Tra un braccio di ferro sugli stipendi non pagati, un rinvio improvviso dell’incontro con la Regione, e uno sciopero della fame avviato dal Collettivo di fabbrica, la situazione per la ex Gkn di Campi Bisenzio è sempre più caotica e sempre più lontana dalla soluzione auspicata all’inizio della vertenza: quel percorso di reindustrializzazione immediata che, negli ultimi 20 anni, non hanno conosciuto la Electrolux di Scandicci e la Seves di Firenze, la Trw di Livorno e la Eaton di Massa. Dal 9 luglio 2021, giorno di annuncio della chiusura da parte della multinazionale Gkn controllata dal fondo Melrose, i lavoratori sono passati da 422 a circa 150, forse di meno perché la diaspora è lenta ma apparentamente inarrestabile.
Intanto la proposta di legge regionale sui consorzi industriali, elaborata dal Collettivo di fabbrica per favorire l’ingresso del pubblico nella proprietà dello stabilimento, dopo essere stata inviata per Pec nelle scorse settimane approda in Consiglio regionale con le insegne di un gruppo politico: il M5s ha fatto propria la pdl e l’ha depositata. La consigliera regionale Silvia Noferi auspica dunque “il coraggio ad impegnarsi fin da subito a calendarizzare e approvare la legge regionale”. Attraverso lo strumento dei consorzi, secondo il Collettivo, Comuni, Regione, università, privati, cooperative, centri di ricerca, anche coi fondi dei workers’ buyout, potrebbero intervenire su aree industriali come quella di Gkn.
Il M5s porta in Consiglio la pdl sui consorzi
Sul lato della Giunta regionale, invece, è un giallo il rinvio dell’incontro annunciato per il 5 giugno fra il governatore Eugenio Giani e i rappresentanti del Collettivo, con le forze sindacali, per prendere in esame le richieste: una legge regionale subito e la creazione urgente di un consorzio pubblico per trattare l’area, il commissariamento di Qf per pagare gli stipendi, e che si dia vita a una vera discussione sulla reindustrializzazione della ex Gkn, agganciando un ammortizzatore sociale. E se fonti di Palazzo Strozzi Sacrati attribuiscono il rinvio dell’incontro a semplici motivi logistici, la Fiom parla di “trame alle spalle dei lavoratori”, a dare l’idea di una escalation della tensione.
Questo perché dal 4 giugno gli operai del Collettivo sono in sciopero della fame, in segno di protesta contro lo stallo della politica. Un gesto clamoroso da cui si è però dissociato un gruppo di lavoratori secondo cui tale decisione “è stata presa da soli 20 lavoratori attualmente in forza Qf, che corrisponde ad un settimo dei dipendenti”, e avrebbe causato “l’annullamento immediato” dell’incontro con Giani. Sottolineando che la priorità delle priorità è il pagamento degli stipendi arretrati da gennaio 2024, ossia da quando è scaduta la Cig in deroga, mentre “con dispiacere – si legge nella lettera del gruppo – apprendiamo che per il Collettivo la prima necessita è la legge regionale per i consorzi pubblici”.
Qf fa muro sugli stipendi non pagati
La questione degli stipendi vede ora un muro contro muro tra lavoratori e azienda, dopo che il tribunale di Firenze, chiamato nuovamente sul proscenio della vertenza Gkn dopo aver annullato per due volte procedure di licenziamento collettivo, si è pronunciato a favore di un ricorso, ai sensi dell’articolo 700 del codice di procedura civile, patrocinato dalla Fiom e presentato da un lavoratore, che impone a Qf il pagamento delle retribuzioni da gennaio 2024.
“Approfondiremo la disposizione”, ha dichiarato Gianluca Franchi, liquidatore di Qf Spa, la cui tesi è invariata: l’assemblea permanente aperta dagli operai nel 2021 è una occupazione a tutti gli effetti, e dunque è impossibile svolgere attività produttiva nello stabilimento ex Gkn. “Rimaniamo certi che nelle fabbriche occupate – ha osservato – non si ha diritto né alla cassa integrazione né alla retribuzione, a meno che, ledendo l’articolo 41 della Costituzione sulla libertà di impresa, non si decida che dove gli operai occupano le fabbriche, le imprese devono pagare lo stesso le retribuzioni a prescindere”.
Così, mentre gli esponenti del Collettivo smontano le tende dal prato antistante gli uffici della Regione Toscana, piantate il 18 maggio scorso al termine di un corteo da 3.000 manifestanti, e spostano il presidio in piazza Indipendenza, la soluzione ai problemi della ex Gkn sembra ancora molto lontana. E il governo nazionale sembra attendere a sua volta improbabili schiarite: tuttavia per Valentino Valentini, viceministro per le Imprese e il Made in Italy, “il Ministero è impegnato, la sottosegretaria Bergamotto se ne occupa direttamente”, ha detto, fra una tappa e l’altra di una giornata fra Cantagallo e Firenze.
Leonardo Testai