Il via libera per l’emendamento alla manovra finanziaria che conferma il taglio dell’accisa previsto per il 2022 e il 2023 per i piccoli birrifici artigianali aiuterà un centinaio di aziende in Toscana. La norma prevede che i piccoli birrifici artigianali con una produzione fino a 10.000 ettolitri beneficeranno di uno sconto sulle accise pari al 50%. Per le imprese che producono fino a 30.000 ettolitri, lo sconto sarà del 30%, mentre per quelle che raggiungono i 60.000 ettolitri lo sconto scenderà al 20%.
“Una boccata d’ossigeno per i piccoli”
“La riduzione dell’accisa rappresenta un aiuto per la crescita delle filiere dal campo alla tavola che sul territorio nazionale e regionale stanno già vedendo lo sviluppo di esperienze importanti, attraverso la crescita della produzione di orzo e di luppolo nazionale, con un indotto importante per l’economia dei territori”, affermano Coldiretti Toscana e Consorzio Birra. “Una grande boccata d’ossigeno per i piccoli birrifici – dice Francesco Mancini, referente di Unionbirrai per la Toscana, secondo cui “l’accisa incide molto quando si lavora su piccoli numeri e alta qualità”, e che rivendica il lavoro di Unionbirrai “che ha spinto tantissimo per riuscire a ottenere lo conto in maniera strutturale: il 50% è lo sconto massimo nella Ue per i piccoli produttori”.
I dati 2023 dell’Osservatorio nazionale sulle Birre Artigianali (ObiArt) del Dipartimento di Agraria dell’Università di Firenze hanno rilevato in Toscana un centinaio di birrifici artigianali, rispetto alle oltre 1.300 imprese a livello nazionale, con un fatturato aggregato (in Italia) di circa 34 milioni di euro nel 2022. “Negli ultimi due anni – spiega Mancini – non ci sono stati stravolgimenti. I birrifici artigianali, dopo una crescita esponenziale in Toscana e in Italia, ora vivono una fase di assestamento e consolidamento delle realtà sul mercato, e anche il mercato stesso oggi è più maturo”.
C’è chi produce la materia prima in casa
Il 25% dei birrifici artigianali in Toscana sono birrifici agricoli, quindi con almeno il 50%+1 della materia prima prodotto autonomamente. “Cominciano a essere una quota significativa – osserva Silvio Menghini, responsabile di ObiArt – sul numero complessivo dei birrifici: non solo realtà imprenditoriali che producono nel territorio con know-how locale, ma anche facendo ricorso sempre più a materie prime locali”. E’ il caso, come mette in evidenza Coldiretti, della prima filiera della birra Made in Tuscany realizzata dalla Società Agricola Bafalo a Capannori che coltiva luppolo ed orzo distico da trasformare in malto tramite una malteria interna, oltre alle esperienze dei piccoli birrifici contadini che valorizzano gli ingredienti tipici del territorio toscano, creando sapori nuovi come la birra al miele, al pane, alla canapa, al peperoncino, al farro della Garfagnana Igp o allo zafferano.
Leonardo Testai