamentato, ma ci sono tanti modi”, come “ad esempio maggiori controlli sui bed and breakfast attuali, ce ne sono alcuni che non rispettano le norme per esserlo, vanno fatti i controlli sulle dotazioni di sicurezza”.
“Meglio combattere il mordi e fuggi, anche col ticket”
Altro aspetto, per il consigliere forzista, “è rivalutare completamente la tassa di soggiorno che, se impostata in maniera diversa, magari premiando i turisti più virtuosi che stanno più tempo a Firenze a discapito di chi ci sta poco, potrebbe aiutare”. Oggi, calcola Forza Italia, a Firenze più di 4 miliardi di euro all’anno vengono generati dalle locazioni turistiche in città, e dei 76 milioni dell’imposta di soggiorno quasi 40 arrivano dalle locazioni turistiche. Secondo Locchi dunque “il vero problema è un altro: intervenire sui turisti mordi e fuggi che entrano a Firenze, non dormono in città, e vanno via senza dare nessun tipo di aiuto economico alla città. Questo è un problema che l’amministrazione non si è posta”.
E contro questa componente dell’overtourism, secondo il consigliere regionale azzurro Marco Stella, si può anche arrivare a implementare un “ticket di ingresso”, sebbene sia “più difficile da fare rispetto a Venezia”, ma è realizzabile “introducendo anche alcuni elementi come l’intelligenza artificiale, che ci consente di capire quali sono le persone che arrivano e vanno via”. Un meccanismo come quello dello ‘scudo verde’, progettato dall’amministrazione comunale per regolare il traffico in entrata a Firenze – e aspramente contestato dal centrodestra – ha tuttavia osservato Stella, “è una delle possibilità” per controllare questi flussi turistici.
Funaro sogna limiti anche fuori dal centro
Per Palazzo Vecchio, in realtà, la priorità sembra essere riuscire a estendere i limiti agli affitti brevi anche fuori dall’area Unesco: la sindaca Sara Funaro ne ha parlato alla ministra del Turismo Daniela Santanché, con nessun riscontro chiaro ma con una interlocuzione ancora aperta. “Tra le proposte che vorrei portare c’è la possibilità di dare ai Comuni ad alta densità abitativa e con alto impatto turistico la possibilità di regolamentare, di mettere in campo vari strumenti”, ha detto Funaro, chiedendo norme per “poter intervenire anche da un punto di vista numerico, e di poter intervenire con ulteriori controlli e cose che possono esser fatte”.
Ma sul tema vuole vederci più chiaro anche il governatore Eugenio Giani, facendo riferimento alla legge quadro sul turismo che sarà approvata in Consiglio regionale dopo l’estate. “Quello che viene fatto dal Comune di Firenze, nel momento in cui passa la legge quadro sul commercio, automaticamente ha valore di norma regionale”, ha ricordato il governatore, assicurando “impegni che riguardano la lotta per non vedere disperdere il tessuto residenziale del centro storico per l’eccesso di Airbnb. Poi se dal centro storico, capitolo a cui eravamo rimasti e per cui anche la nostra legge regionale può essere più sostanziosa, si apre ad altre aree, discutiamo su quali siano tali aree”.
Federalberghi chiede il censimento della ricettività
Dal lato degli albergatori, a cui gli affitti brevi sottraggono fette di pubblico e rischiano di creare problemi anche nel rapporto con una politica volta a contenere i flussi, la richiesta è quella di una programmazione ad opera delle istituzioni. “Il turismo è una risorsa importante e non deve essere vissuto dai residenti come un male, che penalizza la loro qualità di vita”, ha affermato il presidente di Federalberghi Firenze, Francesco Bechi, che propone “un censimento dell’intera offerta ricettiva fiorentina, mettendoci anche studentati e affitti brevi: e poi valutiamo come intervenire considerando le reali esigenze della città”.
Secondo Bechi “i Comuni devono poter pianificare la propria offerta ricettiva ma per farlo hanno bisogno di norme precise. Siamo consapevoli del vuoto normativo e visto che ormai il fenomeno coinvolge tanti paesi servirebbe probabilmente anche una norma europea che metta in condizione lo Stato, le Regioni e infine i Comuni di affrontare al meglio la situazione che ci troviamo davanti: da una parte dobbiamo prendere atto della richiesta di questo nuovo tipo di ricettività, dall’altra vanno trovati criteri e regole precise, che tengano conto di tutte le specificità”.
“I turisti non vanno contati, vanno pesati”
E contenere i flussi tout court sarebbe un errore, secondo le imprese: “I turisti vanno pesati – sostiene Aldo Cursano, presidente di Confcommercio Firenze -, non vanno contati. Questo giochino dei numeri è insostenibile per una città come Firenze, è come mettere dei ragazzi a giocare a pallone in una cristalleria: ci sono e ci saranno dei danni. Ecco perché occorre ripristinare un equilibrio, perché le città devono essere prima di tutto dei cittadini, e poi condividere la storia gli spazi, la bellezza, la cultura con gli ospiti”.
Ma per riportare la residenza in centro – obiettivo fin qui mai raggiunto, con poche leve (soprattutto fiscali) messe in campo – servono politiche più corpose. “Se tutti i servizi, le funzioni, si trasferiscono fuori dai centri delle città, le persone vanno dove ci sono i servizi”, afferma Cursano, invocando “politiche per incentivare e sostenere questo elemento fondante, la città dei cittadini”, per cui “ritorniamo a ridare una centralità e a privilegiare la residenza, le funzioni e i servizi, e interveniamo su questa speculazione finanziaria, edilizia, turistica”.
Leonardo Testai