Ci vogliono tre settimane per spedire via nave un container pieno di bottiglie di vino dall’Italia alla East Coast degli Stati Uniti e per effettuare le operazioni di sdoganamento. Ma quelle tre settimane ora sono diventate un ostacolo alle esportazioni, perché il vino in partenza oggi arriverebbe a destinazione dopo il 2 aprile – data in cui dovrebbero entrare in vigore i dazi del 200% su vini e alcolici annunciati dal presidente americano Trump – con la conseguenza che a pagare il balzello sarebbero gli importatori. Il prezzo del vino a quel punto triplicherebbe, e sarebbe certo (molto) più difficile da vendere.
Gli ordini sono stati congelati
Il risultato è che da cinque-sei giorni nessun container di vino toscano è partito dal porto di Livorno diretto negli Stati Uniti. Le spedizioni sono ferme. Gli ordini congelati. I magazzini degli interporti sono pieni di bottiglie. I dazi hanno già colpito il settore prima ancora di entrare in vigore. E i timori dei produttori toscani aumentano di giorno in giorno.
Ruffino ha 1 milione di bottiglie bloccate
“La prima mossa è stata della catena di supermercati americani TotalWine – ha spiegato al Sole 24 Ore Sandro Sartor, presidente e managing director della Ruffino di Pontassieve (Firenze) – che ha scritto a tutti i fornitori europei per cancellare gli ordini sospesi, spiegando di non volersi assumere il rischio di pagare i possibili dazi all’arrivo della merce. Poi è stato il turno dell’associazione degli importatori americani, Us Wine Trade Alliance, che ha dato istruzione ai propri associati di interrompere tutte le importazioni dall’Europa”. Ruffino, controllata dal gruppo americano Constellation Brands, esporta negli Usa il 50% del fatturato (60 milioni di euro su 120) e ora è preoccupata: “Abbiamo 1 milione di bottiglie bloccate a Livorno, ci hanno cancellato tutti gli ordini del mese di marzo”, ha sottolineato Sartor. Che a Radio24 ha aggiunto: “Se le spedizioni non riprenderanno entro poche settimane, saremo costretti a fermare la produzione perché i magazzini ‘scoppiano’ e non possono contenere altro vino imbottigliato”.
Le scorte di vino fatte dagli americani basteranno per i prossimi due mesi
Come Ruffino sta, con sfumature diverse, gran parte del settore. “In questo momento l’indicazione è evitare di spedire merci negli Stati Uniti”, ammette Renzo Cotarella, amministratore delegato della Marchesi Antinori di Firenze, una delle più antiche case vinicole che esporta in Usa quasi il 15% del fatturato, 35 milioni di euro su 240. “A questo punto – aggiunge – l’unica cosa da fare è aspettare il 2 aprile, sperando di poter riprendere le spedizioni subito dopo”. Per fortuna le (grosse) scorte fatte nei mesi scorsi, quando il timore dei dazi aveva spinto gli importatori americani a fare ordini sostanziose, assicurano uno stock di vino sul mercato a stelle e strisce che permetterà di soddisfare la domanda almeno per due mesi. Poi, è tutto da vedere.
Silvia Pieraccini